Cloud Atlas (2012)

cloud atlasVita, morte, nascita. Futuro, presente, passato. Amore, speranza, coraggio. Il più grande sforzo economico della storia cinematografica tedesca (in collaborazione con USA, Cina e Singapore) ha partorito il sesto film di Lana e Lilly Wachowski (Trilogia di Matrix) con il tedesco Tom Tykwer. Il titolo, Cloud Atlas, è lo stesso del romanzo di David Mitchell da cui è tratto. Un cast stellare capitanato dal sempre ottimo Tom Hanks con Halle Barry, Hugh Grant, Jim Broadment, Hugo Weaving, Susan Sarandon, David Keith, Jim Sturgess, James D’Arcy, Ben Whishaw e Bae Doona. Ma oltre gli attori che vi partecipano, c’è una storia molto articolata che colpisce: si tratta di una composizione di sei dimensioni separate l’una dall’altra dove i personaggi sono sempre gli stessi ma con caratteristiche differenti, positivi o negativi, buoni o cattivi. La costante è appunto “L’atlante delle nuvole” opera scritta da Robert Frobisher, uno dei personaggi principali ma nel corso delle storie alcuni dettagli legano una dimensione all’altra. Costato la bellezza di 150 milioni di dollari, è riuscito a ripagare i costi di produzione: sebbene la critica sia stata spesso positiva nei confronti del film, Cloud Atlas è stato inserito nella lista dei 10 peggiori titoli del 2012.

Nel corso di cinquecento anni, le esistenze di sei personaggi si troveranno legate tra loro. Le conseguenze delle loro azioni e delle loro scelte si ripercuoteranno, infatti, le une sulle altre attraverso passato, presente e futuro: Mr. Ewing, un giovane avvocato idealista di San Francisco, durante un fatale viaggio di ritorno dalle isole del Pacifico nella metà dell’800, offre rifugio nella sua cabina allo schiavo in fuga Autua; Robert Frobisher, un giovane compositore affascinante ma spiantato, nella Scozia degli anni Trenta diventa l’assistente di Vyvyan Ayrs – un compositore rinomato che ha ormai perso la sua vena creativa – e prima di pagare il conto di un atto sconsiderato compone la sua opera suprema, “The Cloud Atlas Sextet”;cloud atlas_2 Luisa Rey un’intrepida giornalista che vive nella California degli anni Settanta, decide di scoprire cosa si cela dietro alla scottante denuncia di Rufus Sixsmith, uno scienziato ucciso perché contrario a un catastrofico progetto nucleare; nell’Inghilterra del 2012, l’editore Thimoty Cavendish, per sfuggire ai suoi creditori, chiede aiuto a suo fratello Denholme e si ritrova invece prigioniero in una casa di riposo; Sonmi-451, una clone operaia programmata per servire ai tavoli di un bar, avverte il proibito risveglio di una coscienza umana e si ribella al ruolo impostole dalla società nell’anno 2144; Zachry, un pastore di capre devoto della dea Sonmi, è il testimone della scomparsa della scienza e della civiltà dell’uomo nel futuro remoto e devastato del secolo 2300.(fonte cinematografo.it)
Una delle questioni principali è la gestione della poesia che quest’opera contiene nei suoi 172 minuti. È troppo pretenzioso? Vuole strizzare in un certo modo il Kubrick di 2001? Sicuramente l’ambizione dei (anzi, delle) Wachowski e di Tykwer è alta e questo film possiede un’arma vincente: non annoia mai. Il ritmo serrato che destreggiano ottimamente i tre registi non è mai inquinato da monologhi o dialoghi pomposi, ma si gongola in scene potenti dove sono straordinari sia i costumi che la scenografia di Uli Hanisch e Hugh Bateup. cloud atlas_4Il lavoro di differenziazione che ogni attore è costretto a compiere, passando da un personaggio di indole cattiva all’eroe che dovrà compiere l’impresa, è un altro punto a favore (Tom Hanks gode pi di tutti, 3 personaggi negativi, 3 positivi). Le ottime interpretazioni di Hanks, Weaving e Broadment (dove il secondo si trova ad interpretare solo personaggi cattivi), superano di gran lunga quelle di Halle Berry e Hugh Grant, mentre spiccano Bae Doona e Ben Whishaw.
Grazie a questa sceneggiatura intrecciata e contorta che va a sciogliersi mentre i minuti passano, Cloud Atlas apre le sue grandi ali e si mostra per quello che è: il tempo e lo spazio, le vite di ogni essere umano, gli elementi inanimati, sono tutti connessi. La stratificazione delle ere che segnano il tempo è composta da dettagli che tendono a incrociarsi e separarsi di continuo, una struttura matematica che non ha confini ma ha un senso ben preciso. Con questa formula, chiaramente non disegnata su una lavagna ma facilmente intuibile dopo già 30 minuti, la sceneggiatura del trio (Wachowski, Tykwer) non delude è pedala con saggezza sin dalle prime battute, genuinamente accompagnata dalla colonna sonora Cloud Atlas 2012di Johnny Kimek, Reinhold Heil e lo stesso Tykwer. Cloud Atlas non è un film perfetto, dato che alcune storie non hanno la stessa forza di altre (2144 e 1849 probabilmente sono gli anni più deboli) ma solo il coraggio di installare più ere nello stesso universo diluite in tre ore scarse è un esempio di coraggio che non può non essere elogiato. È un film che unisce filosofie e religioni, dove anche il drammatico rapporto gay o la violenza schiavista sono raccontati in modo scontato o censurato. Tra qualche anno sarà rivalutato anche da quelli che lo hanno disdegnato. Promesso nostalgico.

★★★★☆

 

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