Amare o detestare il decennio degli ’80 è un fatto completamente soggettivo, soprattutto dopo (almeno) un quinquennio che ha generato un secondo amore per quel periodo fatto di colori fluorescenti, uso spropositato di lacca, neon ovunque e atmosfere fumose. Di tutte quante le serie revival su questa decade, l’opera dei Duffer Bros si conferma la migliore, non c’è titolo che tenga. Il successo che Stranger Things ha portato alla sua piattaforma, Mamma Netflix, è inarrivabile e con questa terza stagione, si conferma senza ombra di dubbio, la punta di diamante. Terza stagione quindi, e a Hawkins in Indiana, teatro anche degli eventi passati, tutto è un pò cambiato. Rispetto a stagione due abbiamo un nuovo splendido centro commerciale, Hopper (un grande David Harbour) ha preso qualche chilo in più e ha deciso di emulare Magnum Pi e i suoi baffi, Mike e Undici stanno insieme e si sbaciucchiano continuamente (com’è giusto che sia), anche Max e Lucas si frequentano anche se la ragazzina è decisamente furastica rispetto alla sua amica, Dustin sta tornando da un campo estivo e non vede l’ora di riabbracciare i suoi amici e Will, il povero Will, sembra stare bene dopo tutte le disavventure che gli sono capitate. Anche per gli altri personaggi ci sono dei cambiamenti: Joyce sta mettendo in liquidazione il suo emporio a causa dell’apertura dello Starcourt Mall, luogo dove ora lavora Steve che da stronzo è diventato probabilmente il personaggio più simpatico di tutti: Bei Capelli Steve lavora nella buffa gelateria Ahoy assieme alla sua collega Robin (Maya Hawke, nuovo e magnifico personaggio). Il vero stronzone della seconda stagione, Billy, è ora uno dei bagnini della piscina comunale di Hawkins ed è il sogno erotico di tutte le bagnanti over 18.
Stranger Things riparte da qui, dove tutto sembra tornato alla normalità e le canzoni di quel periodo (siamo a luglio 1985) suonano festose tra walkman e giamaicani hifi stereo. Ma durante la visione del cult Il giorno degli zombi di George A. Romero, Will percepisce qualcosa. Centinaia di metri sotto terra, una compagine sovietica sta infatti tentando di riaprire la barriera che separa il nostro mondo dal sottosopra nella speranza di poter usare le creature che vivono al suo interno come possibile arma contro gli USA: è il 1985 e siamo in piena guerra fredda. La macchina creata dai sovietici consiste in un flusso di energia potentissimo che tuttavia fallisce: il varco non si apre e a farne le spese è il capo progetto, che viene ucciso da un soggetto che omaggia al 97% il Terminator di Schwarzenegger. Eppure qualcosa dal Sottosopra riesce ad uscire. Il gigantesco Mind Flayer è in cerca di un nuovo corpo ospite per distruggere una volta per tute la razza umana. La battaglia ha inizio.
La stagione tre non delude le aspettative, si apprezza sin dal primo episodio e basa il suo straordinario successo (record su Netflix) grazie ai suoi personaggi che fanno tutti un salto di qualità. Questo non significa che la stagione è perfetta: ci sono cose che non vanno e ora vediamo quali.
Sicuramente l’entrata in scena dei sovietici, che va giustificata se ci si vuole completamente immergere in quella dimensione vintage, non è un’arma vincente, eppure il personaggio del super soldato e del dottor Alexei funzionano bene, il secondo anche meglio quando inizia a collaborare e a godersi un pò di sano provincialismo americano. Oltre ai pericoli del Sottosopra che, da un punto di vista narrativo, iniziano a perdere qualche colpo per la necessaria ripetitività, torna anche la divisione in gruppi e relative storyline: se il duo Steve e Dustin si rafforza con l’arrivo del duo femminile Robin e Erica (sorella di Lucas), l’altro gruppo composto da Mike, Lucas, Max, Undi e Will ha la responsabilità di essere non solo quello principale ma detiene anche l’asso della manica di questa terza stagione ossia il tema dell’adolescenza, ma ci torneremo; gli altri due gruppi sono composti da Joyce e Hopper che tornano a collaborare assieme e ai quali si aggiungeranno il divertente complottista Murray (personaggio vincente della seconda stagione) che qui ha un ruolo importante e d’azione e il Dott.Alexei, inizialmente preso come ostaggio ma che si rivelerà un ottimo caratterista; infine restano Jonathan e Nancy, i quali lavorano alla redazione del giornale locale e avranno modo di investigare su uno strano caso di ratti, caso che si collegherà con i fatti principali solo più tardi.
