Erano i tempi di Storie Incredibili (1985-1987) e di Ai confini della realtà (1985-1989) in televisione, tempi in cui andavi al cinema d’estate magari ti ritrovavi a vedere roba come Il ragazzo che sapeva volare (1986), Voglia di vincere (1985) o Legend (1985), tempi di storie non eccezionali ma di belle favole. Quei titoli che noi nostalgici dovremmo avere tutti in VHS e poi in formato digitale, perchè sono le storie che ci hanno cresicuto. Miracolo sull’8ª strada è un film del regista Matthew Robbins, sceneggiatore di Incontri ravvicinati del terzo tipo e che ha collaborato nella futura trasposizione di Pinocchio di Matteo Garrone. Scritto da Mick Garris assieme alla collaborazione dello stesso Robbins, S.S. Wilson e Brad Bird per la sceneggiatura, questa pellicola vanta la partecipazione di due eroi (Hume Cronyn e Jessica Tandy) del divertente Cocoon – L’energia dell’universo (1985) ebbe un buon successo al botteghino. Tuttavia è un titolo che venne ben presto dimenticato a causa di una cospicua dose di titoli competitivi. Nel cast figurano anche Frank McRae, la povera Elizabeth Pena, John Pankow e Wendy Schaal. Il film venne girato nella tarda estate del 1986 ma venne distribuito a Natale dell’anno successivo a causa del complesso traffico di titoli di genere fantastico di quel periodo.
Un fatiscente palazzo a New York diventa l’oggetto del desiderio di Carlos Chavez, un cinico criminale che per conto di uno spietato industriale ha il compito di “convincere” gli abitanti del palazzo a lasciare le proprie abitazioni in cambio di un incongruo risarcimento. Poiché il vecchio quartiere è stato raso al suolo per consentire il progetto futuro di costruire nuovi grattacieli e uffici, il vecchio palazzo è l’unico edificio rimasto in piedi e ciò è rovina del progetto per il magnate. Tuttavia gli abitanti del palazzo (gli anziani coniugi Riley, proprietari di una tavola calda a pianterreno, Harry, un anziano pugile di colore, l’artista Mason e Marisa, giovane ispanica incinta), non hanno alcuna intenzione di abbandonare le proprie case e tentano una debole resistenza, che però non fa altro che istigare maggiormente Chavez che fa distruggere la tavola calda dei Riley da Carlos, un giovane delinquente alle sue dipendenze. Ad intervenire in favore dei poveri inquilini arrivano delle minuscole creature extraterrestri, dalla forma di piccoli dischi volanti che hanno scelto proprio il tetto del palazzo per far crescere la propria prole. I pacifici alieni ricostruiranno il ristorante dei Riley e aiuteranno gli inquilini a difendersi da Chavez. Faye Riley, moglie di Frank, è afflitta dall’Alzheimer e crede che Carlos sia il suo defunto figlio Bobby, morto molti anni prima in un incidente, poiché gli somiglia molto e cerca più di una volta di proteggerlo dalle risse in cui finisce. Faye lega subito con i piccoli alieni e intuisce alcuni dei loro problemi, aiutandoli anche far nascere i loro piccoli. Dopo alcuni giorni, gli inquilini si domandano su cosa siano in realtà o per quale motivo siano venuti proprio lì da loro. Frank non dà peso a queste domande, credendo che essi si siano presentati perché avevano visto che avevano bisogno di aiuto. Cercando di avere altri chiarimenti, Marisa e Mason provano a cercare notizie sui giornali, o su possibili avvistamenti, ma senza trovare nulla. Persino le telefonate alle agenzie segrete non danno alcun risultato.
Dopo poco gli inquilini si convincono che gli alieni si siano presentati a loro proprio perché avevano bisogno di aiuto…
Grazie ad un’attenta supervisione di Spielberg, il film di Robbins è piuttosto scorrevole, trama godibile per quanto semplice ma puntellata da una ironia dolceamara che disegna molto accuratamente il disagio dei tanti abitanti dei sobborghi newyorkesi prima dell’avvento di Giuliani, il Sindaco che consegnò alla Grande Mela una nuova identità. Al di là dell’arrivo dei simpatici alieni, meravigliosamente creati da Tad Krzanowski per la ILM, è la tematica sociale che fa da padrone: l’anziana coppia Cronyn-Tandy (storica coppia anche nella vita privata) funziona perfettamente, sia per le condizioni economiche precarie sia per lo stato in cui si ritrovano a vivere gli ultimi anni di vita. Elizabeth Pena, Dennis Boutsikaris e Frank McRae sono spalle che non invadono mai il sacro suolo toccato dai sue veterani, già ebri del successo di Cocoon (anche lì recitano insieme) e danno respiro ad una storia che forse pecca un pò troppo a regalare emozioni forzate. A dare una mano alla regia ci sono i supporti di John McPherson alla fotografia e il compianto James Horner alle musiche.
*Batteries not included (splendido il titolo originale) è un giocattolo di pregevole fattura che ha le uniche (ma importanti) colpe di un buonismo troppo sfacciato e quell’anima troppo infantile degli anni ’80 che vuole necessariamente mischiare la cultura pop con l’evento extraterrestre. Con una storia che non richiede impegno, la bravura di Jessica Tandy l’ha portata a vincere un Saturn Award dopo che la stessa aveva vinto un Oscar con Cocoon. Grazie a Dio nei tempi recenti è stato distribuito il dvd targato Universal: ahimè tanti titoli di quel periodo, con il tempo, si sono persi.
★★★☆☆
Una risposta a "Miracolo sull’8ª strada (1987)"