Resurrection (1999)

resurrectionNel 1998, il regista Russell Mulcahy, iniziò a lavorare al progetto che, in un certo senso, doveva essere la sua “resurrezione”, ciò dopo una serie di film di medio livello e, soprattutto dopo il flop Highlander II (1991), film che decretò il suo declassamento. Con il suo attore feticcio Christopher Lambert, protagonista e produttore e con un discreto cast, in cui spiccano il sempre bravo caratterista Leland Orser, Robert Joy in un ruolo chiave e il cameo di David Cronenberg nel ruolo di un prete, Resurrection fa il suo esordio solo su circuito televisivo nel 1999, mentre in Italia ha avuto miglior fortuna, uscendo sul grande schermo.

Nella Chicago di fine anni ’90 il tenente della omicidi John Prudhomme e il suo collega Detective Andrew Hollinsworth sono chiamati ad indagare su un orrendo omicidio: la vittima ritrovata manca del bracio sinistro e con il sangue dell’arto è stata incisa la frase “Lui sta arrivando”. Bisognerà attendere altre due delitti simili per delineare il profilo di un maniaco pronto a sezionare parti di vari corpi da lui stesso uccisi per ricomporre il corpo di Cristo a ridosso del periodo di Pasqua di Resurrezione. Durante la caccia all’uomo i verificheranno molti colpi di scena…

Resurrection non rappresenta una resurrezione del regista, ma solo la conferma che il creatore di quell’ormai antica reliquia di Highlander (1986) ha perso la mano, o forse non ha mai avuto il che e per un caso fortuito azzeccò quel film. Questo film, oltre a non convincere mai del tutto, è una sfacciata emulazione del ben superiore Seven (1995), in cui il duo bianco-nero viene sostituito dal francofono e dallo yankee. resurrection_1.jpegTuttavia, oltre ad una serie massacrante di cliché, si salvano alcune sequenze: certamente la sequenza shock dell’amputazione della gamba, certamente il furto dell’altra gamba all’ospedale. I guai sorgono per l’assenza di un’anima. Resurrection è un film mediocre che si gongola nella sua mediocrità, proprio come l’interpretazione di Christopher Lambert, la cui carriera è iniziata nelle highlands e si è fermata probabilmente tra le braccia della sua ex Diane Lane nel presuntoso Scacco Mortale (1992), poi solo un inesorabile declino. Non è possibile dipendere interamente da un attore di cosi sfacciata pochezza (perchè di faccia bi-espressiva si parla) e con una sceneggiatura sostanzialmente debole, da home-video (ecco il perchè del basso mercato). Non è possibile fare affidamento su una regia figlia delle ultime trovate (di altri registi) di tecnica ed una provocatoria fotografia tendente al verdastro, volutamente scioccante e gore nelle sue dettagliate inquadrature sulle carni lacerate. In questo tripudio di intrepida emulazione splendono le stelle Orser e Joy, api operaie sempre competenti nel tappare più lacune possibili. Completamente sprecato, invece, il cameo di Cronenberg nel ruolo di un prete.

★★✬☆☆

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