Al di là del fatto che il titolo in questione è un film spartiacque, sicuramente uno dei titoli più famosi nel genere horror: la verità è che si tratta solo di un thriller piuttosto sanguinario. Venerdì 13 è effettivamente lo slasher più popolare di tutti. Stupido, ma anche molto furbo. A distanza di 37 anni, nel rivederlo alle due del mattino, senza ragione alcuna, mi rendo conto di come si anche invecchiato male. Eppure a suo tempo questo patinatissimo massacro di ragazzini ha goduto di un successo di massa, che ne ha continuato la storia per tanto tempo (l’ultimo è stato un remake del 2009, un film tributo, nulla di nuovo) e il protagonista Jason, con il passare degli anni, è diventato un’icona di genere mista alla cultura pop americana. Ma oltre la sfera commerciale di questo mito, c’è la questione del primo film rispetto ai suoi seguiti. Il film, innanzitutto è stato prodotto e diretto da Sean S. Cunningham, uno che non ci si è mai sprecato troppo nella regia, ma che sicuramente non era l’ultimo degli stronzi, e dopo aver creato una sceneggiatura basata tra fatti realmente accaduti e le straordinarie capacità che può scaturire un amore materno, ha diretto un film capace di costare per la Paramount e Warner 550.000 dollari e ottenerne 59.8 milioni al botteghino, diventando un cult, una macchina da soldi per i produttori.
Dopo l’omicidio di due animatori e di un bambino morto annegato, Campo Cristallo, un campeggio estivo in uno splendido panorama dei laghi del New Jersey, chiude e riapre solo ventitré anni dopo, fra lo sconcerto generale della gente locale, la quale crede in una maledizione senza fine. Due giovani organizzatori di campus, che non credono molto alle storie di fantasmi, si fanno aiutare da altri ragazzi per rimettere in piedi il campeggio, ma durante la notte qualcuno inizia ad ucciderli tutti quanti…
La storia praticamente non parla d’altro. Si è una merda, ma nel 1980, il più violento film di un sottogenere simile visto fino ad allora era stato solo Halloween – La notte delle streghe, uscito l’anno prima, ma mai cosi sfacciatamente violento. Con grande probabilità, se a quel tempo Dario Argento fosse stato Darren Silver, con Profondo Rosso, avrebbe ucciso l’idea di Venerdì 13 e di tutti i suoi figli (apocrifi, emulazioni, remake e tributi anni ’90). Molto del successo è dovuto certamente al lavoro fatto da Tom Savini (effetti speciali), la vera forza del film è infatti il modo in cui muoiono le vittime, un modo per distogliere lo spettatore sulla banalità della sceneggiatura e elettrizzarlo con improvvisi assalti del killer alle sue inermi prede: c’è un pò di tutto nelle scene più forti, coltellate, frecce in gola, sangue, accettate in testa e cosi via, fino allo smascheramento dell’assassino – SPOILER ANCHE SE SPOILERARE QUESTO FILM È COME FARLO SU LA SIRENETTA – che è la madre del bambino morto annegato causata dalla distrazione dei due animatori mentre amoreggiavano. È molto diverso tutto ciò che verrà dopo questo film, la genesi di Jason Voohrees non è dovuta, ma cercata con tutta la forza. Mentre nel primo film, la goffaggine della signora Voorhees è il folle di disperazione e rabbia, i seguiti di questo classico hanno il volto di suo figlio Jason, a divenire un killer che si rintana nei boschi e che uccide tutti, da adulto. Quindi, la differenza tra il primo capitolo e i suoi seguiti è secondo me abissale, anche se sto parlando non di un capolavoro, anzi. Ma che davvero mi dovrei soffermare sul fatto che qui c’ha lavorato il giovane Kevin Bacon….ancora co sta storia?
La regia di Cunningham, la musica di Harry Manfredini (che ha piacevolmente rielaborato l’overture sviolinata impazzita di Hermann in Psyco) e il trucco di Savini generano la più plateale trappola per terrorizzare un pubblico giovane, una bieca mossa commerciale rivelatasi inaspettatamente azzeccata. Niente più. È un film povero ma anche molto dinamico, non vuole esporre nulla e non nasconde nulla di profondo anche se tutti i comparti lavorano bene. Non c’è la traccia lasciata dal suo regista per pensare ad una qualche altra cosa, il film è quello. Per farvi capire, Mymovies, un piu che valido database di recensioni cinematografiche ha scritto questo soltanto: “Chi uccide nei più atroci modi gli abitanti del campeggio? Risolve il mistero l’unica sopravvissuta, tagliando poi la testa all’assassino.”. Nove seguiti, un crossover e un remake…boh
La cosa che io non discuterò mai è che questo film rimane un classico, non è trash in nessun modo. Per anni e anni verrà imitato e, se ne si vuole fare un discorso di sottogenere, nessuno avrà mai il suo fascino.
★★☆☆☆
7 risposte a "Venerdì 13 (1980)"