Sulle note composte da Elliot Goldenthal, sospese fra inquietudine e dolcezza, ha inizio l’adattamento cinematografico del romanzo di Sfera scritto Michael Crichton, storico creatore di Jurassic Park, diretto dal veterano Barry Sonnefield, all’epoca fresco del successo dei ben più impegnati Sesso e Potere e Sleepers. La Warner Bros., la quale aveva da tempo comprato i diritti del romanzo di Crichton, diede il via alle riprese del film dopo l’ok alla stesura della sceneggiatura di Kurt Wimmer, Stephen Hauser e Paul Attanasio. Nel cast troviamo uno dei pupilli di Sonnefield, Dustin Hoffman, ottimamente accompagnato dalle spalle Sharon Stone e Samuel L. Jackson: oltre a questi Peter Coyote, il giovane Liev Schreiber e Queen Latifah, quest’ultima in una delle sue prime apparizioni in un film non indipendente. Il film uscì nelle sale a metà febbraio del 1998 ottenendo critiche di ogni tipo, positive e negative, e incassando 50 milioni di dollari a fronte di un budget di 75 milioni. Un flop.
Il dottor Norman Goodman è uno psicologo che viene chiamato solitamente dalle autorità quando avviene un incidente di grosse dimensioni, per offrire supporto psicologico ai sopravvissuti. Quando viene convocato in gran segreto in mezzo all’oceano dal misterioso ufficiale Barnes scopre che il suo nome è stato estratto da un suo vecchio saggio, realizzato per il governo degli Stati Uniti, da utilizzare nell’evenienza di un contatto con una civiltà extraterrestre. Nel rapporto vengono citati tre scienziati: la biologa Beth Halperin, con la quale Norman ha avuto una breve relazione anni prima, il matematico Harry Adams e l’astrofisico Ted Fielding, tutti chiamati a partecipare alla spedizione. Sul fondo degli abissi è stata localizzata un’astronave di provenienza ignota e il compito della squadra è quello di ispezionarla ed eventualmente prendere contatto con le forme di vita aliene. In realtà l’astronave appare deserta ma rivela una tecnologia avanzata e dal diario di bordo gli scienziati scoprono che è di origine americana proveniente da un imprecisato futuro e che si trova sul fondo dell’oceano da circa trecento anni. Nel vano di carico trovano una misteriosa sfera di una decina di metri di diametro. Mentre sono bloccati nella stazione sottomarina a causa di una tempesta in superficie, uno dopo l’altro i membri della squadra cominciano a morire in strani incidenti, mentre cercano spiegazioni “parlando” per tramite di un computer con un’entità dai modi infantili che ritengono comunicare dall’interno della sfera, chiamata Jerry…
Sfera è un sontuoso film di fantascienza, costruito secondo le classiche regole dell’Academy e che gode principalmente della bravura dei suoi attori, ma ha il grande difetto di essere troppo supponente mentre soffre la divisione in capitoli (come accade nel libro), una sorta di 2001 Odissea nello spazio ma lontano per le sottotrame e soprattutto per la qualità. Peccato davvero, perché in questo fanta-horror massacrato da un montaggio discutibile (Stu Linder) ci sono momenti di grandissima suspence (il momento in cui Norman inizia a porre delle domande sull’entità Jerry è uno di questi), incluso un finale sicuramente pomposo e scontato ma che offre un grande impatto scenico: è proprio quì che si ha la percezione dello spreco delle star, tenute a freno da un continuo moto alternato della tensione ed una regia soffocante. La sensazione che lascia è di ansia e disordine, in cui lo spettatore crede di perdersi nei dialoghi poco chiari. Inoltre i buchi logici vengono assorbiti in troppo poco tempo, a differenza del romanzo che ha necessità di prendere tempo e far crescere quell’ansia che diventa palpabile, pagina dopo pagina. Se però si può di certo criticare la sceneggiatura, non si può di certo dire lo stesso per quanto riguarda la scenografia, assolutamente spettacolare e claustrofobica al punto da infastidire. Troppo pretenzioso ma sincero.
★★★☆☆