Il blu indaco, il rosso caldo, il verde smeraldo…l’Inferno di Dario Agrento è un luogo molto diverso dall’Inferno di un altro autore che ha le stesse iniziali del regista romano. Dopo il clamoroso successo dello splendido Suspiria (1977), Inferno è il secondo capitlo della “non dichiarata” trilogia delle Tre Madri (il terzo ed ultimo atto uscirà nel 2007 e si chiamerà proprio “La terza madre”). Il film è stato prodotto dal padre del regista Salvatore e distribuito dalla 20th Century Fox, sia in Italia che sul mercato internazionale: nel cast troviamo Leigh McCloskey (conosciuto per la serie TV drama Dallas), Eleonora Giorgi, Irene Miracle (Fuga di Mezzanotte), Gabriele Lavia, Ania Pieroni, Daria Nicolodi, Veronica Lazar, Sacha Pitoeff e Alida Valli. Differentemente dal suo predecessore, Inferno, fu distribuito su scala ridotta e non riscosse lo stesso successo: tuttavia, con il passare del tempo, dopo un’iniziale raccolta di critiche non proprio positive, Inferno iniziò a ricevere sempre più elogi per essere stato troppo a lungo sottovalutato. Il critico Kim Newman ha definito l’opera: probabilmente il film horror più sottovalutato degli anni ottanta.Nel 2005, la rivista di critica cinematografica Total Film ha inserito Inferno nella classica dei migliori 50 film horror di tutti i tempi.
Rose Elliot è una giovane poetessa newyorkese, che acquista un antico libro intitolato Le Tre Madri, scritto da Emilio Varelli, architetto alchimista di cui si sono perse le tracce. Il libro racconta che Varelli ha conosciuto le tre madri degli Inferi: Mater Suspiriorum (Madre dei Sospiri), Mater Lacrimarum (Madre delle Lacrime) e Mater Tenebrarum (Madre delle Tenebre) e per loro ha costruito tre dimore: una a Friburgo, una a Roma e una a New York. Dopo avere letto il vecchio libro, Rose inizia a temere di abitare nella casa di New York, dove vive Mater Tenebrarum (descritta nel libro come la più cattiva delle tre) e scrive una lettera al fratello Mark, studente di musica a Roma, per pregarlo di andare a farle visita. La giovane poi si ferma a parlare con Kazanian, l’antiquario storpio che le ha venduto il libro, spiegandole di avere timore della terza madre; quest’ultimo però la rassicura definendola una lettrice facilmente impressionabile. Rose scende nel sotterraneo del palazzo alla ricerca di una seconda chiave per scoprire il mistero delle Tre Madri. Rose viene seguita e senza accorgersene prosegue la sua discesa nel tenebroso sotterraneo, dove le cade il portachiavi in una pozza. Per recuperarlo, si avventura sott’acqua e scopre un appartamento subacqueo totalmente disabitato: lì vi è una foto di Mater Tenebrarum. All’improvviso sbuca un cadavere e Rose spaventata fugge tornando nel suo appartamento. Si accorge d’essere osservata e decide di telefonare al fratello Mark. La chiamata però s’interrompe e qualcuno cerca di entrare nell’appartamento; la ragazza fugge, apre la porta di una stanza a lei sconosciuta e si nasconde in un sotterraneo, dove trova una camera piena di oggetti strani e animali imbalsamati. Spaventata, Rose tenta di trovare una porta che la riconduca presso il suo appartamento. Nel frattempo qualcuno vi s’introduce, rubando la copia del libro. Rose si trova su una scala e a un tratto vede fuori dalla finestra una figura ammantata di nero e con gli occhi gialli. La ragazza tenta di scappare e si ritrova nuovamente in una camera disabitata, questa volta però vuota. Spaventata da un violento lampo, Rose viene afferrata da una misteriosa figura, per poi essere orribilmente ghigliottinata. A Roma intanto Mark, mentre assiste a una lezione in un’aula del conservatorio, tenta di leggere la lettera della sorella, senza riuscirci perché stregato dagli occhi di una ragazza bellissima e inquietante, che d’un tratto sparisce. Il giovane l’insegue, dimenticando la lettera che viene però presa e letta dall’amica Sara, che si reca in biblioteca tentando di acquistare il libro delle Tre Madri, senz’accorgersi di essere seguita.
