Al termine di un percorso iniziato con il voluminoso X-Men – L’inizio (2011), la tetralogia del sottomondo Marvel dedicato alla squadra di Xavier si chiude con il capitolo dedicato a Fenice Nera, Dark Phoenix nell’originale. L’epico percorso degli X-Men termina quindi con il radicale cambiamento del personaggio di Jean Grey, l’unico capace di ospitare la cosiddetta Forza Fenice, e con la conseguente drammatica battaglia finale. In questo atto conclusivo ritroviamo quasi tutti i protagonisti del precedente Apocalisse: James McAvoy, Michael Fassbender, Sophie Turner, Jennifer Lawrence, Tye Sheridan Alexandra Shipp e la new entry Jessica Chastain nel ruolo del capo alieno Vuk. Diretto dall’esordiente Simon Kinberg (sceneggiatore dei precedenti X-Men e del memorabile Sherlock Holmes del 2009), è uscito nelle sale italiane lo scorso 6 giugno ottenendo un mediocre successo, il più basso esordio per la saga X-Men: tuttavia al momento l’incasso globale ha superato il budget iniziale di 200 milioni dollari.
Nel 1975, una Jean Grey ancora bambina usa inavvertitamente la sua telecinesi causando un incidente stradale dove muoiono i suoi genitori. Poco dopo, il professor Charles Xavier la porta alla sua scuola per giovani dotati, dove blocca mentalmente il ricordo dell’incidente e la aiuta a perfezionare le sue abilità psichiche.
Nel 1992, nove anni dopo la devastazione mondiale causata da En Sabah Nur, le azioni dei mutanti al Cairo hanno contribuito a mettere sotto una luce più positiva la squadra degli X-Men, composta da Jean, Ciclope, Bestia, Tempesta, Nightcrawler, Quicksilver e Mystica, tanto chi gli X-Men sono visti come eroi nazionali e rispondono a un segnale di soccorso dello Space Shuttle Endeavour, che viene gravemente danneggiato da un potente brillamento solare. Mentre gli X-Men salvano tutti gli astronauti, Jean rimane bloccata nello Shuttle e assorbe tutta l’energia nel suo corpo. La giovane sopravvive all’evento e i suoi poteri psichici risultano notevolmente amplificati. Così facendo il blocco mentale posto da Xavier viene distrutto; Jean inavvertitamente provoca un incidente alla scuola di Xavier dopo un esaurimento nervoso, per poi scappare. Si reca nella sua città natale di Red Hook dopo aver scoperto che suo padre è ancora vivo. Gli X-Men la raggiungono e tentano di portarla a casa, ma dopo uno scontro uccide accidentalmente Raven e ferisce gravemente Pietro prima di volare via.
Jean si reca allora nell’isola dei rifugiati mutanti di Genosha per cercare aiuto da Erik Lehnsherr, alias Magneto, nel controllare i suoi poteri, ma viene respinta dopo aver ingaggiato un combattimento con le forze militari statunitensi incaricate del suo arresto. Sola e disperata, Jean incontra Vuk, la leader di una razza aliena conosciuta come i D’Bari, che le spiega che è stata posseduta da una forza cosmica che anni prima ha annientato il loro pianeta natale. Il potere ha sempre distrutto tutto quello che incontrava, ma non Jean…
Se mi metto a fare il buonista, posso tranquillamente giudicare Dark Phoenix come un piacevole filmetto di cazzeggio. Ne più, ne meno. Può bastare? Dark Phoenix è drammaticamente povero di energia: il male è goffamente rappresentato da un’orda di “superzombies” capitanati dall’inespressiva Vuk, gli attori (attenzione, in campo ci sono il due volte candidato all’Oscar Fassbender, il sempre più bravo McAvoy, il Premio Oscar 2013 Jennifer Lawrence e il Golden Globe 2012 Jessica Chastain) sono incredibilmente svogliati come poche altre volte ho visto in un film della MCU, il montaggio di Lee Smith ridicolizza una narrazione già di per se antica (ma qui non c’è colpevole, la storia originale è datata 1980), ma soprattutto il guaio più grosso è proprio Jean Grey, interpretata dalla pietritica Sophie Turner. La Turner, che ha da poco terminato la controversa serie de Il trono di spade (2011-2019), è tornata a vestire i panni del più forte telepate dell’Universo Marvel, ma più delle volte precedenti ci lascia un’interpretazione blanda e priva di pathos, soprattutto nella parte finale: Sophie Turner ha tre espressioni facciali e per quanto mi riguarda è sufficiente, perchè per dare emotività ad un disegno bisogna fare decisamente di più e se Sansa Stark poteva quantomeno vantare un blocco caratteriale per i fatti che le sono accaduti durante la travagliata corsa al trono, qui, non è così giustificabile.
Questa considerazione non salva comunque il resto del cast, dove i pluripremiati attori elencati in precedenza hanno una flemma quasi sbalorditiva in cui si fa fatica a scegliere il meno peggio. Dispiace soprattutto per McAvoy e Fassbender che fanno la figura dei beceri, quando alle spalle hanno interpretazioni assai migliori. Ad aggiungere carne al fuoco ci voglio inserire anche la “magistrale” interpretazione di Alexandra Shipp (doppiata da Sabrie Khamiss, chi????), qui nei panni di Tempesta, la quale ha adesso anche il potere di congelare le cose (?).
Di questo triste atto conclusivo si salvano a mani basse le bellissime musiche di Hans Zimmer, professionale come sempre, e paradossalmente il finale, non così apocalittico (il pianeta non rischia l’estinzione) ma circoscritto ad un epico disastro ferroviario.
Peccato, perchè questo finale poteva davvero puntare molto più in alto e chiudere in bellezza un cammino lungo 20 anni.
★★☆☆☆