Il settimo capitolo della “Elm street venture” vede il ritorno alla regia del creatore Wes Craven con una storia assai diversa dal filone, in un contesto decisamente diverso, con molti volti nuovi ed alcuni del primo film. Freddy torno in una tripla veste (il Freddy classico, l’attore che lo interpreta e un nuovo Freddy, più grande e più cattivo). Ritroviamo Heather Langenkamp, storica nemesi del mostro di Elm Street, stavolta nel ruolo di stessa (o quasi); spazio anche per il grande John Saxon. Nel cast vanno segnalate le presenze sfiziosissime di Wes Craven e del produttore Bob Shaye, oltre che all’esordio per il piccolo Miko Hughes, che sarà più apprezzato nel ruolo più complesso in Codice Mercury (1997) al fianco di Bruce Willis. L’attesissimo film esce nelle sale cinematografiche il 14 ottobre 1994 ed incassa 20 milioni di dollari, che confrontati con la spesa di 8 milioni ha portato a casa il risultato. Non sarà l’ultima apparizione di Freddy: dopo 9 anni da questo seguito, uscirà nelle sale Freddy vs. Jason, storico crossover dei due franchise.
L’attrice Heather Langenkamp, divenuta popolare per aver interpretato il personaggio di Nancy Thompson nella serie “Nightmare”, vive a Los Angeles col marito Chase Porter, supervisore di effetti speciali e il figlio Dylan. La tranquilla vita dell’attrice viene turbata da uno stalker che la perseguita da settimane, telefonandole a casa spacciandosi per Freddy Krueger. La stessa città di Los Angeles è continuamente colpita da una serie di scosse di terremoto fuori dal comune. Durante una riunione alla New Line Cinema, le viene inaspettatamente proposto dal produttore Robert Shaye di girare un nuovo capitolo della saga. L’attrice, scossa dalla sua situazione personale e dallo strano comportamento assunto recentemente da suo figlio Dylan, rifiuta l’offerta. La stessa notte, suo marito Chase viene coinvolto in un misterioso incidente stradale mentre torna a casa da Palm Springs e muore. A questo punto la vita di Heather diventa un inferno: perseguitata di giorno dalle telefonate dello stalker e di notte da incubi e allucinazioni, decide di parlarne con il regista Wes Craven, che sta scrivendo il copione per il nuovo film. L’autore le rivela di aver deciso di scrivere un nuovo episodio per imprigionare nella finzione l’entità maligna incistata nel personaggio di Freddy Krueger ed evitare che si manifesti nel mondo reale. La salute mentale di Dylan peggiore e l’attrice è costretta a farlo ricoverare in ospedale, dove la dottoressa che lo ha in cura sospetta che la colpevole dell’instabilità del bambino sia proprio Heather, a causa del suo passato nel mondo del cinema horror…
Grazie ad un ottimo successo commerciale, anche con il mediocre Nightmare 6 – La fine (1991), la New Line Cinema di Bob Shaye assieme al regista creatore di Nightmare decise di portare la saga in una nuova direzione, più sperimentale e coraggiosa: il risultato non è strabiliante e il film convince a metà. A farne le spese è sicuramente l’ambientazione, necessaria per i fini della storia ma più dispersiva e sconveniente, lontana dalla familiarità delle strade di Springwood. Ci si sfrega le mani a vedere seduti l’uno accanto all’altra Englund e Langenkamp nella loro vita “reale” ed è molto simpatico il siparietto della nostra meta-eroina con il regista Craven e il produttore Bob Shaye, ma la sceneggiatura che fatica a decollare trattiene tutto e tutti su un piano che sfiora la noia e sa di vecchio. Il cinema di Craven, sfortunatamente prese questa piega sin dai tempi del curioso “Dovevi essere morta” (1986), con la sola eccezione dell’iconico La casa nera (1991). La narrazione ruota molto sul personaggio di Dylan (il piccolo Miko Hughes) il quale sembra un personaggio inserito di forza in un contesto in cui poteva essere assolutamente evitato. Sono goffe le scene in cui il piccolo attore viene preso di mira dal demone Krueger e si ha l’idea di guardare un adattamento moderno di Hansel e Gretel (il finale è un omaggio?, ne dubito).
Non brilla particolarmente nemmeno la colonna sonora di J. Peter Robinson, priva di enfasi per quasi tutta la pellicola; non fa meglio Mark Irwin con una modesta fotografia. Di questo film rimangono splendide alcune sequenze, ma poco altro. Riguardandolo dopo più di venti anni, Nightmare – Nuovo incubo sembra molto invecchiato e forse più dello storico capostipite, film innovativo e certamente sempre affascinante. Freddy avrebbe meritato ben altro.
★★✬☆☆