The Abyss (1989)

The AbyssJames Cameron, che con quasi ogni probabilità, è da considerare il più grande regista di fantascienza degli ultimi 30 anni (scalzato da Nolan negli ultimi 10?), è solito essere ricordato per Titanic (1997) e Avatar (2009), mentre i più grandicelli citano anche le sue opere prime come Terminator (1984) e Aliens (1986). Pochi, generalmente lo ricordano per quello che è stato uno dei suoi sforzi maggiori, un’opera postuma al successo proprio del seguito dell’orrorifico film di Ridley Scott. Sto parlando di The Abyss, un film sospeso fra analogico e digitale e che quindi segna una linea di confine tra il vecchio e il nuovo modo di fare fantascienza. The Abyss, infatti, è da considerare il primo film in assoluto dove vengono utilizzate nuove tecniche digitali per effetti speciali e nell’ormai lontano 1989 i risultati sono ancora oggi formidabili. Nel cast troviamo un giovane Ed Harris, Mary Elizabeth Mastrantonio e il buon Michael Biehn, qui nel ruolo di un militare psicopatico, non ci sono altri nomi di rilievo nel cast secondario. Con un budget stimato di circa 45 milioni, The Abyss incassò esattamente il doppio e, ad oggi è il film meno remunerativo del regista pur essendo stato un successo.

Un sottomarino statunitense armato di missili balistici intercontinentali (SLBM) capta sul sonar un segnale sottomarino anomalo: è escluso che si tratti di un altro sottomarino perché non ne sono captati i segnali tipici, e viaggia troppo velocemente: 60 nodi. In seguito l’oggetto sconosciuto raggiunge i 130 nodi e passa vicino al sottomarino, che finisce nella sua scia ed affonda nelle vicinanze delle Isole Cayman nel Mar dei Caraibi. Gli americani decidono di organizzare una spedizione di recupero il prima possibile, per evitare che i sovietici si impadroniscano del relitto. Scelgono quindi di inviare una squadra della Navy SEAL a bordo di una piattaforma subacquea privata, chiedendo agli operai della compagnia petrolifera proprietaria dell’impianto di collaborare. The abyss_3Il team dei SEAL è comandato dall’esperto tenente Hiram Coffey ed è accompagnato dalla progettista della piattaforma Lindsey, ex-moglie dell’operaio Virgil “Bud” Brigman, capo della piattaforma, che prende parte nella squadra. Oltre ai tre ci sono: Wilhite, Monk, Schoenik, “Cat” De Vries, Alan “Hippy”, Arliss “Sonny”, Jammer, Lisa Standing, Lew Findler, Dwight Perry e Leland McBride. Bud e Lindsey non sono affatto felici di rivedersi: mentre Bud in cuor suo spera di riuscire a recuperare il rapporto con la moglie, questa invece gli fa invece capire di non volerne sapere. Durante la discesa per arrivare nell’habitat sul fondo dell’oceano l’esperto sommozzatore Coffey si accorge di subire un tremito alla mano, chiaro sintomo della sindrome nervosa da alta pressione, tuttavia sceglie di tacere per non mettere a repentaglio la propria carriera. Durante la prima esplorazione del sottomarino uno dei membri della spedizione, Jammer, avvista uno strano organismo fluttuante che emana luce violetta e che sembra studiarlo curiosamente; cerca di scappare ma perde ossigeno e sembra morto, tornano quindi all’habitat. I membri della squadra SEAL hanno segretamente ricevuto l’ordine di recuperare solo la testata nucleare e per questo prendono possesso di un mezzo per lo spostamento nei fondali oceanici e recuperano la bomba. Nel frattempo in superficie si sta sviluppando una tempesta che porta in breve ad una rottura e alla conseguente caduta di una trivella che finisce in un crepaccio oceanico, il cavo della trivella si tende e trascina l’habitat sul bordo del crepaccio oceanico. The abyss_2Le conseguenze sono disastrose poiché durante questo incidente alcune stanze rimangono sommerse e Findler, Wilhite, Perry e McBride muoiono affogati, mentre Monk e Sonny rimangono feriti, inoltre tutte le comunicazioni con la nave madre in superficie sono interrotte. Lindsey, durante un’esplorazione avvisterà lo stesso organismo visto da Jammer, ma non viene creduta. Vedono un tentacolo composto da acqua marina che si leva dal boccaporto ed inizia ad esplorare l’habitat, entra in una stanza dove tutti dormono, ma Lindsey si sveglia e sveglia gli altri; improvvisamente la punta del tentacolo diventa un volto umano e comincia a imitare le espressioni di Lindsey (l’atto è interpretato come un tentativo di comunicare), poi il tentacolo passa alla stanza dove c’è la testata: mentre la strana entità studia curiosamente l’ordigno, Coffey se ne accorge e tronca il tentacolo con una porta automatica. Mentre parla con gli altri mostra i primi segni della pazzia procuratagli dallo stress e dalla pressione. Nessuno ha dubbi che il tentacolo sia collegato agli organismi visti durante le esplorazioni, inoltre tutti, tranne Coffey, concordano sul fatto che l’atteggiamento dell’entità era sicuramente pacifico ed esplorativo, quindi decidono di approfondire e di cercare di stabilire un dialogo. Uno strumento per l’esplorazione dei fondali chiamato Big Geek viene programmato per essere spedito nel luogo da cui queste strane entità provengono con lo scopo di effettuare delle riprese. Coffey al contrario degli altri continua a mostrare segni di squilibrio e decide irrazionalmente che l’entità è una macchinazione dei sovietici, (aveva visto il tentacolo acquatico andare verso la testata) comunque in ogni caso la ritiene una minaccia per la sicurezza nazionale e che quindi vada distrutta…

