Elizabethtown (2005)

ElizabethtownUn simpatico e commovente spaccato di vita che separa la mentalità più aperta della gente dell’Oregon con quella più bigotta e tradizionalista del Kentucky, un lungo viaggio andata e ritorno in un luogo ameno, ma sicuramente fuori dall’ordinario trambusto cittadino, per capire cosa si cerca nella propria esistenza e cosa la vita può offrirci quando si è di fronte ad un duplice dramma, la perdita di un padre e la sconfitta professionale. Cameron Crowe, il regista di Jerry Maguire e Almost famous – Quasi famosi, dirige questa scanzonata commedia con le stelle emergenti Orlando Bloom e Kirsten Dunst affiancati dai veterani Susan Sarandon e Alec Baldwin (una parte solo marginale). Prodotto da Tom Cruise, che con Crowe è stato protagonista sia di Jerry Maguire e Vanilla Sky, e da Paula Wagner è un film che è passato quasi in sordina qui in Italia a causa delle tradizioni troppo americane e poco internazionali, a noi ancora troppo sconosciute, e non ha ricevuto un successo clamoroso in patria guadagnando solo 7 milioni di dollari rispetto al budget iniziale.

Il giovane Drew Baylor (Orlando Bloom) è un giovane rampante che lavora presso una gloriosa azienda di scarpe nell’Oregon, ma la sua ultima creazione per cui l’azienda, capitanata dal ricchissimo Phil DeVoss (Alec Baldwin) ha investito su di lui centinaia di milioni di dollari, si appresta ad un completo fallimento: la perdita economica rischia di far chiudere tutto e Baylor viene chiamato da DeVoss per il suo licenziamento. Elizabethtown3La sua ragazza Ellen, che lavora con lui, a conoscenza dei fatti prima di tutti gli altri colleghi decide di lasciarlo e quando Drew torna a casa, tenta un improbabile suicidio. Proprio quando sembra che ci stia per riuscire, una telefonata di sua sorella Heather (Judy Greer) gli fa cambiare idea: il padre di Drew, Mitch, è morto d’infarto a Elizabethtown in Kentucky, la cittadina da dove i Baylor provengono e in cui lui era tornato per fare una visita ai suoi amati parenti. Heather dice a Drew che non può allontanarsi da casa poiché la madre Holly (Susan Sarandon) non ha ancora elaborato l’accaduto e sembra dare segni di squilibrio: Drew quindi parte per Elizabethtown per riportare la salma del genitore. Ma durante il suo volo verso il caldo Kentucky incontrerà Claire (Kirsten Dunst), una divertente hostess di volo che con i suoi modi bizzarri riuscirà ad aiutare Drew dal pensiero di suicidarsi e di metabolizzare il suo momento no…

Elizabethtown è un inno alla vita, uno di quei viaggi che consegnano le chiavi per aprire la porta al significato della propria esistenza, ma il tragitto e più importante della destinazione? Forse è qui che Crowe non riesce a farlo capire bene allo spettatore, forse perché entrambe le cose sono davvero importanti. Fatto sta che questo film, forse un pò troppo lungo nella sua parte centrale, è un vero toccasana, meraviglioso nel suo modo strambo di esprimere il concetto base “bisogna sempre essere capaci di rialzarsi nella vita” e che spicca il volo con le sue canzoni un pò retro e un pò ricercate (eccellente la raccolta fatta da Nancy Wilson, chitarrista della band Heart, moglie del regista e in veste di direttore musicale). La scelta dell’assenza di piano sequenza e zoommate si rivela azzeccata, un non troppo voler racchiudere le angolazioni e lasciar parlare più i paesaggi con campi lunghi è un’arma Elizabethtown4potente. Crowe, con questo film, continua la sua critica verso il sogno americano, dipingendo senza dimenticare i colori più vivi storie di persone che devono affrontare le proprie paure e difficoltà prima di rimettersi in carreggiata e ottenere la rivincita nei confronti del sistema (Non per soldi…ma per amore insegna). Sicuramente Kirsten Dunst è un gradino sopra il pur bravo Orlando Bloom e quando tocca a Susan Sarandon, scanzatevi tutti. Lo faranno in pochissimi, ma lodo sempre e comunque il veterano Bruce McGill perfetto in qualsiasi ruolo gli venga assegnato (qui nel ruolo di un pessimo amico di Mitch ma sulla strada della redenzione), uno che non ha mai lavorato come protagonista e che avrebbe meritato qualcosina in più nella sua lunga carriera.

★★★✬☆

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