È tempo di trash, tempo di cose brutte, tempo di raccontare un altro orrore cinematografico: lo sceneggiatore Lewis Abernathy (Creatura degli abissi, 1989) si cimenta come regista nel quarto capitolo della serie “House” creata da Sean S.Cunningham nel 1986 con il divertente “Chi è sepolto in quella casa? – House I” (1986) e proseguita con “La casa di Helen – House II” (1987) e House III – The horrorshow* (1989).
Il film ritrova il personaggio del primo film Roger Cobb (sempre interpretato dal mitico William Katt, in Italia famoso per il telefilm Ralph Supermaxieroe), il quale però ha alle spalle una storia molto diversa: infatti se in “House” era andato a cercare ispirazione per scrivere il suo libro nella casa disabitata della zia morta di recente e con la tragica sparizione del figlioletto, qui Cobb ha una moglie e una figlia disabile. Tuttavia la casa è sempre la stessa, ma invece di essere in buono stato sembra piuttosto dismessa e richiederebbe una bella manutenzione. Il film esordisce nei cinema a gennaio del 1992 mentre nelle sale italiane arriverà in piena estate e nessuno se accorgerà. Per la prima volta la distribuzione italiana, la Artisti Associati di Achille Manzotti, distribuirà il film con il titolo originale più l’aggiunta di un sottotitolo invitante. La locandina (bellissima) del poster italiano è stata disegnata dal grande Enzo Sciotti. Resta il mistero riguardo la seconda locandina, la quale ha il nome di “Chi ha ucciso Roger”, titolo che rimanda palesemente al font utilizzato per “Chi ha incastrato Roger Rabbit ?”: non esistono VHS o DVD con questo titolo, eppure risultano numerosi siti online che riportano la dicitura “aka Chi ha ucciso Roger”. Poco importa.
Roger Cobb vive nella casa consegnatagli dal padre assieme alla bella moglie Kelly e alla figlioletta Laurel. Roger deve mantenere una promessa, non vendere mai la casa. Durante una serata Roger Cobb e la sua famiglia rimangono vittime di un brutto incidente in cui il capofamiglia perde la vita e la piccola Laurel rimane paralizzata alle gambe. Dopo la tragedia automobilistica, Kelly si ritrova così vedova, depressa e con una figlia disabile. Sebbene a farle compagnia ed assisterla ci sia un vecchio amico di famiglia, l’indiano Ezra, la donna inizia a sospettare che all’interno della vecchia dimora Cobb ci siano delle presenze spiritiche. Infatti a difendere la donna dai loschi tentativi di Burke, bieco acquirente, della casa c’è lo spirito di Roger, il quale aiutato anche dalle entità antiche indiane, riuscirà a far fare a Burke e ai suoi scagnozzi una fine orrenda…
Se inizialmente il film parta con il piede giusto, piano piano che le cose vanno avanti, House IV perde completamente la bussola diventando una sottospecie di “Piccoli brividi” versione anni ’80. C’è da dire, a tal proposito, che della saga denominata “House”, si salva solamente il primo film, per carità non un pezzo da novanta ma comunque divertente e piuttosto spaventoso. Questo quarto capitolo, non serve davvero a nulla, anzi: con il reset della vita del personaggio di Roger Cobb non si salva proprio nulla. Le musiche affidate al grande Harry Manfredini (già collaboratore con Cunningham per Venerdì 13) non hanno minimo appeal.
House IV è ridicolo in toto, non ha un’anima, si sgretola e sfuma in un tripudio di goffe gag sospese fra fantasy e comedy per ragazzi. È un peccato pensare che la saga di House poteva essere assai superiore in qualità narrativa, magari un degno avversario della saga di Amityville. Guardandolo oggi, con tanta nostalgia, ripenso al trailer in italiano (introvabile) e di quando, con gli occhi da bambino, era facile rimanere impressionati da una pizza parlante che rutta e sputa impasto. Passano gli anni e ci si rende conto che un prodotto così blando può davvero spaventare solamente i bambini.
*In Italia è stato distribuito solo nel 1994 con il titolo “La casa 7”
★☆☆☆☆
Voto Trash:
Una risposta a "House IV – Presenze impalpabili (1991)"