Mentre legge una copia del libro, un’ambigua figura chiama più volte il suo nome: la ragazza nasconde il libro, e, tentando di scappare passando inosservata, viene aggredita da un uomo vestito da legatore di libri, che la costringe a posare la copia del libro. Sara, terrorizzata, fa ritorno a casa e lì incontra Carlo, un giornalista suo vicino di appartamento, che accetta di farle compagnia per un po’ di tempo dato lo stato di terrore della ragazza. Sara telefona a Mark e l’invita a venire da lei per la lettera della sorella. Intanto nell’appartamento di Sara l’elettricità comincia a mancare a intermittenza e Carlo, mentre cerca l’interruttore generale, viene ucciso con un coltello piantatogli nel collo. Sara, in preda al terrore, tenta di fuggire ma viene anch’ella accoltellata. Mark, arrivato troppo tardi, trova vicino ai due corpi i frammenti della lettera di Rose. Mark si reca allora a New York dove fa la conoscenza di tutti gli abitanti dell’inquietante palazzo: Carol la portinaia, l’anziano professor George Arnold (in realtà Emilio Varelli) costretto su una sedia a rotelle, la giovane infermiera che si occupa di lui, e la contessa Elise De Longvalle Adler, una nobildonna malata, abbandonata dal marito sempre lontano per lavoro e il suo sinistro maggiordomo John. La contessa, grande amica di Rose, rivela a Mark tutto ciò che la sorella aveva scoperto sul palazzo e sulle tre madri. Più tardi, mentre segue alcune tracce di sangue in un corridoio del palazzo, Elise scorge una figura nera che trascina il corpo di Mark svenuto. Cercando di fuggire, la donna si ritrova in una stanza situata all’ultimo piano dove viene prima assalita da un branco di gatti inferociti e…
Inferno si presenta come un’imponente opera di livello superiore rispetto ai precedenti thriller del regista (tranne Suspiria), da me non amato, ma dotato di un’indiscutibile tecnica originale e ligio alle sue stesse regole. In effetti, alcune scene hanno molti punti in comune con Suspiria, soprattutto la scelta di una soffusa fotografia (Romano Albani) volta ad enfatizzare molto i colori primari RGB, facendo sì che il luogo di ciascuna scena faccia parte di una zona senza tempo. Irene Miracle – buona la sua prova – è la protagonista della splendida scena sott’acqua, una di quelle scene che rimangono impresse nella memoria del fan del genere. Le location esterne, Roma, gli studi di Cinecittà e New York, sono poche ma incidono in modo immediato: si ha l’idea di avere a che fare con luoghi familiari, ma che familiari non lo sono per niente. Tutte le situazioni, seppur con il difetto di apparire slegate l’una dall’altra, sembrano far parte di un viaggio onirico con destinazione finale l’Inferno appunto e dove la figura soave ma maligna della bellissima Ania Pieroni fa da padrone. Inferno è un grande film, gotico e potente, capace di donare una corposa dose di ansia e paura ancestrale che riesce ancora oggi a disturbare, sia con la violenza di alcune immagini che con la sola oscurità che diventa sempre più dominante. Se in Suspiria, le musiche erano state affidate a Claudio Simonetti e ai Goblin, qui troviamo un autore progressive come Keith Emerson, il quale tramite synth e velocizzazione dei tempi, crea variazioni del Nabucco di Giuseppe Verdi e da sfogo ad altre incasinate sonorità volte a far perdere l’orientamento.
In definitiva, il film di Argento è, con grande probabilità il migliore dei suoi film paranormali, forse a parimerito proprio con Suspiria. Per quanto riguarda La Terza Madre, beh…è tutt’altra storia.
★★★★☆
5 risposte a "Inferno (1980)"