Il titolo l’ho messo senza il sottotitolo italiano “l’ultima sfida” perché non ne ho mai capito il senso. Curioso caso di film cazzutissimo dei primi anni ’90, con un fisicatissimo Sylvester Stallone e un John Lithgow in stato di grazia, maciullato dalla critica per il suo appeal estremamente patinato e per altri motivi, alcuni validi altri anche no. Costato la bellezza di 72 milioni di dollari, si portò a casa un totale di 250 milioni, un grande successo per un prodotto apparentemente ripetitivo. Fu il terzo film del finlandese Renny Harlin, un regista che esordì con il colorato horror Nightmare 4 – Il non risveglio (1988) e il buon 58 minuti per morire (1990).
È la storia di un operatore del soccorso montagne rocciose. Il film, ambientato fra le Montagne Rocciose americane, (ma girato tra le Dolomiti) apre con la sequenza di un incidente mortale durante un’escursione ad alta quota; Sarah, la giovane fidanzata di Hal Tucker, collega ed amico del protagonista Gabriel “Gabe” Walker, muore precipitando nel vuoto dopo essere sfuggita dalle mani dello stesso Gabe. Gabe, sopraffatto dal senso di colpa, rifugge da tutti e da tutto, abbandona il suo lavoro e si allontana. Hal invece, dà la colpa dell’incidente all’amico poiché anche lui troppo oppresso dai sensi di colpa (non c’è modo di sapere se Gabe abbia davvero causato la morte di Sarah tentando di salvarla, mentre è chiaro che Hal non avrebbe mai dovuto portarla lassù perché la donna era troppo inesperta). Dopo circa un anno, Jessie Deighan, la fidanzata di Gabe ed anch’essa impegnata nel soccorso montano, cerca in tutti i modi di spronarlo e di convincerlo a seguirla. In quest’occasione la ragazza gli chiede aiuto per soccorrere delle persone in difficoltà in alta quota. Con riluttanza l’operatore accetta. Il gruppo da soccorrere si rivelerà essere invece una squadra composta da spietati assassini, intenti nella ricerca di alcune valigie andate perse durante un incidente aereo sulla cima di una montagna. Le valigie contengono denaro ed i ladri hanno chiesto ad Hal, ormai ex amico di Gabe, in qualità di guida montana di condurli. (Fonte Wikipedia).
Cliffhanger è una spettacolare coattata anni ’90, con attori molto stereotipati e un finale piuttosto scontato. Numerosi i punti deboli fra cui la trasposizione di Rambo (ma un pò più subiente negli scontri corpo a corpo) sulle montagne di Cortina d’Ampezzo e un cast di buoni attori sprecati nell’interpretare personaggi abbastanza triti e ritriti. La forza di questo film è l’adrenalina: non ci sono pause e le scene diventano sempre più spettacolari (quella del ponte che esplode probabilmente è la migliore), il tutto in pompa magna grazie ad una regia tutta fuoco e fiamme ed una meravigliosa colonna sonora diretta dal veterano Trevor Jones. per la versione italiana ci sono due doppiaggi: il primo diretto dal grande Renato Izzo ha qualità da vendere, con Ferruccio Amendola che doppia Stallone; il secondo voluto per la digitalizzazione vede gli stessi doppiatori tranne Amendola, sostituito da Massimo Corvo (voce attuale di Stallone da quando il buon Ferruccio se ne è andato). Si vocifera da tempo un seguito del film di Harlin ma probabilmente si arriverà al reboot con nuovi attori. Progetto che non interesserà quasi a nessuno.
★★★☆☆
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