A cavallo fra War Games – giochi di guerra (1983) e Sorveglianza…speciale (1987), il regista John Badham, ispirato dal modo in cui erano stati trattati i robot fino ad allora, decise di dare una piega differente alla sua idea, passata poi nelle mani degli sceneggiatori S.S. Wilson e Brent Maddock e infine tornata nelle sue per la messa in scena. Il quartetto di attori principali è una piacevole carrellata di volti noti di quegli anni, da Ally Sheedy e Steve Guttenberg nei ruoli principali e G.W. bailey e Fisher Stevens in quelli secondari: nel cast troviamo anche Brian McNamara e Austin Pendleton. A due anni di distanza Guttenberg e Bailey si ritrovano di nuovo insieme dopo l’enorme successo di Scuola di polizia (1984).
Johnny 5, nella versione italiana è doppiato da Leo Gullotta.
Uscito nelle sale il 9 maggio del 1986 ha incassato 40 milioni di dollari rispetto ai 15 del budget della produzione. Due anni dopo sarà rilasciato il seguito in cui comparirà, oltre che ovviamente al robot Johnny 5, solamente Fisher Stevens.
“Numero 5” è uno dei cinque robot prototipi costruiti per l’esercito statunitense dalla NOVA Robotics. Durante una dimostrazione organizzata per raccogliere fondi, scoppia un temporale ed un fulmine colpisce Numero 5 mentre era in carica. Divenuto curioso in seguito all’incidente, scappa in modo avventuroso dal laboratorio e finisce casualmente a casa di Stephanie Speck, una giovane ecologa: inizialmente spaventata e convinta che sia un alieno, la ragazza ben presto accetta di contribuire alla continua richiesta di input del robot, che legge tutti i libri presenti in casa sua in brevissimo tempo e guardando la televisione.
Il giorno dopo Stephanie scopre che Numero 5 è il prodotto della NOVA Robotics e contatta quindi l’azienda restituendo il robot ai legittimi proprietari. Dopo aver compreso da Stephanie il concetto della morte, Numero 5 ha ormai preso coscienza di sé e tenta di fuggire, rivelando infine a Stephanie di essere vivo. Allora la ragazza cerca di persuadere l’esercito a non sparare ma il robot viene spento dal dottor Newton Crosby (lo scienziato che lo ha creato) e preso in custodia dalla NOVA. Tuttavia Numero 5 riesce a riattivarsi completamente e appena ne ha la possibilità scappa di nuovo, tornando da Stephanie. Inizia così una pericolosa fuga per i due, braccati dagli uomini della NOVA. Numero 5 propone a Stephanie di collaborare col dottor Crosby; durante le trattative il robot viene attaccato dai suoi simili, ma grazie alla sua intelligenza riesce a sconfiggerli e riprogrammarli. Sebbene Stephanie e Newton si siano accordati, il poco raccomandabile Capitano Shroeder e il suo esercito entrano in azione, ma il robot e la sua amica riescono a scappare.
Più tardi Newton viene rapito da Numero 5 e trascorre tutta la notte ad interagire con lui e Stephanie, conoscendosi e facendo amicizia; infine l’uomo capisce che il suo robot è realmente vivo…
Sebbene si tratti di una divertente commedia con una buona dose di fantascienza leggera al suo interno, Corto circuito ha risentito molto del tempo e un pò come accade ai film di Badham, ci si trova davanti ad un prodotto genuino ma anche debole, questo sia per le caratterizzazioni che per la trama in se. In fin dei conti sembra anche la versione tecnologica degli eventi narrativi di ET (1982) e con una live tendenza al romanzare le possibili armi in un periodo che vede ancora gli USA in piena Guerra Fredda.
Ma non si può certo parlare male di Johnny 5, vera star della pellicola, frutto di un lavoro eccellente (gran parte del budget è stato speso per la sua realizzazione) e dei momenti d’azione che lo vedono coinvolto. C’è un pò di spazio per Ally Sheedy (carinissima come sempre) e il beffardo sorriso di Steve Guttenberg, ma i due giovani volti sono solo di contorno e poco altro.
Inutile ribadire il curioso collegamento fra Johnny 5 e Wall-E della Pixar, ma è grazie al robottino della Disney che la gente si è improvvisamente ricordata della creatura di Badham anche dopo alcuni anni dal suo ritiro dalle scene. Ai più potrà anche apparire maledettamente vintage, ma Corto circuito ha cuore e il team gestito da Badham va applaudito: oggi con la CGI molte delle problematiche riscontrabili su un set del genere verrebbero azzerate con un paio di click.
Come detto prima, nel 1988 uscirà Corto circuito 2, un sequel che confermerà i dubbi sulla sua validità già in fase di produzione: non all’altezza del primo e flop al botteghino.
★★★☆☆