Final destination (2000)

Final destination_0Come sembrano lontani gli anni ’90, anni ormai entrati di fatto nella sfera vintage, sempre più in voga negli ultimi tempi, fra look di rimando e canzoni alla radio che ancora ci sorprendono. E così lo è stato anche il cinema, specialmente quello horror, quel genere che oggi ha ancora più il sapore di tempi andati e di caratteristi macchiettistici. Dopo l’alba della nuova era degli slasher movie iniziata con Scream (1996), tanti sono stati i titoli che hanno fatto il pienone nei cinema in quel periodo ed è inutile ricordare i nomi più importanti: tra questi c’è sicuramente Final Destination, capostipite di una saga longeva e garanzia di successo al botteghino. Un crocevia di volti giovani che hanno avuto più o meno un futuro discreto nel panorama cine-telvisivo, con Devon Sawa e Ali Larter al comando e Kerr Smith, Seann William Scott, Amanda Detmerm, Chad Donnella e i più adulti e conosciuti Tony Todd e la bella Kristen Cloke. La data di uscita risale al marzo del 2000 e gli incassi parlano chiaro: 113 milioni di dollari contro una spesa di 23, motivo per cui la saga è stata un vero toccasana per la New Line Cinema, pronta a fare incetta di denaro (e premi) per la trilogia de Il signore degli anelli, uscita di lì a poco.

Un gruppo di una quarantina di liceali statunitensi sta per partire per una gita scolastica alla volta di Parigi. Fra di loro serpeggia l’eccitazione e l’entusiasmo per l’esperienza che si apprestano a vivere: solo il diciassettenne Alex Browning appare invece teso e preoccupato. Anche dopo essere saliti sull’aereo, l’atmosfera è serena. Il velivolo decolla ma pochi minuti dopo quella che sembra una partenza normale, i sedili iniziano a vibrare violentemente, le luci di bordo a tremolare. Final destination_3Successivamente, su uno dei fianchi dell’aereo si apre uno squarcio che risucchia nel vuoto alcuni passeggeri. Nel terrore sempre più crescente di chi invece è ancora a bordo, l’aereo inizia a perdere quota, per poi esplodere a seguito di una serie di corto circuiti. Qualche istante dopo, sentendosi scosso, Alex apre gli occhi di scatto, rendendosi conto di aver avuto solo un incubo. Quando però si accorge che i dialoghi dei compagni di classe ed altri piccoli particolari del suo sogno sono gli stessi anche nel momento presente, il terrore prende il sopravvento su di lui: tenta di scappare dall’aeroplano, pregando tutti gli altri passeggeri di scendere. La sua agitazione è tale da indurre gli assistenti di volo a riaccompagnarlo all’aeroporto, seguito da un gruppo di coetanei loro malgrado coinvolti nella situazione e ad un’insegnante che tenta di riportare la calma fra di loro. Ormai perso il volo, i ragazzi rassegnati vengono scossi da un boato che fa esplodere le vetrate della struttura dell’aeroporto: il loro volo è esploso, esattamente come nel sogno di Alex. I ragazzi e la loro insegnante, sotto shock per l’accaduto, vengono interrogati senza successo dalla polizia, per poi fare ritorno alle loro case. Ma questo è solo il pincipio di un’ulteriore scia di sangue…Final destination_4

Oltre a vincere un bel Saturn Award per miglior film horror del 2000, Final Destination, opera prima del regista icno-americano James Wong, è una spassosissima girandola di tensione che fa incetta di colpi sulla sedia (che non amo) ma che segue la classica eliminazione di personaggi dal più periferico ai principali. La caratterizzazione dei personaggi non si distingue per originalità, si passa dal neutrale protagonista Alex, alla misteriosa e affascinante Clear, all’aggressivo Carter, al buffone Billy, alla svampita Amanda, al simpatico Tod, insomma nulla che un Nightmare 3 (1987) non abbia già mostrato. Tuttavia è il ritmo serrato lungo tutta la pellicola a fare da padrone, visto che la sceneggiatura (Glen Morgan, Jeffrey Reddick, James Wong) non ha spunti straordinari se non il fatto che quello che il destino ha deciso non può essere fermato o quasi. Ecco, l’interesse dello spettatore, ricade sul uel “quasi”, ossia sulla microscopica possibilità che qualcuno possa salvarsi dalla Morte, magnificamente raffigurata nel volto privo di empatia del diabolico Tony Todd (ex Candyman) che si cimenta in un gustoso cammeo. Final destination_2Final Destination è solo il primo di una lunga saga di film, i quali tendono a seguire tutti la stessa linea narrativa, dove allo scampato macro-incidente seguono una per una le morti degli scampati, una più violenta dell’altra: i seguiti non fanno altro che aumentare la dose splatter e la spettacolarizzazione della violenza. Per chi non ha altro da vedere, è sempre un buon vedere.

★★★☆☆

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