Basato su fatti realmente accaduti e sui libri scritti da Robert Graysmith, Zodiac saluta il ritorno alla regia del visionario David Fincher dopo un’assenza di cinque anni (Panic Room, 2002). Il film racconta le indagini compiute da tre uomini sul killer dello zodiaco che tra gli anni ’60 e ’70 terrorizzò la zona circostante la città di San Francisco. Prodotto dalla Phoenix Pictures e distribuito dalla Warner Bros, il film di Fincher dispone di un cast notevole con Jake Gyllenhaal, Robert Downey Jr. e Mark Ruffalo spalleggiati da Elias Koteas, Brian Cox, Anthony Edwards, John Carroll Lynch e Dermot Mulroney. Grazie ad un discreto successo, il film incassò il doppio della spesa inziale, inoltre venne anche presentato in concorso alla 60ª edizione del Festival di Cannes. In un certo senso il film vede anche il ritorno “sobrio” dell’attore Robert Downey Jr., il quale dopo un difficile periodo con le droghe fu capace di riportare in auge la propria immagine fino a diventare l’attore più pagato di Hollywood. Downey e Ruffalo collaboreranno assieme anche nel super-fumettistico The Avengers (2012). Zodiac uscì nelle sale il 2 marzo 2007.
Contea di Vallejo (California), 4 luglio 1969. È sera e la piccola cittadina in provincia di San Francisco sta festeggiando il Giorno dell’indipendenza. La giovane Darlene Ferrin e il suo ragazzo Mike Mageau vanno in giro con l’auto di lei per mangiare qualcosa a un drive in. Intimorita dalla presenza di qualcuno che lo spettatore non vede, Darlene propone di andare ad appartarsi al parcheggio di un parco isolato, poco distante. Mentre si accingono ad amoreggiare, un’auto scura si avvicina dietro al loro veicolo e ne esce fuori un individuo che gli punta addosso una torcia. Mike, pensando all’ispezione di un poliziotto, prepara i documenti da mostrargli, ma l’individuo, armato di pistola, crivella la coppietta di colpi, poi si dilegua nel buio. L’aggressore telefona alla polizia per segnalare l’auto e le vittime, rivendicando sia l’azione al parco sia un duplice omicidio compiuto con lo stesso modus operandi l’anno prima (un’altra coppietta in auto, David Faraday e Betty Jensen) in un’altra località poco distante, Lake Herman Road. Mike viene trovato gravemente ferito, ma ancora vivo, mentre Darlene è rimasta uccisa. Il giorno dopo, la redazione del San Francisco Chronicle riceve una lettera da parte dell’assassino, una rivendicazione sgrammaticata che si rende credibile fornendo dettagli noti solo alla polizia e recante minacce di altri omicidi se il giornale non darà spazio alla sua figura sulle prossime prime pagine. In aggiunta, la busta contiene anche un messaggio cifrato che (a dire del mittente) rivelerebbe l’identità del killer. Al momento della lettura, in sala riunioni, sono presenti il cinico giornalista di nera Paul Avery, che si occuperà del caso, e il giovane vignettista Robert Graysmith, divorziato e padre di due figli, appassionato di enigmistica che rimane subito intrigato dalla vicenda. Il messaggio viene inviato alle maggiori agenzie di decriptazione del Paese, compresa la CIA, ma, laddove tutti pensano a un metodo molto complicato dietro a esso, solo una normale coppia di enigmisti, leggendo la notizia, tenta in modo più semplice e riesce nella traduzione. Paul Avery, che ha fatto conoscenza da poco con Graysmith, gliela mostra e insieme notano che, anziché contenere l’identità dell’assassino, il messaggio non è altro che il vaneggiamento di un pazzo che paragona gli uomini ad animali da uccidere in una caccia, in un “gioco pericoloso”. Questa definizione rammenta a Graysmith un film con lo stesso titolo e trama, di alcuni anni prima, “La preda più pericolosa” (“The most dangerous game”, in originale), indizio che farebbe pensare all’ispirazione diretta del killer. Il capo-redattore riceve, intanto, un’altra lettera rivendicatrice, stavolta firmata con un simbolo (un mirino) e un nome: Zodiac…
Bisogna inizialmente confessare che Zodiac non è un film semplice da digerire. Ho avuto l’opportunità di vederlo più volte in compagnia e per tutte le volte, la persona al mio fianco è rimasta turbata dalle scene di violenza cruda degli omicidi. Al di là di ciò, il film di Fincher è interessante, analitico e avvincente: tende ad una conclusione senza che essa avvenga realmente, ma come il critico Farinotti, ciò che davvero piace è ciò che ruota attorno alla figura di Zodiac, i personaggi che hanno fatto luce sull’assassino e non le scene di violenza (a volte anche troppo violente, potevano essere un pò più censurate). Un lavoro eccellente è stato compiuto nel rendere equilibrata la divisione dei ruoli dei tre personaggi Graysmith, Toshi e Avery, dei quali Downey Jr. ha una marcia in più degli altri. Superba la fotografia di Harris Savides, cruda e minimal come da copione, lontana dallo schema del classicismo e sgombra di qualsiasi filtro; vanno elogiate anche le scenografie di Graham Burt, in fin dei conti San Francisco è protagonista assieme ai tre. Grazie alla sua sceneggiatura a livelli temporali (James Vanderbilt), Zodiac permette allo spettatore di rivivere in un certo senso le emozioni vissute con la lunga indagine di Tutti gli uomini del Presidente (1976) e affrontare emotivamente momenti simili a quelli vissuti nello splendido La promessa di Sean Penn (2001). L’uomo, o tre tipi di uomo, messi di fronte ad un enigma apparentemente irrisolvibile, tentano di trovarne la soluzione, ognuno sfidando i rischi che essa comporta, giocandosi tutta la posta (famiglia, salute, carriera, amicizie). Fincher realizza una cronistoria dai mille volti, rispettando sempre il filo conduttore senza mai annoiare e riuscendo nell’impresa di discostarsi di tanto dalle atmosfere dark ma classiciste di Seven o The Game. Zodiac è un film passato troppo inosservato in Italia, probabilmente perchè abbiamo avuto il nostro Mostro tra gli anni 60 e 80, e va riscoperto.
★★★★☆