Il pregevole soggetto (e sceneggiatura) di George Clayton Johnson, terminato nelle sapienti mani di un vero esteta del cinema moderno come Steven Soderbergh, uno che negli anni precedenti aveva soddisfatto all’unanimità pubblico e critica con i suoi Sesso, bugie e videotapes (1989) e il furente Traffic (2000), diventa un delizioso impasto di crime story, commedia thrilling e vetrina di attori/caratteristi in un ambiente dove i soldi girano vertiginosamente da una parte all’altra: Las Vegas. È Ocean’s eleven, il primo e indiscusso remake del discreto Colpo Grosso (1961) di Lewis Milestone con Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr. Clooney, attore gentiluomo nato per fare il personaggio del ladro galante è in compagnia di una task force di primissimo livello: Brad Pitt, Matt Damon, Don Cheadle, Carl Reiner, Casey Affleck, Scott Caan, Eddie Jamison, Shaobo Qin, Elliot Gould, Bernie Mac, Andy Garcia e Julia Roberts. Sull’onda del cinema pulp e quindi facendola un pò in barba al mood tarantiniano di Jackie Brown, questo remake ha incassato la bellezza di 450 milioni di dollari con un budget di spesa non superiore agli 85 milioni. Uscito nel periodo natalizio del 2001 ha avuto tre seguiti e uno spin-off uscito recentemente.
Danny Ocean, accusato di truffa aggravata e rapina, esce dal carcere dopo quattro anni di reclusione. Poco tempo dopo va a ritrovare un vecchio compagno, Rusty Ryan, anche lui rapinatore e truffatore, ora “insegnante di poker” ad un gruppo di amici. Dopo aver vinto contro i suoi “allievi” Rusty parla con Danny che gli propone di eseguire un furto ai tre più importanti casinò di Las Vegas (il Bellagio, il Mirage e l’MGM Grand), tutti appartenenti al milionario Terry Benedict. Così i due vanno a trovare un vecchio amico di lavoro, Reuben Tishkoff, un ricco industriale che, nonostante nutra qualche perplessità a causa delle proibitive misure di sicurezza, appena saputo del furto accetta poiché Benedict sta per distruggere il suo casinò. Così si procede a organizzare la rapina: Danny “recluta” altre otto persone nella squadra, tutti con un preciso compito assegnato. Yen l’acrobata dovrà introdursi nel caveau di Benedict e installare degli esplosivi dall’interno della stanza, mentre Danny lo farà saltare dall’esterno dopo aver anche lui piazzato esplosivi analoghi. I fratelli Malloy procedono con gli appostamenti e la duplica delle chiavi d’accesso, mentre Livingston Dell si occupa di gestire la sorveglianza intercettando le telecamere del caveau del Bellagio. Frank Catton studia gli spostamenti interni dal posto di lavoro da croupier appena ottenuto e Saul Bloom si dovrà occupare di ottenere la fiducia di Benedict come ricco produttore d’armi per introdursi, insieme ad un carico molto importante, all’interno dello stesso caveau. Linus Caldwell (figlio di grandi ladri) sorveglia e pedina Benedict con l’obiettivo di studiare il nemico principale e nel frattempo tutti i componenti della banda si mettono all’opera per costruire una copia esatta della struttura interna della cassaforte, in modo tale da simulare alla perfezione il colpo. Danny è convinto che per il giorno del furto nel caveau principale, ove confluiscono tutti i soldi provenienti dalle tre proprietà di Benedict, ci dovrebbero essere all’incirca 150 milioni di dollari dato che per legge i casinò devono assicurare il valore concreto di tutte le fiche in circolazione. Il colpo è quindi fissato in occasione di un importante incontro di boxe che appunto farà schizzare la quantità di denaro disponibile all’interno del caveau a quasi il doppio di una normale giornata di lavoro.
Il giorno dell’abbattimento del casinò di Reuben si verifica l’imprevedibile. Alla distruzione del palazzo segue un blackout che però prende tutto il quartiere, facendo scoprire anzitempo una vulnerabilità nell’impianto generatore di corrente: il team di ladri avrebbe dovuto usare proprio questo sistema per dare il tempo a Danny di entrare nel caveau del Bellagio e rubare tutto, ma l’opportunità è sfumata. Così a Basher Tarr, l’esperto di esplosivi, viene l’idea di rubare al CalTech quello che lui chiama “strizza”, ossia un generatore di impulsi EMP tanto potente da poter creare per 30 secondi un blackout totale in tutta Las Vegas. Nel frattempo Rusty chiede a Linus di pedinare Terry per capirne abitudini e orari. Così Linus scopre che la fidanzata di Benedict non è altro che Tess, conosciuta da Rusty in quanto ex moglie di Danny che a quanto pare vuole incontrare e riconquistare. A questo punto Rusty decide di far pedinare Danny da Linus e pochi giorni dopo Danny si procura l’attenzione asfissiante delle telecamere, in seguito a controlli di Terry su di lui. Questo gli costa un’espulsione dal gruppo (rivelatasi poi parte del piano) per permettere al giovane Linus di diventare il nuovo scassinatore del gruppo. Il fatidico giorno arriva e…
Dopo le fatiche di prodotti impegnativi come appunto Traffic o Erin Brokovich (2000), Soderbergh scioglie il guinzaglio al suo estro e ricama la commedia d’azione dell’anno. Ocean’s eleven è l’incontro tra una regia sofisticata, un montaggio geniale di Stephen Mirrone e una personalissima colonna sonora chill-out (o giù di li) di David Holmes, vera chicca del film. Oltre all’aspetto tecnico del film, c’è una sprintosissima squadra di attori inserita in un contesto di dialoghi veloci e furbastri (in originale è da sbellicarsi). Facile, leggero, svelto e nessuna paranoia…sembra l’erba migliore che si possa trovare ad Amsterdam, Ocean’s eleven è un massaggio shatzu che rigenera anche il pubblico più nervoso. La coppia di super sex-symbols Clooney-Pitt, che ha sicuramente più rilevanza rispetto agli altri attori, funziona alla perfezione tanto che i due oltre ad aver collaborato molto spesso successivamente sono anche ottimi amici. Rusty e Danny sembrano la versione anni 2000 di Redford e Newman de “La stangata”, ma nei loro scambi di battute hanno la sinuosità di Rumenigge nell’area della Cavese (cit.). Occhio alla versione trance di “Little Less conversation” di Elvis, rivista da Holmes.
Due seguiti, come gia detto: il primo, troppo supponente e mal montato è deludente, ma solo in parte; il secondo riprende fortemente il percorso del primo ma non ha la stessa forza del predecessore. Lo spin-off non aveva senso di esistere…
★★★★☆