A distanza di 27 anni (volutamente ?) dalla storica trasposizione targata Warner e diretta dal fedele allievo di Carpenter, Tommy Lee Wallace, ecco il nuovo adattamento cinematografico di quello che potrebbe essere il miglior romanzo di Stephen King scritto fino ad ora. Sebbene la pellicola sarebbe dovuta essere diretta inizialmente da Cary Fukunaga (True Detective, Maniac e il prossimo 007), la firma è di Andy Muschietti che tanto era stato considerato come un enorme talento dopo il successo dell’inquietante La Madre (2012). La nuova trasposizione di IT è stata girata tutta assieme per poi essere divisa in due tronchi da due ore e mezza circa l’uno: tali capitoli saranno distribuiti a distanza di due anni l’uno dall’altro. Nel primo, che narra le vicende dei protagonisti in età pre adolescenziale, troviamo Jaden Lieberher, Sophia Lillis, Jeremy Ray Taylor, Finn Wolfhard, Jack Dylan Grazer, Wyatt Oleff, Chosen Jacobs e Bill Skarsgard nel ruolo di Pennywise, ereditando quindi la parte che all’epoca andò a Tim Curry, unica nota positiva di un film sostanzialmente mediocre. Nel secondo film, oltre alla presenza dei giovani attori, troviamo gli stessi personaggi cresciuti di 27 anni e che sono interpretati da James McAvoy, Jessica Chastain, Jay Ryan, Bill Hader, Isaiah Mustafa e James Ransone. A differenza della precedente trasposizione che rispettava quasi alla lettera gli anni in cui il romanzo era ambientato (1960-1990 invece che 1958-1985). L’opera di Muschietti non ha soltanto riscontrato pareri positivi da parte della critica ma ha anche ottenuto un ottimo successo al botteghino, sia con il primo che con il secondo film.
SINOSSI CAPITOLO UNO
Durante una giornata piovosa del 1988 a Derry nel Maine, il piccolo Giorgie Denbrough, mentre gioca con la barchetta di carta preparatagli del fratello maggiore il balbuziente Bill, viene brutalmente ucciso da un misterioso clown che lo trascina nelle fogne della città. A un anno di distanza dal brutale omicidio del bimbo di 6 anni, Bill e alcuni suoi amici cercano di scampare alla balordaggine del bullo Henry Bower e alla sua banda mentre tentano di trovare svago nei pressi dei Barren della città. In tutto ciò Bill è convinto che il corpo del fratellino potrebbe trovarsi nei paraggi, poichè non è stato mai ritrovato. Nel frattempo il giovane Ben Hascom, bambino in sovrappeso innamorato della bella coetanea Beverly Marsh, scopre che Derry è stata a lungo teatro di disgrazie e sparizioni, di violenze e omicidi. Il ragazzo in seguito si unirà al gruppo di Bill assieme a Beverly e al taciturno Mike Hanlon: tutti assieme si renderanno conto che la radice del terrore è il mostro che li sta tormentando da tempo e che nella maggior parte dei casi risulta avere il volto di un clown. Prendendo coraggio decideranno di fermarlo andando a cercarlo nella sua tana, la quale ha la porta d’ingresso in una casa da tempo abbandonata nella periferia di Derry…
SINOSSI CAPITOLO DUE
A distanza di 27 anni, il gruppo di Bill “i perdenti”, si è allontanato da tempo da Derry. Ognuno di loro conduce una vita quasi normale. L’ecczione la fa Mike Hanlon, l’unico del gruppo ad essere rimasto nella cittadina. Durante una fiera, un ragazzo gay viene pestato a sangue da un gruppo di balordi e gettato nel fiume davanti agli occhi del suo compagno, che una volta liberatosi dalla banda di violenti, cerca di soccorrerlo. Ma quando vede che qualcuno è arrivato prima di lui, non ha il tempo di ringraziarlo che la figura uccide a morsi il compagno già in fin di vita. MIke Hanlon, che è collegato illegalmente con la radio della polizia, accorre sul posto della tragedia e scopre nel canale un’enorme quantità di palloncini rossi: IT è tornato.
Mike si precipita a chiamare i suoi vecchi amici, i quali trent’anni prima avevano fatto la promessa di sangue che se It fosse tornato loro dovevano tornare. Tutti rispondono alla chiamata, tutti tranne Stan Uris, che senza troppe spiegazioni si toglie la vita in bagno. I ragazzi cresciuti si ritrovano ad un tavolo di ristorante e, a poco a poco, iniziano a ricordare tutto: sembra infatti che l’allontanamento da Derry avesse cancellato i brutti ricordi e la drammatica battaglia contro il male. Nonostante i vari tentativi di fuga per la paura di alucni di loro, il gruppo si compatta e decide di uccidere IT una volta per tutte.
