Tre uomini e una gamba (1997)

Tre uomini ePrimo e fortunatissimo film del trio comico con la fondamentale collaborazione dell’amico Massimo Venier. Tre uomini e una gamba non è solo l’esordio cinematografico di un gruppo di comici straordinari di quel periodo, ma si dimostra anche una efficace, spensierata e gustosa cartolina di un’Italia alla fine degli anni ’90. Grazie ad un cast di supporto forgiato dal successo di “Mai dire gol”, che all’epoca era fra le più seguite in Italia, Aldo Giovanni e Giacomo possono contare sul contributo di una ottima Marina Massironi, da poco separata con Giacomo e i dominatori della scena Carlo Croccolo (napoletano cresciuto sotto l’ala protettiva di Totò, che qui interpreta in modo sublime un romano borgataro con i soldi) e un’acerba ma già strepitosa Luciana Littizzetto. Uscito nelle sale italiane sotto il periodo natalizio del 1997, ha incassato la bellezza di oltre 40 miliardi di lire. La formula stravinta del road-movie sarà riproposta nel film seguente “Così è la vita” (1998), che anche se incasserà poco più del precedente, si rivelerà inferiore per originalità.

Aldo, Giovanni e Giacomo, commessi di un negozio di ferramenta milanese, il Paradiso della Brugola, devono andare a Gallipoli, dove avrà luogo il matrimonio di Giacomo con Giuliana, terza figlia del cavalier Eros Cecconi, un volgare ed irascibile imprenditore romano, proprietario del negozio in cui i tre lavorano, nonché suocero di Aldo e Giovanni (padre delle loro mogli). I tre devono anche portare all’imprenditore il suo ultimo acquisto: una scultura di legno a forma di gamba realizzata da Garpez, un noto scultore ormai in punto di morte. Il cavalier Cecconi, infatti, afferma che, quando l’artista morirà, il valore in denaro dell’opera, già piuttosto alto, salirà ancora di più. Con loro viaggia anche il cane di Aldo, Ringhio, un bulldog molto amato dal suocero. In occasione di una sosta presso una stazione di servizio, i tre dimenticano Ringhio attaccato al bagagliaio dell’auto provocandone Tre uomini e_1la morte e, di conseguenza, goffamente, cercano di nascondere la notizia al loro suocero. Successivamente, dopo che i tre sono usciti dall’autostrada per un controllo in officina, la loro auto viene tamponata da quella di una giovane donna di nome Chiara. I quattro partono, quindi, alla ricerca di un meccanico che possa riparare le due automobili; ne trovano uno che, però, ha lasciato un biglietto, sul quale c’è scritto che è andato prima a pranzo e poi al cinema. I quattro raggiungono il meccanico in sala, dove si fermano a guardare il film proiettato, Biglietto amaro, film neorealista di Remo Garpelli. Durante la proiezione della pellicola, Giacomo si sente male e pensa che sia per via delle cozze mangiate al ristorante; viene ricoverato in ospedale, dove gli viene diagnosticata una colica renale e gli viene detto che dovrà restare in ospedale per una notte per accertamenti. L’arrivo a Gallipoli viene, quindi, rimandato di un giorno, scatenando l’ira del suocero. Chiara, che deve partire da Brindisi per una vacanza in Grecia, chiede ai tre un passaggio fino al porto dove dovrà prendere il traghetto. Il giorno dopo, i quattro ripartono, ma l’auto finisce nuovamente in panne. Mentre gli altri sono impegnati a cercare di riparare il guasto, Aldo schiaccia un pisolino e sogna (la sequenza riprende in parte altri sketch del trio) di essere una sorta di Conte Dracula meridionale che si perde in un bosco inseguendo una ragazza e viene quasi ucciso da due transilvani leghisti; al suo risveglio, trova per caso un cane randagio e ne fa il nuovo Ringhio, pur essendo completamente diverso dal Ringhio originario, Tre uomini e_2in quanto è un semplice e scarmigliato bastardino nero. Durante una sosta vicino ad un lago, mentre i quattro si prendono una pausa facendo un bagno, il cane urina sulla gamba: Giovanni tenta di lavarla nel fiume, ma la fa accidentalmente cadere in acqua. La scultura viene recuperata alla foce del fiume da un gruppo di muratori marocchini, che la usano come palo per una porta da calcio in spiaggia. Aldo, Giovanni, Giacomo e Chiara decidono di contendersi l’oggetto in una partita di calcio. Dopo aver perso la sfida 10-3, Chiara convince gli altri ad aspettare la notte e introdursi nella casupola dei marocchini per recuperare l’opera…

In un contesto ancora ben lontano dall’Italia sotto effetto della crisi, il viaggio che compie il trio di comici e che per un lungo tratto saranno in compagnia della Massironi, si snodano in modo molto ordinato le varie disavventure, perfette per essere trasformate nei numerosi sketch storici che avevano già ricevuto tanti applausi l’anno prima del film durante lo spettacolo “Tel chi el telun” e, come detto sopra, nella trasmissione Mai dire gol. Venier con il prezioso montaggio di Spoletini, riesce a incastonare tra questi sipari una meravigliosa colonna sonora curata da Phil Palmer, i Negrita e Marco Forni. È probabilmente una delle più divertenti commedie degli anni ’90, Tre uomini e_4vista anche dal punto di vista di una freschezza tecnica più che per l’originalità della sceneggiatura: il road-movie che cambia la vita del protagonista non è una novità, diciamocelo. Tuttavia, i buoni sentimenti tra cui ha la meglio la vera amicizia garantiscono una visione piacevolissima e, a distanza di anni, questo piccolo gioiello del made in Italy risulta ancora maledettamente divertente. Inutile stare ad evidenziare la chimica comica dei tre, due milanesi doc e uno siciliano doc ma trapiantato a Milano, uniti da un lavoro umile e dalla passione per l’Inter. Le gag funzionano, tutte.
Aldo, Giovanni e Giacomo, nel corso degli anni successivi, hanno però commesso l’errore di rimanere troppo incastrati negli ingranaggi di personaggi così poco duttili: conseguenza, la sempre più bassa qualità dei film postumi a questo. Senza andare a fare una cernita della loro filmografia, il trio è stato la vera cometa di Natale ’97, una forte luce riflessa nel Natale ’98 e nel 2000, prima di trasformarsi in una candela sempre più debole…

★★★★☆

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