La terza stagione è tecnicamente meravigliosa, la ricostruzione dello Starcourt, le scenografie, trucco e costumi, la straordinaria compilationdi canzoni selezionate per la colonna sonora sono eccellenti: qualche piccolo errore anacronistico ma poco importa – e in aggiunta una geniale entrata in scena di Ritorno al futuro, che uscì proprio a ridosso di quel 4 luglio e i volti dei ragazzi all’interno della sala con lo stupore sui volti la dice tutta – e le ambientazioni sono ricostruite con una pignoleria per i dettagli. Davvero un ottimo lavoro.
Oltre a questo ecco la migliore delle carte di questa stagione, il tema dell’adolescenza. Al termine della stagione 2, il gruppo di ragazzi si era ritrovato, ma si è scontrato per la prima volta con il problema dell’amore, chi più chi meno: in questa stagione questo aspetto trasforma molti dei personaggi e, se le conseguenze sono per alcuni aspetti negative, per noi spettatori è aria nuova che da nuova linfa a questa serie così piacevolmente nostalgica. L’adolescenza porta ad isolare il povero Will, che si rifiuta di crescere rispetto ai suoi coetanei Mike e Lucas, già incasinati con le loro rispettive fidanzatine e la sua reazione è forte, triste e anche liberatoria per un personaggio che fino ad ora aveva solo subito le torture da parte delle creature del Sottosopra. Anche Dustin si ritrova da solo: mentre tenta di far vedere il funzionamento di una potente antenna ai suoi amici, viene abbandonato da questi e la storia del suo presunto fidanzamento a distanza sembra un tentativo disperato di mettersi in paro con i suoi coetanei. Crescono anche Jonathan e Nancy ma la coppia, a differenza dei più piccoli, annoia un pò troppo e i personaggi sembrano soffrire una lieve evoluzione.
E la trama principale? Ci arriviamo ora, tranquilli. Tutto ruota intorno a Billy (Dacre Montgomery fa un balzo attoriale notevole), che viene posseduto dall’entità Mind Flayer e si traveste da profeta per una contaminazione modello La cosa di Carpenter o Invasione degli ultracorpi che colpirà molti deigli abitanti di Hawkins, cittadina che si prepara a festeggiare il giorno dell’Indipendenza con il sindaco corrotto Larry Kline (un ottimo Cary Elwes, storico protagonista de La storia fantastica), responsabile dell’invasione segreta dei russi.
La linea narrativa, insomma, si snoda un pò come nelle stagioni precedenti ma con più carne al fuoco e con un visibile miglioramento scenografico, con effetti speciali di pregevole fattura e con un finale davvero splendido. La questione è che il vero mostro è proprio l’adolescenza, che non uccide (in toni spletter) i nostri eroi, ma incide certamente di più del terzo attacco del Sottosopra, ragione per cui ci si affeziona di più alle emozioni dei protagonisti che alla loro incolumità, un pò come accade per il duo Steve-Robin, che se sin dalla loro prima conversazione si ha l’idea di come possano diventare una splendida coppia, mentre sono torturati dai sovietici scoprono che le cose non possono andare come dovrebbero e il senso di dolce-amaro ci lascia molto appagati. Tra i momenti memorabili attenzione all’ultima puntata dove Dustin riesce finalmente a contattare la tenera Suzy e i due si cimentano in un duetto cantato molto divertente; sempre nell’ultima puntata, oltre alla grande perdita (?) che subirà il cast rpincipale, c’è la questione dei poteri di Undici che sembrano svaniti dopo che la ragazza viene infettata dal Mind Flayer.
Stranger things 3 è piena di carne al fuoco, tanto da vedere e tanto di cui parlare, anche perchè le porte aperte per la prossima stagione sembrano poche, anche se di grande portata, e per qualcuno potrebbe addirittura bastare così. Sicuramente, sapendo che i Duffer Borthers hanno garantito una possibile chiusura con la quinta stagione, dopo questa ottima terza le aspettative si alzeranno e così il rischio di incappare in una “trappola”. Duffers non deludeteci.
4 risposte a "Stranger things 3 (2019)"