Sebbene si possa parlare di IT 1 e 2 come un’opera continua, i due tronchi di pellicola possono essere effettivamente divisi e analizzati accuratamente. La maggior parte della critica ha ovviamente focalizzato l’attenzione prima sull’uno poi sull’altro: non farò così.
Fukunaga e Muschietti, devoti fan di King, hanno la necessità di riproporre alcuni schemi narrativi distaccandosi da quelli del romanzo, ma riproponendoli secondo una continuity più esile, avulsa dai vari flashback di cui il romanzo ne è pieno. Chiaro quindi che nel primo film ci sono solo i “perdenti” giovani, nel secondo vediamo gli adulti con alcuni rimandi al passato.
Il primo atto di questa reinterpretazione è una versione estremamente curata, violenta e terrificante: a partire dall’omicidio del piccolo Georgie si intuisce l’efferatezza del killer e la voglia di mostrare di più del regista. Nonostante qualche piccola falla negli effetti speciali, il Pennywise di Skarsgard è notevole, sicuramente meno simpatico di Tim Curry ma anche più crudele: Curry aveva il dono di sgranare gli occhi per dare più espressività possibile al suo personaggio, Skarsgard conta di più sull’aspetto degradato e sulla luccicanza degli occhi nel buio, dettaglio che a suo tempo Wallace aveva praticamente eliminato. Se nel 1990 i giovani attori capitanati da Johnathan Brandis (prematuramente scomparso per suicidio nel 2003) erano stati molto validi, il lavoro dei perdenti in questa rivisitazione è anche maggiore, la chimica nel giovane cast è tangibile. IT è capace di terrorizzare senza sfruttare i jump scare, accumula tensione e disagio allo stesso tempo….era una sensazione che non si provava dai tempi del miglior John Carpenter. La battaglia finale che ha inizio nella casa di Nebolt Street e si conclude nel cuore della tana di IT, nelle profondità della terra: Muschietti è stato capace di rendere valido un momento tanto disturbante quanto “effimero” (non ci sono vittime).
IT – capitolo uno rende giustizia ad una delle storie più inquietanti della narrativa contemporanea, contando su una sceneggiatura robusta e su un gruppo di attori spinti dalla voglia di creare più pathos possibile: è la base su cui edificare la seconda parte, che ha il compito di chiudere il cerchio e onorare il romanzo.
Capitolo Due non ha un compito semplice. Muschietti (stavolta senza la presenza di Fukunaga alla sceneggiatura) stringe al massimo la cinghia del minutaggio ma il risultato complessivo è un audace 169 minuti e sebbene sembri molto tempo, il film risulta piu frettoloso del previsto, questo almeno nella sua prima metà: lo sceneggiatore Gay Dauberman lascia spazio alla ripresentazione dei protagonisti nelle proprie dimensioni e poi si affretta a farli collidere nella Derry del 2016. Del cast cresciuto va sicuramente detto che sia Bill Hader che James Ransone (Richie e Eddie) rubano la scena agli altri quasi dalle primissime battute – è l’incipit di un finale davvero toccante – e questo non giova al gruppo: si perchè attori del calibro come McAvoy e Chastain faticano a farsi notare, per non parlare di Isaiah Mustafa e Jay Ryan (Mike e Ben) che quasi finiscono nel dimenticatoio quando invece nel primo film c’era molto più ordine. La tensione che nel primo film toccava apici notevoli soprattutto nella seconda parte, qui è più diluita ma ogni tanto gli eccessi visivi tendono a strapparci qualche risata (vedi la piccola odissea del redivivo Henry Bowers). Tuttavia, nel complesso, anche questa seconda parte è assolutamente positiva, seppur soffra di un montaggio un pò frettoloso e di una sceneggiatura a tratti galoppante (non proprio nello stile di Stephen King, qui anche protagonista di un simpatico cameo).
IT è un sentito abbraccio del regista al voluminoso romanzo, c’è davvero tanto cuore e rispetto, più probabilmente nella seconda parte che comunque risente di una frettolosità obbligata che nella prima, più composta e ossigenata. Il pubblico è soddisfatto quanto il cast che ne ha preso parte. IT merita di essere visto e rivisto perchè entra di diritto in un cinema nostalgico seppur ancora troppo acerbo.
★★★✬☆