Con la banalità più trionfante iniziamo con “squadra che vince, non si cambia”. Originale eh? Si vabbè, ma questa considerazione la faccio volentieri per un cult come Ghostbusters II, dove tornano tutti coloro che hanno reso il primo immortale film il titolo del 1984, anno in cui i maggiori incassi li ottennero pietre miliari come Indiana Jones e il tempio maledetto, Beverly Hills Cop, All’inseguimento della pietra verde e Scuola di Polizia. Sono passati 5 anni e, all’alba del 1988, Reitman, Aykroyd, Ramis & co. iniziano a generare il sequel che sarà la cosiddetta “main attraction” del 1989. Tornano ovviamente tutti i volti del predecessore: Bill Murray, Sigourney Weaver, Ernie Hudson, Annie Potts e Rick Moranis in primis; si aggiungono al cast Harris Yulin, Peter MacNicol e Wilhelm von Homburg. Presentato in pompa magna il 16 giugno, il film fu ovviamente un grandissimo successo ma non all’altezza del primo film e fu oggetto di critiche non proprio positive.
New York. Sono passati 5 anni da quando gli Acchiappafantasmi liberarono la città dal semidio sumero Gozer, e da allora non vi è stata più traccia di fenomeni paranormali. I componenti del team si sono separati: Peter Venkman conduce Mondo Medianico, una trasmissione televisiva sul paranormale; Egon Spengler è diventato ricercatore presso The Institute for Advanced Theoretical Research; Ray Stantz ha aperto l’Occultoteca, un negozio specializzato nell’occulto, e arrotonda, animando con Winston Zeddemore delle feste per bambini. Dana, la vecchia fiamma di Peter, ha avuto un figlio, Oscar, da un musicista, ma lo cresce da sola poiché il compagno è andato via, in Inghilterra. Un giorno, mentre cammina spingendo Oscar sul passeggino, quest’ultimo si muove da solo sul marciapiede, per poi uscire sulla strada, nel bel mezzo del traffico cittadino, fermandosi poi nei pressi di un tombino. Preoccupata da questo, decide di contattare solo Egon e Ray, non volendo incontrare Peter. Venkman però scopre la cosa, unendosi alle indagini, ed i tre ipotizzano un qualche collegamento con le fogne coincidenti con quel tombino. Si travestono da operai e iniziano uno scavo nel sottosuolo; Ray si imbatte in un fiume di melma rosa, di cui preleva un campione. Tirandosi su, però, provoca la rottura di una tubazione, che causa un black out che paralizza la città. Gli Acchiappafantasmi vengono così arrestati e trascinati in tribunale. Quando sembrano oramai ad un passo dalla condanna, un reperto esibito dall’accusa, il barattolo contenente un campione di melma, inizia a ribollire ad ogni rabbiosa parola del giudice Wexler, fino ad esplodere, facendo comparire i fratelli Scoleri, criminali morti perché spediti alla sedia elettrica dallo stesso Wexler. Essendo stati giustiziati in quel modo hanno acquisito come fantasmi capacità elettriche, facendo esplodere gli oggetti con cui vengono in contatto. I tre acchiappafantasmi recuperano i loro zaini protonici e catturano gli esseri. Vengono prosciolti dalle accuse e, grazie ad una nuova ondata di invasioni ectoplasmatiche, si rimettono in affari con successo…
Tante risate, tanti e ottimi effetti speciali (Dennis Muren della ILM), tanti dubbi. Ghostbusters II potrebbe essere un vero e proprio caso da studiare in quanto non si riesce bene a capire quanto sia inferiore al primo: l’unica certezza è che inferiore lo è di sicuro.
L’impressione è che per tutto l’arco della durata ci sia una sensazione di fiacca e bassa sinergia attoriale (gli unici esenti da questa considerazione sono Bill Murray e Rick Moranis, tre gradini sopra gli altri). Poi bisogna fare i conti con una sceneggiatura troppo debole per un sequel che dovrebbe invece fare i fuochi d’artificio: le dinamiche sono troppo simili al primo film e questo potrebbe funzionare se non fossero passati cinque anni – un periodo troppo lungo per far si che quella comicità abbia macinato tanti titoli nel frattempo – e il risultato è blando, usurato dal tempo e, per questo titolo iconico, anche fastidioso. Sembra infatti di avere a che fare con una reunion forzata che non ha una trama all’altezza della situazione, dove le scene danno la sensazione di essere slegate l’una dall’altra, come una serie di sketch uno dopo l’altro, e quindi indeboliscono l’intera opera. Sebbene, come già detto, gli effetti speciali siano stati fortemente migliorati e per il 1989 sono eccezionali, le scelte di Reitman sembrano ridotte all’osso (vedi scena della Statua della Libertà, formula opposta dell’omino Marshmallow): il personaggio di Janosz (Peter MacNicol), sul quale grava gran parte della trama essendo lui il “braccio” delle forze del male, è un pianto, antipatico e noioso; quello di Vigo (von Homburg) è, sì statico per logica e spaventoso con quello sguardo malvagio, ma anche privo di empatia e questo lo condanna ad un piattume più unico che raro; anche la povera Jeanine non ha quella cazzimma del primo film e qui sembra la versione light di se stessa.
Peccato, davvero. Ghostbusters II, oltre ad essere comunque divertente e mai volgare (e qui devono essere ringraziati sia Ramis che Aykroyd per la qualità dei dialoghi) si può riassumere così: si è alla guida di una Murcielago che ha le prestazioni di una Tipo. Sì la Tipo. Quella dell’89, come l’anno del film.
P.S. Jason Reitman, figlio di Ivan, è al lavoro per portare sugli schermi il 3° capitolo (data prevista natale 2020). Non c’entra nulla con il reboot/sequel al femminile (film insulto) e mi chiedo se si tratti del solito tentativo nostalgico di riportare in scena una reunion non richiesta. Sicuramente Reitman ha l’obbligo di ridare lustro alla saga, ma sarà difficilissimo – assente di lusso il buon Harold Ramis, scomparso alcuni anni fa e, per noi italiani, senza Oreste Rizzini che fu la voce (unica per timbro e simpatia) di Peter Venkman. Speriamo bene, ma ho molti dubbi.
★★★☆☆
2 risposte a "Ghostbusters II (1989)"