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Questa claustrofobica avventura di Cameron è stata considerata una delle più travagliate produzioni della storia del cinema. Durante la fase promozionale del film, nell’estate del 1989, attori principali e cast tecnico erano spesso assenti perchè logorati da sforzi fisici al di là di ogni immaginazione. Tra le vicissitudini più probanti della fase della produzione è da ricordare sicuramente quella legata alle riprese subacquee, dove quotidianamente ogni attore doveva sottoporsi ad un periodo di decompressione in una camera costruita appositamente. Al di là delle altre innumerevoli difficoltà per la riuscita, il film di Cameron vinse l’Oscar per gli effetti speciali e venne candidato ad altri tre premi (fotografia, scenografia e sonoro).
Spazio e abisso, alieni e comunque alieni. Cameron resta in scia del suo film precedente e ribalta la frittata ponendo l’ambientazione in uno spazio comunque profondo, in un ambiente estremamente simile, ma molto più vicino alla terra ferma, luogo che contiene esso stesso la forma vivente sconosciuta. Alieni nel bene o nel male: nello spazio profondo Ripley combatteva assieme agli esseri umani la forma aliena, qui Bud e Lindsey combattono la follia umana con l’aiuto di una foma aliena. Aliens e The Abyss sembrano essere curiosamente collegati anche se direttamente simmetrici. Se però in Aliens la forma extraterrestre dominava per tutto la durata dell’avventura, in questo caso compare solo a metà film e si mostra in tutto il suo fascino solo alla fine. Proprio nella parte finale, Bud o l’uomo, viene messo a conoscenza del destino del suo pianeta e avvertito dalla forma aliena sul futuro della sua specie. Ancora una volta comunque l’essere umano si trova ad affrontare la forma di vita sconosciuta per la propria sopravvivenza, ma in una chiave completamente opposta, dove gli alieni non sono violenti ma in aiuto di un mondo che sta pian piano auto-distruggendosi. The abyss_1
Nel mondo sottemarino creato da Cameron, c’è in fin dei conti molta più politica di quanto non si immagini: nel 1988 non era ancora caduto il muro di Berlino e la paura di una minaccia nucleare era ancora forte nelle popolazioni occidentali. In questo contesto storico, l’ex figura buonista di Michael Beihn, che aveva abituato lo spettatore Cameronista al salvataggio di Sarah Connor nel primo Terminator e in aiuto dell’eroica Ripley in Aliens, qui spiazza tutti e sotto un baffo che ricorda, in un certo senso, un soldato sovietico, nasconde la minaccia nucleare e, grazie solo al suo ego accompagnato da un paio di occhi spiritati e da un precario self-control che la sua folle missione va a rotoli. Qui entra in gioco il ruolo di Alan Silvestri che accompagna l’entrata della razza sconosciuta con una sontuosa colonna sonora, ma il momento più atteso è l’ingresso del lavoro di Dennis Muren e Joe Lettieri, davvero impressionante. The Abyss non gode, sfortunatamente, di un ritmo veloce e incalzante, ma regala momenti da antologia cinematografica davvero rara: è in un certo senso un ibrido fra il cattivissimo Aliens e un tributo a Kubrick, un limbo in cui l’uomo si trova a casa ma lontanissimo da casa, un mondo in cui la specie umana viene messa davanti a scelte coraggiose e dove contano i veri valori. The Abyss non è e non sarà mai un capolavoro, ma resta un’opera fantascientifica di prima classe che non si pavoneggia, invecchiando lentamente in un pacifico silenzio, come nelle profondità in cui è ambientato.

★★★✬☆

2 risposte a "The Abyss (1989)"

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