C’è una sottile linea che divide il lavoro migliore di un regista in tutta la sua carriera e il capolavoro. Il caso di Interstellar rappresenta questa situazione ma con una lieve ed opaca ombra di dubbio. Christopher Nolan, dopo l’antologica trilogia di Batman, un grandissimo ed appassionante The prestige (2006) e il magistrale Inception (2010), partorisce la sua Pietà e dopo aver incantato i suoi fan con i labirinti onirici, catapulta i nostri occhi nello spazio-tempo e nelle sue trame enigmatiche in cui l’umanità dovrà trovare un modo per far continuare la propria esistenza. Nel buio cosmico ci sono Matthew McConaughey e Anne Hathaway mentre sulla terra lavorano senza sosta gli scienziati Jessica Chastain e Michael Caine. Serve un pianeta che possa ospitare la vita, al più presto.
Nel XXI secolo il pianeta Terra sta diventando un ambiente inabitabile per l’uomo: il cibo infatti scarseggia perché solo poche colture resistono alla “piaga”, un flagello naturale che si nutre di azoto e che consuma l’ossigeno dell’atmosfera. Per di più, immani tempeste di sabbia rendono la vita quotidiana impossibile. Il genere umano è dunque destinato all’estinzione entro due generazioni al massimo. Cooper, ingegnere ed ex-pilota della NASA, vive e lavora nella sua fattoria con la sua famiglia, composta dal suocero Donald e dai suoi figli Tom e la dodicenne Murphy (chiamata Murph). Sua moglie invece è deceduta anni prima. La piccola Murph, prodigio della matematica, assiste nella sua stanza a strani fenomeni quali la caduta di libri e di altri oggetti dalla libreria: la sua conclusione è che la stanza sia infestata da un “fantasma” invisibile, che sembra cerchi di comunicare con lei in codice Morse. Durante una grande tempesta di polvere, il fantasma forma strisce di sabbia sul pavimento. Cooper intuisce possa trattarsi di codice binario e ottiene così delle coordinate geografiche.
Decisi a svelare il mistero, dopo un giorno di viaggio lui e Murph arrivano nel punto indicato dalle coordinate: lì la strada termina nel nulla. Immediatamente vengono catturati e condotti in quella che si rivelerà essere la base segreta della NASA, localizzata nel centro NORAD e guidata dal professor John Brand e da sua figlia Amelia, valente biologa. Il professor Brand ritiene che Cooper sia stato “scelto”, dunque gli rivela il piano della NASA per salvare l’umanità. Per prima cosa gli svela l’esistenza di un cunicolo spazio-temporale, o wormhole, apertosi 48 anni prima in prossimità di Saturno, e secondo gli scienziati opera di una civiltà superiore, esseri penta-dimensionali che intendono aiutare il genere umano. Il cunicolo infatti conduce ad un’altra galassia e a nuovi pianeti, i quali potrebbero costituire la nuova “casa” dell’umanità. Dieci anni prima la Nasa aveva infatti lanciato la missione Lazarus, inviando dodici astronauti su altrettanti pianeti, attraverso il wormhole. Tre astronauti su dodici, Miller, Edmunds e Mann, hanno inviato dati promettenti relativi a tre pianeti, sui quali sembrerebbe possibile sopravvivere, tutti orbitanti attorno a un buco nero chiamato Gargantua.
Il professor Brand chiede a Cooper di dirigere e pilotare la missione esplorativa che, a bordo dell’astronave Endurance, raggiungerà i tre pianeti; se uno di essi risultasse abitabile, Cooper dovrà ritornare sulla Terra per guidare l’esodo dell’umanità, a bordo di enormi stazioni spaziali. La tecnologia per costruire le stazioni non è però ancora perfezionata. Il professor Brand è comunque fiducioso che un giorno riuscirà a risolvere le iper-complesse equazioni della teoria del tutto, che consentirebbero la costruzione delle stazioni. Cooper comprende che la missione rappresenta l’ultima possibilità di salvezza per l’umanità e accetta di prendervi parte; non può però rivelare i dettagli ai suoi figli, per non spaventarli sul futuro. La piccola Murph, vivendo la partenza come un tradimento del padre, che forse non rivedrà più, si rifiuta di salutarlo.
Il resto dell’equipaggio dell’Endurance è composto dalla stessa Amelia, dagli scienziati Romilly e Doyle, e dai robot semi-senzienti TARS e CASE. Dopo due anni di viaggio fino a Saturno, la nave Endurance (una struttura radiale composta da 12 moduli), finalmente attraversa il tunnel spaziale. Il primo pianeta che raggiungono è quello esplorato da Miller. Il pianeta risulta così vicino a Gargantua che la gravità del buco nero rallenta lo scorrere del tempo: ogni ora trascorsa sulla superficie del pianeta equivale a sette anni sulla Terra. Mentre Amelia, Cooper e Doyle compongono la squadra di sbarco, Romilly rimane sull’Endurance per acquisire dati sul buco nero. Il pianeta si rivela però totalmente inospitale e inabitabile, ricoperto da un unico oceano percorso da un gigantesco e distruttivo moto ondoso. Miller, giunta sulla superficie solo un paio d’ore prima di loro secondo il tempo del pianeta, è verosimilmente deceduta quando la sua nave è stata investita da un’onda. La squadra di sbarco subisce una sorte analoga: al sopraggiungere di una immane onda, Doyle rimane ucciso e la nave, piena d’acqua, non potrà ripartire se non dopo alcune ore.
