Le radici dell’intrattenimento nostalgico, così lontano da non poter essere ricordato ma solo rivissuto in televisione hanno, per la maggior parte dei telespettatori, due nomi: Star Trek e Ai confini della realtà. In questo articolo sarà ricordata la seconda di queste due voci, una serie che ha avuto i natali grazie alla mente geniale di Rod Serling (1924-1975) e alle sceneggiature scritte da mostri sacri come Richard Matheson, Ray Bradbury e Charles Beaumont. Ai confini della realtà (The twilight zone nella versione originale) è uno dei pilastri della televisione di fantascienza e thriller di tutti i tempi, un esempio da seguire per le generazioni di cineasti e sceneggiatori che verranno in seguito, capce di estendere i propri argomenti e dimensioni tali da far sembrare ciò che vediamo oggi qualcosa di già visto o quasi. Questa serie, che ha avuto tre diverse ere di esistenza (1959-1964, 1985-1989, 2002-2003) vanta la partecipazione di attori che hanno poi avuto grande successo nel mondo del cinema e non solo e vincitrice di due Emmy e un Golden Globe.
Grazie alle sue storie straordinarie, ognuna con protagonisti e mondi differenti, ed estremamente fruibili nella visione anche per la loro breve durata (mezz’ora televisiva), ha facilmente catturato l’attenzione di varie fascie d’età di pubblico divertendo ed emozionando, con i suoi plot intriganti e i finali con annessa morale. La prima era della serie, la cosiddetta “classica”, vanta cinque stagioni di cui le prime tre vantano certamente i migliori episodi in assoluto. La quarta stagione, la più travagliata delle cinque, subì la modifica della durata degli episodi che da mezz’ora divennero di un’ora, una scelta che non venne condivisa da Serling, il quale dovette anche prendersi delle pause dallo show vista la sua parallela professione di docente universitario. L’ultima stagione, seppur con il ritorno al suo format originale e con alcuni famosi episodi, non ebbe molta fortuna e la serie fu cancellata. Grazie al successo della prima stagione della serie tributo “Storie incredibili” di Spielberg (che merita anch’essa un articolo) risalente alla stagione 1985-86, Ai confini della realtà venne revisionata e rilanciata anche grazie al supporto di registi del calibro di Wes Craven e William Friedkin. Tuttavia, dopo un buonissimo avvio, la seconda stagione fu molto sofferta e la terza stagione venne cancellata per poi essere reinviata all’anno successivo. In questa seconda vita della serie, hanno partecipato numerosi attori come Bruce Willis, Morgan Freeman e Martin Landau (solo per citarne alcuni). Anche agli inizi del nuovo millennio la serie rivisse sul piccolo schermo, stavolta grazie a Matheson e alla moglie del defunto Serling: i 44 episodi dell’unica stagione vennero presentati in coppia da Forest Whitaker, come sostituto di Serling. A causa dei bassi indici di ascolto lo show non venne riconfermato per la seconda stagione, seppur alcuni episodi classici aggiornati a quel periodo fossero davvero notevoli.
Tornando alla serie classica, nelle cinque stagioni andate in onda, gli episodi si susseguono nei modi più disparati e con finali inquietanti e con improbabili colpi di scena, che quasi mai deludono le aspettative. Il successo dello show è stato talmente alto che le citazioni di trasmissioni televisive o di altre serie uscite in seguito si sprecano, dai Simpson a Futurama, dai Griffinal Saturday night live, senza contare i film, i fumetti, i videogames e persino uno dei più grandi flipper mai creati. A distanza di 60 anni dalla prima messa in onda del famoso pilota “Where’s anybody?”, The Twilight Zone ancora oggi può vantare di un numerosissimo baluardo di fan e di merchandising, autoeleggendosi come uno dei pilastri dei programmi televisivi più amati di sempre e godendo, quindi, dell’elisir di lunga vita.
Con la sua immortale sigla introduttiva, la quale cambia di stagione in stagione ma sempre con la sua musica inquietante e la voce introduttiva del suo creatore, Rod Serling, la struttura di ciascun episodio rispetta severamente le sue regole: inizia sempre con il cielo stellato e con l’inquadratura che scende per la veloce presentazione del suo personaggio (o più personaggi) il quale si trova ad affrontare un problema apparentemente normale e in breve tempo avviene il cosiddetto “turning point”; il protagonista tenta di risolvere la problematica fino al finale con la morale (sempre con la voce di Serling) che ci accompagna nuovamente verso il cielo stellato, per poi andare in dissolvenza chiudendo quasi sempre con la frase “ai confini della realtà”; i titoli di coda hanno come sfondo un oggetto, un personaggio o un paesaggio che rappresenta l’emblema della puntata. Pur se rispettando i limiti di censura e senza mai essere volgare, grazie ad immagini di forte impatto visivo per l’epoca, questa serie può vantare di episodi davvero spaventosi, specialmente proprio con i suoi finali shock.
Avrei voluto elencare una mia lista personale degli episodi più interessanti, ma rischierei di dimenticarne qualcuno e d’incappare in critiche. Tuttavia vale la pena ricordare il mitico episodio “Tempo di leggere” con un giovane Burgess Meredith, “Un sogno lungo un attimo”, “Mostri in Maple Street”, “L’autostoppista”, “Immagine allo specchio”, “Lunga vita a Walter Jamison”, “ore perdute”, questi solo per citare la prima stagione…è inutile mettersi a fare una lista dei più famosi o dei migliori episodi, è una serie che va vista o riscoperta perchè più che uno show si tratta di storia, un programma che ha scritto pagine indelebili dell’intrattenimento televisivo.
Qui di seguito la prima sigla della serie, con la storica voce di Sergio Tedesco.
2 risposte a "Ai confini della realtà (1959-1964)"