Presentato dalla LIFE International solo nel 1994 nel nostro paese, questo film è stato distribuito nell’aprile del 1989 ed è uno dei seguiti apocrifi de La Casa (locandina del film di Raimi girata orizzontalmente di 180° e rititolato con tanto di C a falcetto), ma stavolta la produzione non è roba di Fragasso o Laurenti, bensì della ditta che fa capo a Sean S.Cunningham regista di Venerdì 13. Il film è una delle tante caratterizzazioni negative del gigante buono Brion James, che a causa della sua fisicità e lo sguardo rude, dovette quasi sempre interpretare ruoli da cattivo o braccio destro del cattivo. Nel cast troviamo Lance Henriksen, il Bishop di Alien e Dedee Pfieffer, meno conosciuta della sorella Michelle. Il film è stato di fatto diretto da due registi, il licenziamento di David Blyth servì all’insediamento di James Isaac. Il risultato in termini di successo non fu certamente positivo: a fronte del budget di due milioni di dollari il film incassò i soldi spesi.
Il detective Lucas McCarthy (Henriksen), dopo un’indagine durata molto tempo, riesce finalmente a catturare il carnefice Max Jenke (Brion James), killer di oltre 100 persone. Processato, Jenke viene condannato a morte tramite sedia elettrica, ma durante l’esecuzione capitale l’uomo viene trasformato in un’entità ancora più cattiva e Jenke promette al poliziotto che sconvolgerà la sua esistenza e quella dei suoi familiari. Jenke inizia quindi a perseguitare McCarthy durante il sonno e invadendogli casa.
Con tutta probabilità, La Casa 7 non è “l’ultimo capitolo, il più spaventoso – come cita la tagline della distribuzione italiana”, ma il più noioso dei seguiti apocrifi. Sebbene Fragasso, infatti, era riuscito a dirigere un film talmente misero in quanto a recitazione e tecnica, con questo film oltre-oceano si toccano gli abissi della noia, dove sembra a volte di aver visto anche la stessa scena. Peccato perchè, in un primo momento il film non sembra una boiata colossale: non lesina ad effetti speciali (le scene iniziali sono per stomaci forti) e la presenza alla colonna sonora di Harry Manfredini, vecchio collaboratore di Cunningham, si fa sentire. Il grande guaio è la piattezza con la quale è diretto, che avrebbe potuto davvero dire qualcosa visto e considerato che ha anticipato di qualche mese la distribuzione di Sotto Shock di Wes Craven, il quale aveva una trama molto simile ma che ha riscosso sicuramente più successo.
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3 risposte a "La Casa 7 (1989)"