In time (2011)

in time locandinaPellicola scritta, prodotta e diretta da Andrew Niccol, regista neozelandese che esordì nell’ormai lontano 1997 con il potente Gattaca e che partecipò alla produzione dell’ottimo The Truman Show (1998). Il film vede il cantante pop Justin Timberlake come protagonista affiancato da Amanda Seyfried, e con Cillian Murphy e Olivia Wilde. Con un budget finanziato dalla Regency Enterprises di Arnon Milchan di 40 milioni diollari, il film di Niccol ha incassato circa 173 milioni in tutto il mondo. Nell’anno 2169, le persone sono geneticamente programmate per invecchiare soltanto fino a 25 anni: il loro sviluppo fisico si ferma a 25 anni, quando sul loro braccio un timer, fermo dalla nascita fino ad allora, inizia un conto alla rovescia, che dura solo un altro anno, al termine del quale l’individuo morirà all’istante. Questo limite può essere esteso con ulteriore tempo, permettendo di vivere ancora, senza peraltro invecchiare fisicamente. Il tempo quindi è finito per diventare la valuta corrente con cui la gente viene pagata per il proprio lavoro, ed è il mezzo di pagamento per le necessità ed i lussi; infatti, tramite una particolare tecnologia, è possibile immagazzinarlo in appositi apparecchi, trasferirlo di persona in persona, e così via. Pertanto ne risulta una società squilibrata, dove i ricchi possono vivere per sempre, mentre gli altri cercano di negoziare giorno per giorno la loro sopravvivenza. Will Salas, vive con la madre, ormai cinquantenne, nella zona 12, la zona più povera, chiamata “il ghetto”. In questa zona le persone vivono alla giornata, cercando di guadagnare un altro po’ di tempo ed evitare di far scadere il loro “orologio vitale”. Will lavora in una fabbrica che produce gli apparecchi in cui viene immagazzinato il tempo. Intanto l’inflazione cresce, gli stipendi calano e il costo della vita aumenta, e sempre più persone perdono la vita una volta scaduto il proprio tempo. In time_3Una sera, entrando in un bar della zona 12, Will conosce un uomo, Henry Hamilton, intento ad offrire da bere a tutti, nel tentativo di riuscire a spendere tutto il proprio tempo, che segna più di 116 anni. Improvvisamente, nel bar irrompono i Minutemen, criminali che sottraggono il tempo agli abitanti della zona 12. Tutti scappano, tranne Will, che decide di aiutare Hamilton. Si nascondono in un fabbricato e Hamilton spiega a Will il motivo per cui ha deciso di smettere di vivere. Egli ha già vissuto 105 anni e non vuole più continuare a vivere in questo modo, come un privilegiato: infatti ha anche scoperto che ci sono delle persone che controllano tutto (i prezzi, le paghe, ecc..) per fare in modo che la società rimanga divisa tra ricchi e poveri, con il fine di mantenere il loro status. Se tutti vivessero in eterno, infatti, ci sarebbe una crisi perché il mondo non è illimitato, quindi la gestione delle tasse e delle paghe viene fatta in modo che pochi vivano secoli, millenni o per sempre, mentre i poveri continuino a morire, mantenendo un equilibrio. La mattina dopo Hamilton, mentre Will dorme, gli regala tutti i suoi 116 anni di vita, morendo poco dopo. La sera successiva, la madre di Will finisce il proprio tempo a causa dell’inflazione, prima che possa raggiungere il figlio e muore fra le sue braccia. Will decide di sfruttare il patrimonio ottenuto per andare a New Greenwich nella zona 4, la più ricca. In time_1La sera va a giocare in un casinò dove incontra il ricco signor Weis e sua figlia Sylvia; con una partita a poker Will riesce a guadagnare 900 anni. Nel frattempo, il Guardiano del Tempo Raymond Leon si mette sulle tracce degli anni di Hamilton, che sono spariti dopo la sua morte, e li rintraccia in possesso di Will. La sera seguente l’agente lo arresta, lasciandogli solo due ore di vita. Will riesce a liberarsi e fugge prendendo in ostaggio Sylvia Weis. Tornato al ghetto tenta di ricattare il signor Weis: 1000 anni all’associazione Caritas della zona 12 in cambio di Sylvia. Il signor Weis non accetta e manda Leon a cercarli…
Sulla scia di The Island (2005) di Michael Bay e basandosi sul classico concetto di futuro distopico dove la sopravvivenza è messa a repentaglio da un cambiamento sociale non indifferente – in questo caso il denaro è il tempo – il film di Niccol gode di un ottimo avvio che dura fino al rapimento della Seyfried, dove il singolo individuo decide di sfidare il sistema per riportare equilibrio. Poi la trama si perde in modo ridicolo diventando un mix fra Robin Hood, The Island e Bonnie & Clyde. Il concetto del riequilibrio del sistema passa in secondo piano, probabilmente per una troppa sufficienza nell’evoluzione della sceneggiatura. Il vero succo della storia si perde con le scene d’azione e lo spettro del “gia visto” si percepisce troppe volte: la morale diventa subordinata e si scivola nel grossolano. Benino Timberlake, male la Seyfried, malissimo Pettyfer, mentre il personaggio di Cillian Murprhy poteva addirittura essere evitato. In time_2Nella versione italiana il doppiaggio è a dir poco fastidioso (inizio davvero ad essere preoccupato per la qualità), tranne che per il personaggio di Leon (Francesco Buckalen). Il vero problema rimane però l’acting, ma non a causa degli attori, bensì per la sceneggiatura: è assai complicato dover recitare la parte di un sessantenne o un ottantenne se si ha solo venticinque o trent’anni: Pettyfer ne è una prova, Olivia Wilde (bellissima) ne è un’altra, e più di tutti Kartheiser (il signor Weis) perchè comunque la si mette l’attore è un attore giovane, il quale non ha idea di come è una persona anziana.
Seppur con molti difetti, il film tecnicamente vanta alcuni punti di forza: decisamente bene gli effetti speciali, mentre un prezioso contributo da parte di Craig Armstrong e la fotografia molto “quadrata” di Roger Deakins non fanno che tappare troppe lacune.

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