La chiesa (1989)

La chiesaLa chiesa. Il film….no? Niente, non te lo ricordi? Quello di Dario Argento? Ahhhh si, adesso ricordo, quello che non si capiva tanto bene? Ma non era di Dario Argento….era di Lamberto Bava credo…..boh. A dirla tutta Dario Argento c’è ma in veste di produttore e sceneggiatore (proprio assieme al non accreditato Bava jr.). La regia è del rampollo Soavi, qui alla sua seconda prova dopo il discreto Deliria (1987), prodotto della storica Filmirage di Joe D’Amato.
Inizialmente questo curioso racconto gotico doveva essere il terzo atto della serie Demoni, iniziata nel 1985 con Bava alla regia e Argento alla produzione, ma gli impegni del figlio del grande Mario che lo portarono a dirigere Fantaghirò costrinsero la produzione ad un piano B, ed ecco a voi La chiesa, film horror del 1989. Nel cast troviamo il solito Tomas Arana (praticamente presente in ogni film della Filmirage) e la figlia del maestro Argento, oltre alla presenza di Barbara Cupisti e Hugh Quarshie.
Oltre ad un discreto successo in patria, sicuramente ostacolato dalla censura per un VM18, venne distribuito anche all’estero ottenendo anche lì feedback misti.
Due anni dopo Soavi, sempre sotto l’accurato occhio di Dario Argento (quando aveva a cuore i suoi prodotti) dirigerà La setta, prodotto sempre interessante.

Medioevo: un gruppo di cavalieri teutonici scopre un villaggio di streghe. Lo brucia, uccide gli abitanti e dopo averli seppelliti in una fossa comune, i cavalieri fanno benedire il terreno, su cui viene costruita una cattedrale. La chiesa_5 bis
Secoli dopo, in Germania un bibliotecario, Ewald, viene assunto per catalogare i libri della chiesa, e trova un antico manoscritto che sembra rivelare dei segreti relativi alla cattedrale. Coadiuvato da una giovane restauratrice, Lisa, Ewald segue le indicazioni trovate sul manoscritto ed arriva sino a trovare una pesante croce posta sul pavimento nei sotterranei della cattedrale, che venne usata per sigillare la fossa delle streghe. Incautamente l’uomo rimuove il sigillo con la testa di caprone dai 7 occhi liberando i demoni della cattedrale e venendo immediatamente posseduto.
Il giorno dopo la chiesa è teatro di una visita scolastica ed un servizio fotografico di moda, oltre che di numerosi visitatori e di gente in preghiera. Ewald, ormai posseduto, graffia il sagrestano della cattedrale, infettandolo. A sua volta l’uomo infetta altri visitatori della chiesa, per poi correre nei sotterranei della cattedrale ed uccidersi con un martello pneumatico. Le vibrazioni del martello sulla croce attivano un meccanismo, che sigilla la chiesa e intrappolano all’interno tutti i suoi visitatori…

A differenza di Argento, che in quel periodo arrancava faticosamente per consegnare al pubblico (e alla critica) un titolo degno del suo passato glorioso, il giovane Michele Soavi, talento cristallino della scuola italiana e allievo dello storico regista di Profondo rosso (1975), La chiesa_4 bisporta sullo schermo un viaggio visionario e macabro che risente inevitabilmente della saga di appartenenza – anche se è stato sempre dichiarato come outsider – ma che sa gestire attentamente la propria identità, facendo forza su una fotografia oscura ma di forte impatto e musiche molto coinvolgenti (Keith Emerson, Goblin, Philip Glass). Non si possono quindi escludere alcune affinità con il superbo Inferno (1980). La pellicola di Soavi può fare breccia sia per le sue forti scene che sui movimenti di camera, che sebbene appaiano un pò figli di quel filone proprio della Filmirage (La casa 4 e 5 ad esempio), gode di soggettive davvero notevoli.
Per tutta o quasi tutta la durata del film si ha la sensazione del già visto, ma anche che quella della freschezza di idee stilistiche. Asia Argento, alle sue prime apparizioni, riesce persino a piacere. È attraverso i suoi giovani occhi che tutta la storia inizia e termina. Non sempre la narrazione convince ma grazie ad un lavoro molto accurato fra inquadrature e i momenti più emblematici, non ci si annoia e si può giustificare.
Non è un capolavoro ma si difende benissimo.

★★★☆☆ (vale come 6,5)

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