Urban Legend: Final cut (2000)


Urban LegendsDifficile pensare che un compositore e direttore d’orchestra possa dirigere un film di Hollywood: caso raro quello di John Ottman, il quale ha sì creato le colonne sonore de I soliti sospetti, X-men 2 e Halloween H20, ma ha anche vinto una statuetta per il miglior montaggio per il recentissimo Bohemian Rhapsody. Ottman è un artista polivalente che si è ritrovato a dirigere anche il seguito del piccolo ma discreto thriller Urban Legend (1998). Urban Legend: final cut, uscito due anni dopo il suo predecessore gode di un buon cast capeggiato da Jennifer Morrison (che in futuro diverrà famosa per la serie di Once upon a time), Matthew Davis, Hart Bochner, Eva Mendes e Loretta Devine, unico nome presente anche nel primo film. Uscito a ridosso dell’autunno del 2000 ha ottenuto un grande successo al botteghino (quasi 40 milioni di dollari contro un budget di 14). Dopo questo secondo episodio riguardante le leggende metropolitane, è stato creato un ulteriore seguito chiamato Urban Legend: Bloody Mary, distribuito solo in home video e totalmente distaccato dalla linea narrativa dei film precedenti.

Il film si apre con un assistente di volo che attacca i passeggeri e l’equipaggio di un aereo, il che si rivela essere il set di un film ad un’accademia cinematografica. Mentre gli studenti preparano i film da portare come tesi e per il prestigioso premio Hitchcock, una di questi, Amy Mayfield è indecisa sull’argomento del suo lavoro; ma dopo una conversazione con la guardia di sicurezza Reese Wilson (trasferita in questo campus dopo gli eventi del primo film), decide di girare un film su un serial killer i cui omicidi richiamano alcune leggende metropolitane. Quella sera Lisa, una studentessa, mentre è in un bar a bere viene drogata e successivamente rapita. La ragazza si risveglia in una vasca da bagno piena di ghiaccio e scopre che le è stato rimosso un rene. Attaccata dal suo rapitore, cerca di fuggire da una finestra, ma rimane decapitata dal vetro della stessa. La sparizione di Lisa non viene notata nell’ambiente del college, che la ritiene in viaggio. Il giorno seguente, Amy si sta preparando a girare il suo film, ma è abbandonata dal cameraman prescelto, Toby Belcher, che la accusa di avergli rubato l’idea per la tesi. Così le registrazioni iniziano con un altro cameraman, Simon. Urban Legends_4La sera Sandra, l’amica attrice di Amy che interpreta la vittima di una scena del film, ritorna nello studio cinematografico vuoto dove ha lasciato le chiavi dell’auto; qui viene aggredita dall’assassino di Lisa. La troupe di studenti visionando il materiale girato, tra i diversi ciak della ragazza, vede alcune scene raccapriccianti sulla morte di Sandra che sembrano essere reali e che nessuno di loro ha girato. Ma la mancanza del corpo e in virtù del fatto che Sandra doveva partire, la sua scomparsa non viene annunciata al resto della scolaresca. Travis Stark, uno studente amico di Amy e da lei segretamente amato, depresso dopo aver ricevuto una votazione appena sufficiente per il suo film, viene trovato suicida nella torre del campus. Amy si reca nottetempo nella torre venendo sorpresa da Trevor, il fratello gemello di Travis, che sostiene l’impossibilità del suicidio del fratello. La notte seguente Simon viene attaccato dal killer, ma le sue urla non vengono udite perché gli amici stanno girando la scena dell'”urlo di mezzanotte”. Amy, l’unica ad averlo sentito tramite le cuffie, diviene sospettosa e chiede a Reese di poter guardare i video della sorveglianza. Dopo aver trovato l’assalto a Simon nelle cassette, si ritrova faccia a faccia con l’assassino…

Numerosi sono i difetti di questo seguito. Già nel primo film si evidenziavano alcune lacune registiche notevoli, ma grazie ad un soggetto interessante e un cast sicuramente in grado di reggere una sceneggiatura del genere e oltre, il risultato fu più che sufficiente. Diverso in questo caso: sia il cast che la trama soffrono sin dalle prime scene, il cast in modo anche maggiore. Se infatti Urban Legend era un film incentrato sulle leggende metropolitane, dall’inizio alla fine, qui la citazione si ferma a metà del primo tempo, dove la protagonista Amy decide di girare un film basato su queste leggende. Urban Legends_2Fine del film in pratica. Il resto è parente di Scream o So cosa hai fatto e si rigioca ad eliminazione diretta senza andare a scomodare il buon vecchio Dieci piccoli indiani, perchè di quello si tratta. C’è il killer mascherato (da schermidore giapponese?) e una scarsa dozzina di personaggi di debolissimo spessore che vengono tirati in ballo per il più noioso dei bodycount. La povera Loretta Devine, unica caratterista valida, è costretta quasi a ironizzare su stessa per dare tono alla sua inutile presenza. Peccato davvero comunque. A discapito di quanto detto, il film di Ottman che non nasconde la sua poca innovatività per angolazioni e piani sequenza, dispone di una bella fotografia (Brian Pearson) e di una valida colonna sonora (Ottman stesso e Damon Intrabartolo). Che dietro ci sia la presenza di un signor produttore come Neal H. Moritz e la sua Phoenix Pictures e che la Columbia abbia distribuito la pellicola si vede, la qualità del prodotto è indiscutibilmente buona. Ma la sostanza è che si di fronte ad un mediocre (se non scarso) filmetto da seconda serata e nulla più. Nel finale si rincontra anche la bella Rebecca Gayheart, presente nel precedente film per ovvi motivi.

★★✬☆☆

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