Walter: Sì, so tutto della vostra attività. I miei soci mi hanno detto che voi producete metanfetamina pura al 70 per cento, se vi va bene. Ma quella che produco io è pura al 99,1 per cento.
Distributore di Phoenix: E allora?
Walter: Quindi siete una squadretta delle medie contro i New York Yankees. La vostra è solo una mediocre sottomarca di generica cola, invece la mia è Coca Cola vera!
Grazie alla mente visionaria di Vince Gilligan, storico sceneggiatore di alcuni degli episodi più contorti di X-Files, abbiamo potuto godere di una delle più controverse serie televisive degli ultimi tempi. Non abbiamo la facoltà di vedere tutte i serial dell’universo ma Breaking Bad, oltre ad aver vinto una quantità di premi fenomenale, si attesta fra i prodotti meglio riusciti della storia della televisione. Critica e pubblico non si sono mai trovati così d’accordo nel giudicare in modo più che positivo una storia che ha la capicità di far danzare il concetto di strordinario con l’ordinario, di incastonare dettagli di cinema puro con la realtà quotidiana. Tutta la forza che questa serie composta da cinque memorabili stagioni, come se fossero i libri di una squallida iliade moderna, passa attraverso le lenti da vista e il pizzetto del comunissimo Professor White, insegnante di chimica di un liceo di Albuquerque (New Mexico), che si appresta passo dopo passo a divenire un criminale. Il suo alterego chiamato Heisenberg diventa ben presto il creatore della più raffinata metanfetamina del sud-ovest del Paese. Sebbene Breaking Bad non possa offrire continuamente momenti di azione e di colpi di scena, costringe lo spettatore sul filo della tensione sin dalla prima puntata, quando il timido docente di chimica scopre di essere gravemente ammalato di cancro. Sin dai primi episodi, Walt, che non è ricco, capisce che le sue conoscenze sulla chimica gli consentiranno di fare un inaspettato salto di qualità e di provvedere per il bene della sua famiglia. Il suo aiutante involontario è un ex allievo della scuola dove insegna, il debosciato Jesse Pinkman, il quale sfuggito ad un blitz della DEA (in cui il cognato di Walt, Hank Schroeder è a capo della squadra operativa) può garantire una veloce distribuzione dello stupefacente eccezionale. Ma con l’andare aventi del tempo Walt, che nasconde il suo nuovo lavoro alla moglie Skyler e a suo figlio Junior, dovrà sudare sette camicie per non svelare i suoi piani segreti…
Quanta dose di tragedia shakespeariana c’è all’interno di questa favola moderna? A dire la verità non è così importante. Quello che resta è di aver visto una serie grande, potente e intensa. Breaking Bad non è sempre facile da vedere (in alcuni casi anche da sopportare), dato che in determinati momenti ci si trova davanti a fasi di stallo e a lunghi silenzi, attimi in cui gli sguardi dicono più di mille parole. Ma la pazienza viene continuamente ripagata da zampilli di fuoco di azione imprevista, di tensione alle stelle e di una realistica violenza (vedi la fine della rapina al treno). Seppur il realismo tocchi punte così alte a cui il pubblico non è stato mai preparato in precedenza, Breaking Bad offre uno spettacolo visivo (colonna sonora e montaggio) a dir poco fenomenale: la cura dei dettagli richiesta proprio da Gilligan è sfacciatamente maniacale e gli aspetti tecnici, pure se passano in secondo piano per i più, sono di prima qualità come la meth di Walt. Il processo che porta il timido professore, da buon padre di famiglia a narcotrafficante leggendario della regione, è la vera essenza della serie – “C’è un Walter White in ogni persona nel mondo, siamo tutti in grado di fare quello che ha fatto lui” ha detto l’attore Bryan Cranston – in cui lo spettatore si affeziona ad un uomo medio che si trasforma in un antieroe, un buono che diventa cattivo, un bravo cristiano che si trasforma in un insensibile mostro. È certamente unica la ricetta di questa sceneggiatura, semplice ma adulta, un’Odissea di un piccolo uomo che intraprende un cammino diretto all’Inferno. In Breaking Bad ogni pezzo del puzzle è messo al punto giusto, dai dialoghi alla scenografia, quest’ultima scevra quasi sempre da angoli bui o con scene in notturna, dato che alla luce del sole del deserto del New Mexico, certe tragedie umane si consumano anche di giorno dove tutti possono esserne inermi spettatori. Il finale, come in tutti i drammi che si rispettino, è adulto anche quello. Niente colpi di scena particolari, niente sorrisi, solo tristezza: ma Walter White sa esattamente ciò che va fatto e lo fa in modo perfetto, come sempre. La sua crescita intellettuale, priva di qualsiasi sentimentalismo e giunta all’apice della sua essenza, esplode il suo ultimo colpo di genio e chiude le tende per andarsene assieme ai suoi peccati.
La tecnica utilizzata per ciascuna puntata di questa serie drammatica è una lezione di cinema. Dalla scelta dei filtri per la fotografia, dal montaggio che ispeziona nuove frontiere (dalla velocizzazione delle scene, alla stop motion fino ai rallenties), una scelta di musiche (Dave Porter) che seppur inadatte alla situazione calzano a pennello, la regia (veri nomi, tra cui lo stesso Gilligan e Rian Johnson) folle, minuziosa, lenta o rapida che sia. Tutto torna, proprio come nell’episodio 5×15.
Breaking Bad è senza dubbio una delle cose migliori uscite in tv dai tempi di Twin Peaks, molto più cruda e crudele dell’opera di Lynch, magistrale nell’acting di tutti i personaggi a partire proprio da questo attore di Los Angeles, Bryan Cranston, che tanto poco aveva fatto prima e che tantissimo ha fatto ora (con il suo sig. White, Cranston ha vinto la bellezza di 4 Emmy Awards e il Golden Globe, senza contare altri numerosi premi); ma gli elogi proseguono con le ottime spalle Aaron Paul (3 Emmy), la straordinaria Skyler di Anna Gunn (2 Emmy), l’inizialmente antipatico e sbruffone cognato Hank di Dean Norris che subirà anche lui una trasformazione nel corso della serie, il figlio di Walt, Flynn, interpretato da R.J. Mitte e la sorella di Skyler, Marie (Betsy Brandt) che tanto stupida non è proprio da come sembra al principio. Ma le figure emblematiche non si fermano ai familiari di Walt. Nel giro del malaffare vanno certamente applauditi Bob Odenkirk che interpreta il legale di Walt e Jesse, Saul Goodman; l’anziano sicario Mike Ehermantraut interpretato dal veterano Jonathan Banks e il malavitoso boss silenzioso Gustavo Fring interpretato da Giancarlo Esposito.
Breaking Bad è, quindi, un punto fermo della storia della televisione, una colonna portante del mondo delle serie tv che per tanto tempo ancora farà sentire la sua presenza. La serie creata da Gilligan ha vinto in totale: 15 Emmy Awards, 2 Golden Globes, 9 Saturn Awards, 5 Satellite Awards e altri premi minori.
Una risposta a "L’odissea di Walter White – Breaking bad (2008-2013)"