Da un interessante romanzo scritto dalla veterana Bari Wood prese vita un elegante adattamento cinematografico con un cast di livello (Annette Bening, Robert Downey Jr., Aidan Quinn, Stephen Rea e Paul Guilfoyle) diretto dall’irlandese Neil Jordan, famoso per aver diretto l’immortale Intervista col vampiro (1994) e l’eccellente Michael Collins (1996). Prodotto dalla Dreamworks Pictures in collaborazione con la Amblin Entertainment, In dreams non ottenne i risultati sperati, anzi fu criticato negativamente da molte testate e dopo un iniziale weekend positivo ai botteghini non recuperò i soldi spesi dalla produzione senza nemmeno riuscire a coprire la metà del budget utilizzato. Annette Bening, non sarà certamente rimasta così male per i risultati mediocri ottenuti da questo film, visto che sarà candidata al Golden Globe e all’Oscar come miglior attrice protagonista nel meraviglioso American beauty.
Dolore e orrore penetrano nel cervello e nella vita di Claire, una disegnatrice collegata telepaticamente a un serial killer che predilige uccidere bambine. La donna vive le sue follie attraverso sogni premonitori, ma all’inizio non riesce a decodificarne le coordinate temporali, perciò nessuno le crede. Ma il serial killer continua la sua opera di morte colpendo sempre più vicino a lei, sino a quando non si decide a scovarlo ed eliminarlo. Per farlo, Claire deve lasciarsi dominare dall’altro, attraverso il doloroso vortice della pazzia. (fonte Filmtv.it).
In dreams volteggia spassosamente sul filo della tensione e della noia, cinico e dissacrante a tratti, faticoso e diluito ad altri. Al centro di questa odissea di lacrime, mele e terrore c’è la deliziosa Annette Bening, splendida protagonista immolata ad interpretare la donna traumatizzata da uno psicopatico Robert Downey Jr. (nel periodo in cui si faceva di brutto), quì nei panni di un individuo che sembra un mix tra Freddy Krueger e la Mia Farrow di Rosemary’s Baby, con il risultato di apparire un disturbato maniaco ben riuscito. Interessante come sempre il pacato Stephen Rea, molto meno Aidan Quinn, un attorino in mezzo a dei fuoriclasse. Attenzione allo score di Goldenthal, ci sono numerosi pezzi di rara bellezza. Bene anche il montaggio curato da Tony Lawson, schizzata proiezione della mente disturbata di Vivien (Downey Jr.), alternato a movimenti lenti e piacevoli dissolvenze. Punto di forza del cast tecnico, sicuramente la fotografia di Khondji, la colorazione spazia su quasi tutta gamma dei primari e secondari (le mele rosse nell’incubo blu sono l’apoteosi).
La regia di Jordan è certamente un meno consistente: un thriller di 100 minuti che agli occhi dello spettatore ne dimostra 150 ha qualcosa che non va. Già, perché il male di questo film è la noia, a tratti opprimente, padrona in certi casi e viene voglia di togliere il dvd (o cambiare canale) o mandare avanti veloce. Se questo film fosse stato diretto da Sam Raimi o da qualsiasi altro professionista del “genere” staremmo a parlare di qualcosa di veramente speciale. In dreams, rappresenta senza dubbio alcuno, la classica occasione persa.
★★★☆☆