Quando Cooper e Amelia raggiungono finalmente l’Endurance, sono trascorsi ventitré anni dalla loro partenza e Romilly è visibilmente invecchiato. Sulla Terra, Murph è diventata adulta e lavora come scienziata alla NASA, aiutando il professor Brand che ancora non ha risolto le equazioni. Solo in punto di morte, Brand confida a Murphy di aver risolto quell’equazione ben prima della partenza di Cooper e di aver capito che la sua soluzione non permette di sviluppare le navi che avrebbero potuto portare in salvo gli abitanti della Terra. L’unica salvezza per la specie umana è quindi rappresentata dal “piano B” sempre predisposto da Brand: far nascere una nuova popolazione umana su un altro pianeta da embrioni congelati presenti a bordo dell’Endurance, condannando però gli umani ancora presenti sulla Terra a morire. Murph è sconvolta da queste rivelazioni, ma capisce altresì che il piano originario potrebbe ancora funzionare se si potessero raccogliere certe informazioni, tuttavia presenti solo all’interno del buco nero, e pertanto inaccessibili.
Poiché nessuno sull’Endurance conosce i veri piani di Brand, gli astronauti continuano la loro missione. Dopo il disastroso esito della prima esplorazione, rimane carburante per raggiungere solo uno dei due pianeti restanti. Dopo una drammatica votazione (si scopre infatti che Amelia era innamorata di Edmunds), il gruppo decide di raggiungere Mann e il suo pianeta, poiché è l’unico che ancora trasmette dati. Quando Amelia, Cooper e Romilly sbarcano sulla superficie, scoprono un ambiente freddo e coperto di ghiacciai, con un’atmosfera a base di ammoniaca, del tutto inabitabile. Mann comunque è ancora vivo, e lo risvegliano dall’ibernazione. Nella base di Mann arriva la notizia della morte di Brand tramite un videomessaggio di Murph, la quale rivela però anche l’impossibilità di salvare il genere umano. Cooper, che l’ascolta, decide di tornare al più presto sulla Terra. Il dottor Mann aveva però falsificato i dati, facendo credere che il pianeta fosse abitabile, solo per sperare che giungesse qualcuno a salvarlo, e non può dunque permettere agli altri di tornare sulla Terra e perciò tenta di uccidere Cooper. Amelia accorre in suo aiuto e riesce a salvarlo. Romilly non scampa all’esplosione del laboratorio minato dal folle Mann. Rubando una navetta, Mann raggiunge l’Endurance in orbita, ma sbaglia la manovra di aggancio, causando così un’esplosione in cui rimane ucciso e che danneggia seriamente la nave. Solo l’esperienza e la determinazione di Cooper permettono a lui e ad Amelia di riprendere il controllo del veicolo e di salvarsi, a prezzo però di consumare altro prezioso carburante.
Ormai impossibilitati a tornare sulla Terra, i due ricorrono a una manovra chiamata fionda gravitazionale attorno al buco nero per raggiungere il terzo pianeta, quello esplorato da Edmunds, in modo da portare a termine almeno il piano B.
Atteso, attesissimo, senza scusanti. Il lavoro più difficile della carriera di Nolan commuove e non delude: negli anni a venire Interstellar sarà ricordato come un grandissimo film ma alla fine, nessuno potrà levarci dalla bocca un lieve retrogusto amaro, forse perché sa di quel famoso passo più lungo della gamba in cui ogni tanto si incappa. Immaginiamo di osservare un meraviglioso puzzle completato, uno di quelli composti da 5.000 pezzi. Lo guardiamo da lontano e dopo alcuni minuti ci rendiamo conto che una decina di pezzi siano stati inseriti forzatamente perché l’autore dell’opera non riusciva a completarlo. Non ci importa molto, a noi il quadro piace, ma l’effetto finale non ci permette di dire “Eureka!” (Cit.). È inutile stare ad esaminare la perfezione del tutto, perché ogni cosa funziona. Hans Zimmer compie un autentico capolavoro lasciando quasi che le note di piano si inginocchino quando le immagini mostrano lo spazio profondo, Michael Caine è un mostro di bravura se si pensa che il suo è un ruolo secondario ed offre due facce, così come per Matt Damon che in venti minuti di scene gioca ad Asso piglia Tutto con gli altri membri del cast. La regia di Nolan è un toccasana per gli amanti del cinema di qualsiasi epoca, disintegrando il concetto di 3D con un bidimensionale che dire potente è un eufemismo. Bomba. La chiave è la sceneggiatura. Johnathan Nolan disegna come Giotto un cerchio con una sola mano, ma a tre quarti dell’opera stacca il gessetto dalla lavagna e tentenna nel chiudere il suo cerchio. Niente spoiler, il film (163 minuti di cinema da antologia) va visto e va goduto.
★★★★☆
2 risposte a "Interstellar (2014)"