La pesante eredità di Ferruccio

Ferruccio 2Sono passati appena 20 giorni dalla morte di Giorgio Lopez e con lui se ne va un altro grande nome di quel gruppo di giganti che ha fatto da ponte fra la terza generazione del doppiaggio italiano (probabilmente la migliore di sempre) e la quarta. La scomparsa del fratello maggiore di Massimo Lopez (oggi anche lui impegnato molto nel doppiaggio) avviene a quasi vent’anni dalla scomparsa di uno dei pilastri di questa professione magica, Ferruccio Amendola.

Il 3 settembre 2001 ci lasciava una voce che ha scritto la storia del doppiaggio italiano, ma anche un attore di grande professionalità capace di districarsi fra cinema, televisione e pubblicità. La morte di Amendola fece da spartiacque per noi spettatori italiani, considerato che l’attore romano era voce-volto di quegli attori che hanno scritto pagine indelebili della settima arte e non bisogna neanche citarli se parliamo di questa voce unica e straordinaria.
Ferruccio non sarà l’ultimo pilastro di quella generazione di voci ad abbandonare la sala buia. I “grandi vecchi” resisteranno fino al 2018 con la morte di Sergio Graziani. Gli anni, il tempo hanno allungato naturalmente la lista di mostri sacri, una lista enorme, impressionante: Peppino Rinaldi, Pino Locchi, Oreste Rizzini, Cesare Barbetti, Sergio Fiorentini, Vittorio Di Prima, Sergio Di Stefano, Alina Moradei, Renato Mori, Sandro Sardone, Sergio Tedesco, Dante Biagioni, Manlio De Angelis, Renato Izzo. Senza considerare nomi già famosissimi come Claudio Capone, Tonino Accolla, Roberto Draghetti, Danilo De Girolamo e Vittorio De Angelis, morti prematuramente.

L’eredità lasciata da Ferruccio (e tutti gli altri citati) è semplicemente pesantissima. La preparazione artistica degli ormai veterani Luca Ward, Maria Pia Di Meo, Simona Izzo, Francesco Pannofino, Stefano De Sando, Gino La Monica, Michele Gammino, Dario Penne, Sandro Acerbo, Carlo Valli senza andare a fare una lista chilometrica (chiedo scusa se non ho inserito altri grandi nomi) , deve scontrarsi con una qualità di lavoro più scarsa ed una sempre più evidente mediocre lista di attori capaci di onorare questo mestiere. Ferruccio 1È evidente la diferenza con la qualità dei doppiaggi di venti anni fa con qquelli di oggi, in cui alle orecchie dei più bravi non possono scappare palesi superficialità: la fretta con cui si tirano su i nuovi doppiatori comporta la mediocrità del risultato finale. La bravura degli attuali veterani spesso non basta a salvare un lavoro che presenta lacune.

Per gli amanti di questo mestiere (oddio, forse anche proprio per i mestieranti) sono assai lontani i tempi delle direzioni di Izzo, Colizzi, De Angelis e Barbetti, quando ad un titolo si dedicava tempo e cura. I tempi delle cooperative di Cigoli (SAS) o Panicali (CDI), le peripezie del leggendario Gruppo Trenta e della CDC. L’inconsistenza di numerose direzioni di quest’ultimo periodo, film o serie che sia, è evidente e all’unanimità o quasi è un fatto che il mondo del doppiaggio se ne sia reso conto – per ulteriori informazioni vi invito ad ascoltare il canale enciclopediadeldoppiaggio su YouTube a cura del professor Gerardo Di Cola e Andrea Razza. Inevitabile che l’amore per un determinato tipo di cinema – quello nostalgico appunto – non vada a braccetto con le voci che lo hanno reso tale, almeno in Italia.

Ciao Ferruccio, ci manchi.

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