L’antologia del cinema nostalgico fa una sosta al Titty Twister almeno per un bourbon e un pò di musica direttamente dal confine con il Mexico, linea di confine in cui il folle Robert Rodriguez ha piazzato una bandierina con la faccia sua o probabilmente quella di Danny Trejo. Metafora orrenda? Ci sta. Quentin Tarantino e il suo collega pazzoide, avevano inizialmente fatto un mezzo buco nell’acqua con il grottesco Four Rooms (1995), ma a un anno da quel passo falso, ecco Dal tramonto all’alba, dove fa il suo esordio da protagonista un ottimo George Clooney assieme al grande Harvey Keitel, spalleggiati da Tarantino in persona e Juliette Lewis. A fare compagnia al già ricco cast, ecco una lista di caratteristi niente male: Salma Hayek, John Hawkes, Michael Parks, Tom Savini, Danny Trejo, Cheech Marin, Kelly Preston, John Saxon, Fred Williamson e il giovane Ernest Liu. From dusk til dawn è uscito nei cinema in pieno gennaio 1996 e in Italia è arrivato con un anno di ritardo: ha incassato la bellezza di 60 milioni di dollari contro un budget di 20. In direct to video è possibile trovare anche due seguiti, prodotti comunque dal duo Tarantino-Rodriguez, ma qualitativamente assai lontani dal capostipite.
Texas, anni novanta. Dopo una sanguinosa rapina ed una rovinosa fuga, i famigerati fratelli Gecko di Kansas City, Seth e Richard, si dirigono verso la frontiera messicana con una donna in ostaggio, Gloria Hill, ed una valigetta piena di soldi, per sfuggire alle autorità che li cercano senza sosta.
Dopo aver ucciso un gestore di un emporio e lo sceriffo locale, i due affittano una stanza in un motel assieme all’ostaggio, ma mentre Seth è in cerca del contatto oltre frontiera per sparire dalla circolazione, Richard stupra e uccide la povera donna. Quando Seth fa ritorno scopre quanto fatto dal fratello e teme per la sua incolumità. Nel frattempo, al motel, giunge con il suo grosso camper il tranquillo pastore in crisi mistica Jacob Fuller, accompagnato dai suoi due figli Kate e Scott. Seth e Richard minacciano di morte i tre viaggiatori se non varcheranno il confine per il Messico. Dopo un attimo di esitazione Jacob accetta. Giunti alla frontiera, tutto sembrerebbe filare liscio, quando ad un tratto inizia una lite tra i due fratelli, nascosti in bagno, che rischia di farli scoprire. La coppia riesce però a farla franca con un escamotage che ha per protagonista la giovane Kate e che riesce ad allontanare una zelante guardia di frontiera. I due riescono quindi a giungere in Messico, dove in breve tempo arrivano al Titty Twister, il luogo dell’incontro, un locale pieno di camionisti, ballerine nude, musica rock e alcol. Il posto è un rifugio per motociclisti e camionisti: tra questi, il virile reduce del Vietnam Frost e l’astuto Aiden Tanner, detto Sex Machine. Ben presto, lo sfrenato spettacolo delle ballerine cessa, per dare spazio al sensuale ballo di Santanico Pandemonium. Al termine di esso, entra nel bar Chet Pussy, il buttafuori che Seth e Richard avevano picchiato prima di entrare nel locale, accompagnato da alcuni avventori. I camionisti attaccano briga con i due fratelli, che tentano di ucciderli senza pensarci due volte. Durante la sparatoria, Richard viene ferito alla mano con un coltello dal barista Razor Charlie: alla vista del sangue che sgorga dall’arto, gli avventori del locale svelano il loro vero aspetto di vampiri…
Il film è praticamente diviso in due parti: la trasformazione della bellissima Panedmonium in vampira decreta il turning point e da lì in poi sono circa 50 minuti di splatter e risate nel più classico cinema di Rodriguez (e Tarantino, se vogliamo). La sceneggiatura iniziale è stata scritta da Tarantino ai tempi del liceo e risponde in modo netto alle tipiche peculiarità del suo cinema, con tanto sangue, battute alternate a bicchierini di whiskey e sigarette e acrobazie di ogni tipo per trasformare l’orrore in una specie di circo fracassone e divertente.
È chiaramente un film che divide: se lo spettatore è pronto ad affronatre il cinema trash allora questo lungometraggio regala momenti esaltanti dove gli effetti speciali sono da prii della classe e l’ironia abbonda; se non si è predisposti ad accettare il genere, allora meglio lasciar perdere perchè può essere tutto buttato via. D’altra parte Tarantino e Rodriguez utilizzano questo linguaggio: spettacolarizzare l’orrido, schernire gli handicappati, rompere le teste con qualsiasi arma, zoommare sui piedi di qualsiasi donna affascinante, colpi infiniti alle pistole e citazioni di quel cinema che faceva intrecciare paura, risate e attizzare negli anni 70. Le splendide musiche di Graeme Revell non tradiscono le attese così come il lavoro di Navarro alla fotografia (eccellente). Sono stato sempre un pò dubbioso sul lavoro svolto da Keitel, un ottimo attore ma quì forse un pò sottotono, mentre quando si intervallano le interpretazioni di Trejo, Marin (tripla parte per lui), Savini e Williamson allora ci si diverte di brutto. Dal tramonto all’alba io me lo rivedo una volta ogni 7/8 anni e mi fa sempre piacere, invecchia bene e intrattiene meglio. Invece di un patetico seguito sprecato solo per l’homevideo avrei lavorato su un sequel più complesso, magari aspettando qualche anno. Resta un filmaccio sporco e violento come pochi, disturbante a sufficienza ma che fa sempre piacere vedere.
★★★✬☆