Il muro di gomma (1991)

Muro di gomma_0“Fino al 1986, cioè per circa sei anni, quasi nessuno si è occupato di questa storia. Tranne che nell’immediatezza. E in questi sei anni che si è sviluppato il Muro di Gomma, vale a dire: le notizie che venivano pubblicate cadevano nel vuoto. Rimbalzavano indietro. Nessuno rispondeva”

Andrea Purgatori

 

Per dieci lunghi anni, fatta eccezione per la maratona indetta da Corrado Augias con il suo “Telefono giallo”, nessuna opera audiovisiva dedicò più di un’ora ad uno degli eventi più tragici dal dopoguerra ad oggi e contenente una quantità di segreti che ancora oggi non sono stati confessati. Solo nel maggio del 1991 il regista Marco Risi presentò a Cannes il film che parlava di quei giorni bui e della lunga e faticosa ricerca della verità. La verità su quel volo Itavia di quel maledetto 27 giugno 1980. Il titolo riporta proprio quel nome che Purgatori coniò durante la sua indagine.
Nel cast una lunga lista di professionisti a partire dal compianto Corso Salani affiancato da Angela Finocchiaro, Ivano Marescotti, Antonello Fassari, Eliana Miglio, David Zard, Benito Artesi, Sergio Fiorentini, Ivo Garrani, Luigi Montini, Tony Sperandeo, Carla Benedetti e Pietro Ghislandi. Un piccolissimo ruolo anche per Andrea Purgatori.
Risi, reduce dal successo del meraviglioso e meravigliato dittico di Mery per sempre (1989) e Ragazzi fuori (1990), consegna al pubblico e alla critica il semi-neorealista film che traccia il viaggio di Rocco Ferrante, giornalista del Corriere della Sera, lungo il mistero che avvolge il drammatico schianto del volo del DC-9 nei pressi di Ustica, tragedia in cui persero la vita 81 persone.

27 giugno 1980: la torre di controllo dell’aeroporto di Roma-Ciampino perde il contatto con il volo di linea Itavia IH_870 in volo da Bologna Borgo Panigale a Palermo Punta Raisi.
A Roma il giornalista Rocco Ferrante, mentre è nell’appartamento nel quale convive con Anna, riceve una telefonata da un conoscente operatore radar di Ciampino, che gli comunica dell’incidente aereo a Ustica, facendo vago riferimento ad un abbattimento. Muro di gomma_3
Alla redazione del Corriere della Sera, tra le direttive impartite ai giornalisti per occuparsi del caso, Rocco viene mandato a Palermo, per incontrare i parenti delle vittime. Qui Rocco fa la conoscenza, all’uscita dell’obitorio dove le salme finora recuperate sono portate per il riconoscimento, di Giannina, rimasta sola con la figlia di 8 anni, Silvia, dopo la perdita del marito. Rocco cerca poi, invano, di strappare qualche informazione all’amico che gli aveva parlato per telefono dell’abbattimento dell’aereo e poi torna a Roma. La redazione prende istruzioni dal direttore, e poi tutti tornano al lavoro sul caso: Rocco assiste attonito alla seduta del parlamento, con solo 16 politici presenti, in cui il Ministro della Difesa promette che sarà fatta luce sulla faccenda. Successivamente Rocco si reca al Palazzo dell’Aeronautica, dove il Generale portavoce sostiene come la probabile causa del disastro sia un cedimento strutturale dell’aereo; questa ipotesi è però seccamente smentita da un portavoce dell’azienda statunitense che vende quei velivoli.
Nella mente di Rocco prende allora corpo un’altra ipotesi: essendo l’aereo esploso in volo, qualcosa deve averlo fatto saltare in aria: una bomba o un missile. L’ipotesi di un ordigno a tempo è scartata perché, essendo il volo partito con due ore di ritardo da Bologna, il timer lo avrebbe fatto esplodere quando era ancora a terra, ma il missile non è da escludere. E poiché il traffico aereo militare nella zona incriminata è perlopiù dell’aviazione statunitense, Rocco si reca all’ambasciata statunitense, che nega un qualsiasi coinvolgimento.Muro di gomma_1
Rocco incontra un giudice che si occupa dell’inchiesta, che segue in Inghilterra per ottenere maggiori informazioni sulle perizie che verranno effettuate. Al suo ritorno in Italia Rocco si accorge di come la sua indagine stia facendo luce in una faccenda che molti, come aveva già capito da alcune confidenze fattegli, volevano tenere riservata e gestita con calma dagli addetti ai lavori: è vittima di telefonate anonime….

Il muro di gomma non si presenta chiaramente come un film facile da digerire: non siamo di fronte al più classico film di mistero statunitense con ritmi serrati e una colonna sonora incalzante. Tutto è volutamente costruito per richiamare un certo tipo di cinema che andava negli anni Settanta, opere che tendevano a curare aspetti avulsi dal luogo comune con focus minuziosi sulla vita privata pure se il tutto sia incentrato su un caso nazionale prima e internazionale poi. Questo non va comunque ad intaccare la robusta essenza narrativa e sui suoi personaggi ben interpretati da un cast voglioso di urlare alle istituzioni la gravità della situazione. L’interpretazione lontana dai canoni di Salani, prematuramente scomparso nel 2010 sul lungomare di Ostia, si rivela eccellente, capace di dare un’impronta molto schietta ad una vicenda che dovrebbe essere romanzata per la sua arcigna natura, ma cerca di rispettarne i tempi e i modi di come tutto ciò è accaduto davvero.
Il lungo cammino (circa due ore di visione) di Rocco è quello del piccolo eroe contro un mostro a più teste: saremo testimoni della battaglia ma non della fine della guerra e il messaggio conclusivo, nella più classica forma neo-realista ci lascia l’amaro in bocca da cui traspare soddisfazione perchè la bugia è venuta a galla ed è su tutte le prime pagine.
Grazie anche ad una fotografia accogliente e familiare (Mauro Marchetti) e alle musiche espressive di De Gregori (nessuna canzone, solo strumentale) rendono questa visione una gemma del cinema nostrano, sicuramente nostalgica.

★★★★☆

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