Come quanto succedeva in Interstellar (2014), l’amore vince su tutto, anche se il proprio viaggio rischia di diventare un incubo e la missione di colonizzazione dell’umanità un naufragio spaziale. La storia partorita da Jon Spaihts, già conosciuto per la sceneggiatura di Doctor Strange (2016) e de L’ora nera (2011), ha avuto i suoi natali nel 2007, ma solo nel 2014 è diventata un film. Nel cast (ridottissimo), oltre ai già famosissimi Jennifer Lawrence e Chris Pratt, compaiono Michael Sheen e Laurence Fishburne, mentre per pochissimi istanti appare Andy Garcia senza Amaro Averna.
Durante un viaggio interstellare l’astronave automatizzata Avalon diretta sul pianeta Homestead II per una colonizzazione del genere umano, incontra una pioggia di meteoriti e anche se azionati gli schermi difesa viene colpita e i danni procurati creano un numero di errori al computer centrale, tra cui l’apertura di una capsula criogenica di uno dei 5000 passeggeri, il meccanico Jim Preston (Chris Pratt). Inizialmente stordito, l’uomo si rende conto dell’errore avvenuto e va in crisi quando capisce che dalla partenza della Avalon sono passati solamente 30 dei 120 anni totali. Dopo aver combattuto giorni per tentare di rientrare nella capsula per far ripartire il sonno criogenico, l’uomo inizia a pensare di svegliare un’altra persona, ma così facendo non darebbe ad essa la possibilità di raggiungere Homestead II ed è seriamente combattuto. Alla fine, dopo un lungo periodo di tempo, decide di svegliare la bella giornalista Aurora Lane (Jennifer Lawrence) dicendole che per un errore del computer è stata aperta anche la sua capsula. Dopo un’iniziale fredda confidenza i due si innamorano, ma la verità sul risveglio della donna verrà a galla per colpa dell’androide Arthur (Michael Sheen), il sorridente e troppo sincero barista. La donna è sconvolta, ma l’aumento degli errori della centralina generale e del computer di bordo che stanno per compromettere il viaggio di tutti i passeggeri e dei membri dell’equipaggio, farà mettere da parte l’odio della donna nei confronti di chi le ha rubato la vita. In loro aiuto, ma solo per poche ore, arriva il capo-tecnico Mancuso (Laurence Fishburne), svegliato anche lui per un errore ma con seri danni fisici che lo uccideranno in brevissimo tempo…
Annunciato dal trailer come un film di fantascienza, Passengers è invece una drammatica storia d’amore basata per lo più sul significato della vita che può vantare quattro buonissimi attori (Lawrence e Fishburne su tutti), e splendidi effetti speciali di Daniel Sudick e Erik Nordby. Nel complesso la storia si fa avvincente dal punto di vista del rapporto fra i due protagonisti e non per quello che sta avvenendo sullo sfondo: poi però negli ultimi trenta minuti vengono fuori i problemi per tutti i 5.259 passeggeri e forse ci si arriva troppo tardi, bruciando probabilmente quello che di buono che era stato promesso nel trailer, decentrando quindi l’apparente plot. Sicuramente Morten Tydlum, già candidato all’Oscar per la regia di The Imitation Game (2014) compie un buon lavoro, poco da dire, ma non ha fatto i calcoli con la durata del montaggio finale, una pecca che si sente e che, anche se il film è terribilmente piacevole, dispiace che duri “solo” 115 minuti….che si fà?
★★★☆☆