Al Jearrau, principe di un soul che ormai è considerato musica classica, probabilmente sarà impegnato in qualche duetto con Freddie Mercury o con Michael Jackson. Lui era la voce che introduceva uno show di grande successo per la televisione statunitense nella seconda metà degli anni ottanta e che non ha avuto fortuna da noi. Va a capirci. È Moonlighting, serie tv del 1985, creatura di quel Glenn Gordon Caron che aveva trionfato con Fame tre anni prima e che dopo ha iniziato una lenta parabola discendente con il discreto Medium e nulla più. Moonlighting rappresenta il terzo rilancio della conturbante Cybil Shepherd e il trampolino di lancio di Bruce Willis. La serie fu interrotta al termine della quinta stagione a causa degli impegni sempre più importanti di Willis e per la gravidanza gemellare della Shepherd, pronta ad abbandonare le scene per dedicarsi alla famiglia e, proprio per queste ragioni, l’interruzione non fu brusca ma graduale.
Divertente, romantica e ricca di suspense, la serie si snoda fra le indagini dell’agenzia di investigazioni Blue Moon di David Addison, simpatico yuppie in cerca di successo e della sua socia Maddie Hayes, ex modella fascinosa finita nel dimenticatoio e prima cliente dell’investigatore. Intenti a risolvere casi di furti, omicidi, sparizioni o intrighi, Maddie e David iniziano anche un lungo flirt senza mai giungere a destinazione, almeno fino ai primi segnali di stanchezza della serie.
L’asso mella manica di Moonlighting potrebbe essere la sceneggiatura di base, dotata di tre generi mixati alla perfezione e ripartiti in 46 minuti per episodio. Oppure una regia sempre solida pur se molto classica, o una fotografia di Gerald Finnerman calda e intensa o anche una colonna sonora validissima. La verità è che in alcuni episodi i due protagonisti iniziano a guardare in camera e si rivolgono agli spettatori per determinare la loro storia e capire cosa gli sceneggiatori della serie stessa hanno intenzione di fare con lodro due, citando mediocrità di copioni o di musiche calzanti. La cosiddetta “rottura della quarta parete” è la vera scommessa vinta e che rende questa serie unica nel suo genere. Sommando tutti questi dettagli, si può affermare che Moonlighting è un prodotto unisex, con una forbice di target di 40 anni. Se si ha il duro compito di trovarle dei difetti, bisogna necessariamente evidenziare i tanti momenti d’azione troppo goffi (ma che risultato precisi in relazione al mood generale) e la troppo pesante tendenza a dare più risalto alla storia travagliata dei due soci (ma è davvero un difetto?).