Grazie Padre Pio (2001)

Grazie PP

Oggi ho l’onore di raccontare una delle più micidiali opere trash contemporanee, uno di quei titoli che ha il pregio di determinare il nuovo limite estremo dell’indecenza intellettuale. Prendete il concetto di trash, pensiamo ad esempio ad un classico “Zappatore” o “Un jeans e una maglietta”, ecco, è niente a confronto della potenza scaturita da Grazie Padre Pio di Amedeo Gianfrotta (???). Il mediometraggio vede l’approdo nella fiction di due cantanti neo-melodici come Gigione e suo figlio Jo Donatello che si sfidano a colpi di canzoni con base midi e con lo sfondo di Napoli (la sola città in cui queste cose accadono). Il film di Gianfrotta non è ovviamente mai uscito al cinema, tantomeno in VHS o DVD ma ha potuto contare su passaggi televisivi delle reti locali al centro sud. Su youtube potrebbe ancora esistere e vi assicuro che vale la pena guardarlo, ovviamente in compagnia.

Ho voluto rendere omaggio al sito volgarissimo.wordpress.com poiché ho trovato il loro riassunto davvero memorabile.

La trama del film è davvero avvincente: Gigione deve partire in tour un mese e raccomanda al figlio di non cacciarsi nei guai durante la sua assenza, promettendo al giovane che una volta rientrato potranno finalmente cantare insieme uccidendo qualche persona innocente. Da bravo figliolo quale è, Donatello decide di concentrarsi sullo studio visto che gli manca un solo esame per conseguire la laurea in medicina. Ma circa dieci minuti dopo, mentre passeggia per Posillipo alla ricerca di qualche spicciolo, incontra un caro amico,

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il quale gli presenta un mignottone d’alto bordo, Sara, che ascoltandolo cantare ha un aborto naturale. Ma nonostante ciò sboccia l’amore. Pur di compiacere alla bella Sara resta coinvolto in un giro di corse clandestine che suo malgrado deve vincere per far contento il boss Don Franco (più duro del Padrino) e la stessa Sara, che si batte in nome della libbbbbertà ed altri valori a caso. Gigione, venuto a conoscenza del misfatto e dopo uno straziante confronto con la moglie, decide di intervenire per salvare il figlio da queste corse pericolosissime. Il campo – controcampo della scena del faccia a faccia con il terribile Don Franco è una pietra miliare della storia del cinema. L’incontro purtroppo si rivelerà infruttuoso, costringendo Gigione ad affidarsi a Padre Pio pur di salvare il figlio. Donatello nel frattempo sorprende Sara e Don Franco a baciarsi e capisce che forse è ora di andare dal barbiere.
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Sara rivela a tutti che i soldi delle corse hanno contribuito ad una nobile causa, ma nessuno sa ancora oggi a quale causa si riferisce. Donatello capisce che i propositi della ragazza sono puri e sceglie di rimanere con lei per l’ultima volta ma allo stesso tempo decide di troncare il rapporto malsano con Don Franco. Finalmente arriva il momento della terza ed ultima canzone di Donatello che ci allieta con una melodia traboccante di dolcezza e omosessualità latente, accompagnato da un montaggio video che ci fa scoprire gli ultimi momenti insieme della coppia conditi da flashback struggenti. Nel frattempo Gigione si appresta a partire per San Giovanni Rotondo per ricevere la grazia, in realtà già avuta. Ma avendo già acquistato il biglietto del pullman decide di partire lo stesso, cantando canzoni su Padre Pio e costringendo gli anziani a battere a tempo le mani, sotto minacce della produzione.

Come giustamente sottolineano gli amici del superbo sito cinewalkofshame.wordpress.com, questo film non si può definire tale. Sia perché dura 40 minuti circa, sia perché da l’impressione di guardare una via di mezzo fra una telenovela locale come quella piemontese sbeffeggiata dalla Gialappa’s in Mai dire TV e le riprese amatoriali di zio Gianni con la telecamera.

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Ci sono eventi che non vengono spiegati e personaggi che si autoannullano senza portare nulla ai fini della trama principale, l’incontro tra padre e figlio. Il reale protagonista del film è Jo Donatello, più unto che mai con la sua chioma nera da pappa, che gira a cazzo per lo struscio di Napoli in cerca di cosa non si sa, dopo che suo padre è partito in tour per cantare le sue canzoni (purtroppo non si potranno ascoltare quelle sporcaccione tanto care al pubblico come l’immortale “Ti piace il gelatino”). In attesa del ritorno del suo grasso padre, inizia ad instaurare un rapporto con il malavitoso Don Franco. Gigione, che torna trionfante nella (non) sua città per cantare con suo figlio (“un giorno figlio mio canteremo insieme”, sembra che passeranno anni dalla promessa ma si preferisce volare basso, e quindi trascorre circa una settimana) in un ristorante del luogo, è un vero portento, in un tripudio di unto e playback. I dialoghi preparati da una persona sostanzialmente analfabeta rendono il tutto ancora più divertente, l’attrice che interpreta Sara è la cagna per eccellenza, vitalità per l’unto dei capelli di Jo. Probabilmente si può definire la cosa più difficile da guardare, è davvero raro un livello così basso di qualità in cui, non si sa come quelli della produzione siano riusciti a coinvolgere il bravo attore teatrale Antonio Allocca. Per chi vive da solo consiglio caldamente di vederlo sotto stato di droghe chimiche. Dopo aver visto questo capolavoro sarà difficilissimo scendere più in basso.
☆☆☆☆☆

voto Trash:

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Ecco il film intero

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