Ahhh il 1986…l’anno in cui si concentrano tutti gli sforzi umanistico-culturali di un decennio così ricco di assurdità, talmente tante che un giorno l’attore Charles Martin SMith, il contabile de Gli Intoccabili (famose a capì) decide di assoldare due rock-star del calibro di Gene Simmons e Ozzy Osbourne per un film che intreccia il mondo dellìheavy metal con l’horror. Tuttavia nonostante i nomi altisonanti di due belve da palco i protagonisti della storia sono altri: Marc Price veniva dalla serie Casa Keaton mentre il suo antagonista, Tony Fields era un artista a tutto tondo ma non un attore e ci lasciò a soli 36 anni per AIDS.
Fatto sta che la storia di Morte a 33 giri (Trick or treat) nasce da una storia di un certo Rhet Topham e scenggiata da un gruppo di persone, abbastanza da far pensare che l’idea iniziale sia stata più volte rimaneggiata. Ma chi lo sa…
Non andò neanche così male al botteghino ma i presupposti per un eventuale sequel erano davvero scarsi e Morte a 33 giri non è più di un’impolverata VHS con una sfiziosa locandina disegnata dal nostro Enzo Sciotti che ci ricorda come passino velocemente gli anni.
Sul mercato internazionale c’era anche un pò di Italia visto che Zio Dino De Laurentiis aveva investito sul coraggioso progetto e Charlie “The Untouchable” Smith aveva anche guadagnato la pagnotta.
Eddie Weinbauer (soprannominato “Ragman”) è un adolescente appassionato di musica heavy metal e ammiratore di Sammi Curr, un cantante contestato per i suoi atteggiamenti oltraggiosi e per la sua musica, accusata di deviare la mente dei giovani. La vita di Eddie non risulta essere delle più felici. Proprio a causa della musica che ascolta e per il suo abbigliamento fuori dal comune, viene emarginato e continuamente insultato dai suoi compagni di scuola, in particolare da un gruppo di bulli capeggiati da Tim Hainey. Tuttavia gli sono vicini Roger Mockus, il suo “buffo” compagno di classe, e Leslie Graham, che lo difende dalle cattiverie dei suoi compagni.
Le cose peggiorano per Eddie quando viene a conoscenza della scomparsa del suo idolo Curr, morto in un incendio avvenuto nell’hotel in cui alloggiava. Un giorno, il ragazzo si reca alla radio WZLP dal suo amico Nuke, un DJ conoscente di Curr che regala al giovane l’ultimo disco del cantante, l’unica copia esistente al mondo.
L’amica Leslie lo invita ad un piscina party dove trova ancora i suoi compagni bulli che lo gettano in piscina. Non riesce a risalire e viene salvato proprio da Leslie. Tornato a casa Eddie si addormenta ascoltando l’album, ma si sveglia improvvisamente, notando degli strani suoni provenire dal disco. Il ragazzo prova a suonarlo al contrario e si accorge che Curr gli sta parlando dall’aldilà. Lo spirito del cantante aiuta Eddie, dandogli consigli su come vendicarsi delle angherie subite dal gruppo di Hainey.
Con il passare del tempo, però, i rapporti tra Eddie e il defunto artista si logorano, poiché quest’ultimo impone al ragazzo di punire anche Leslie, una delle poche persone che gli vuole bene, ma il ragazzo rifiuta categoricamente. Vista tale opposizione, lo spirito di Sammi Curr provoca un terremoto nella stanza facendo cadere accidentalmente un po’ di soda sullo stereo e sul disco. Questo provoca un corto circuito che riporta il cantante nel mondo terreno.
Forse alla fine, l’unica nota degna di interesse è il fatto che tutta la stanza del povero Eddie è una genuflessa ammirazione verso il mondo dell’heavy metal, che negli anni ottanta ha trovato i modi più disparati per essere goduto e discusso: Anthrax, Motley Crue, Kiss, Dee Sneider, Megadeth, Judas Priest sono solo alcuni dei nomi che vengono citati fra LP in bella mostra, poster affissi ovunque e una colonna sonora che abbraccia tutta la durata del film. Il metal è un tutt’uno con il film di Smith. Il fatto che il buon Ozzy sia stato trasformato in un goffo reverendo che inneggia contro il metallo pesante come simbolo del male assoluto è una genialata che ironizza con la massima sfacciataggine la posizione di certi menti bigotte che avessero potuto imbracciare nuovamente i forconi, gli artisti di quel tempo avrebbero fatto la fine delle streghe nelle lunghe campagne inquisitorie del settecento. Eddie (un bravo Marc Price) è in fin dei conti un precursore di quell’Eddie Munson che troverà molto più successo in una serie dei nostri tempi e che rivendicherà la propria esistenza e troverà la salvezza proprio grazie ad un brano metal, la musica degli emarginati che non si allineavano con la massa ed erano bullizzati (una realtà che quì in Italia è solo una storia a tratti incredibile).
Con un preambolo in pieno stile “kinghiano” dei tempi di Carrie o Christine Smith se ne sbatte di una qualità non richiesta e spinge il pedale su un ritmo sfrenato e audace che si arricchisce di una buona effettistica e di quei riff distorti con cui si nutre costantemente.
Un’idea tanto esile quanto robusta, sufficiente a trasformare questa corsa di 100 minuti in una visione divertente.
La storia di Topham sarà ripresa per certi versi anche dal buon Robert Englund futuro regista del b-movie 976-Chiamata per il Diavolo (1988).
★★★☆☆
Supercult questo, ne ho sentito parlare molto ma devo ancora recuperarlo. Ottima recensione, Ozzy reverendo va visto! :–)
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