Dopo lo strabiliante successo di quella straordinaria cafonata di Rocky III (1982), e chiaramente dopo la nascita di Rambo, altro iconico personaggio del cinema statunitense, Sylvester Stallone si mise a lavorare sul quarto film del pugile di Philadelphia, che tanto ha dato alla carriera e non solo dell’attore dalla mascella storta. In questo capitolo, divenuto ormai un classico anni ’80, avviene la scomparsa di un altro storico personaggio della saga (nel terzo fu lo storico allenatore Mickey). Il film, sempre prodotto da Irwin Winkler o Robert Chartoff, è l’unico film della saga in cui le musiche sono state condotte da Vince di Cola e non dallo storico Bill Conti; ha avuto un successo formidabile sia negli USA che nel resto del mondo, diventando nel corso del tempo uno dei più iconici drammi sportivi nel storia del cinema. Costato 28 milioni di dollari ne incassò 300 in tutto il mondo: tuttora nessun film sportivo ha mai superato questo record.
È passato un pò di tempo da quando Rocky ha deciso chiuso con la boxe uscendo da campione del mondo. Il suo amico Apollo Creed, di qualche anno più grande e congedato anche lui dal ring, è seriamente attratto dalla voglia di sfidare il campione russo Ivan Drago, un gigante prestante con gli occhi di ghiaccio. Il match viene organizzato in poco tempo e con qualche tensione di troppo tra gli ospiti sovietici e la stampa americana. Rocky, davanti ai suoi occhi e nel giro di un round e mezzo,
vede Apollo, decisamente fuori allenamento, cadere al tappeto senza dare segni vita per i colpi subiti da Drago. Apollo muore e Rocky decide di organizzare un’altra sfida, stavolta in Russia, per vendicare il suo amico e dimostrare che Drago non è invincibile.
La trama di Rocky IV è certamente la più fiacca dell’intera saga, nata sotto il segno dei pessimi rapporti fra Russia e USA a quel tempo, ma ha un cuore davvero generoso nella sua scarsa profondità dichiarata: è un puro film di intrattenimento e non pretende d’essere altro. Stallone ha solo modo di dimostrare la sua esperienza alla regia, chiaramente adattata ai tempi, e quindi lasciando che il film (91 minuti di durata complessiva) si trasformi in una clip pubblicitaria molto lunga con inquadrature lampo e colori ovunque, luci e ombre che si inseguono sui primi piani mentre risuonano le tastiere complesse di Vince Di Cola (strepitose le tracce War e Training montage).
Rocky IV è una pessima prova di sceneggiatura, un discreta prova attoriale di Stallone (il discorso finale è un sermone apparentemente beota sull’odio fra le due nazioni e una possibilità di cambiamento per la pace; alla fine del 1991 la pellicola sarà nominata “l’atomica di Reagan ), ma di certo è un film mai noioso. Ancora oggi, la colonna sonora di Rocky IV è la più venduta ed ascoltata, i montaggi creati alla perfezione da Stallone e il suo collega John W. Wheeler lo rendono un velocissimo film carico di emozioni e, il combattimento finale, è di grande potenza drammatica. Sbeffeggiato per anni dai radical-chic col bicchiere in mano, oggi questo patinatissimo film di Stallone si è permesso di prendersi una piccola rivincita.
★★★☆☆
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