Split (2016)

splitM.Night Shyamalan, dopo i flop di Lady in the water (2006) e After Earth (2013) e una serie di lungometraggi passati in sordina, ritrova la sua vera essenza di racconta-storie con la favola nera che passa per le 23 personalità di Kevin (McAvoy ai suoi massimi livelli). Sicuramente il tema affrontato non è originalissimo, visto che se Psycho (1959) è un pò il capostipite del sottogenere, si possono citare almeno altri due divertenti thriller come Doppia personalità (1992) e Identità (2002): quello che colpisce è la visione di Shyamalan sul tema proposto, un punto di vista che i suoi fan conoscono bene, con toni cupi ma pacati e improvvisamente aggressivi, proiezione di una società che nasconde le sue più crude verità dietro la freddezza della gente. Anche qui, come per le sue migliori creature, Il sesto senso (1999) e Unbreakable – il predestinato (2000), Shyamalan non regala neanche un momento di leggerezza e il presagio del pericolo si fa sempre più sentire fino a scatenarsi senza freni. James McAvoy, ormai non più il giovane fauno de Le cronache di Narnja, approfitta della possibilità di dare il massimo della sua potenzialità attoriale potendo sfoggiare diverse maschere e, a mio avviso, sorprendendo positivamente.

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Claire, Marcia e Casey, tre ragazze adolescenti, vengono rapite da una delle 23 personalità di Kevin Wendell Crumb (James McAvoy), un uomo giovane affetto da disturbo dissociativo dell’identità. La sua psichiatra, la dottoressa Karen Fletcher (Betty Buckley) studia da anni il caso di Kevin e cerca di creare un equilibrio tra le sue personalità facendo sì che Barry, un pacifico omosessuale possa prenderne pian piano il comando sulle altre, meno dominanti. Barry però dichiara alla Fletcher che negli ultimi tempi sono venute alla luce (cioè che prendono temporaneamente il controllo del corpo) la figura di Dennis, un ossessivo compulsivo che ama vedere ragazze nude ballare, e quella di Patricia, un’apparente donna di mezz’età che parla della venuta prossima di una 24ª personalità, una specie di bestia. Mentre si alternano i tentativi di fuga da parte delle ragazze, Kevin fa venire alla luce anche il personaggio di nome Hedwig, un bambino di nove anni, il quale molto timidamente confida ad una delle ragazze che Dennis non può fare loro del male perchè saranno tutte e tre sacrificate per la bestia.

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Con un’anima piacevolmente claustrofobica, la tensione di questo film sale ad alti livelli e soprattutto quando si fa sul serio. Shyamalan ci ha insegnato a prepararci a strani colpi di scena in grado si smontare tutto ciò che era stato fatto vedere fino a qual momento e si pensa quindi ad una bufala che possa far scemare tutta la suspence generata per 90 minuti. No stavolta no. La bestia arriva davvero e tutto quando va secondo le più antiche regole di un thriller paranormale, giocando con le macchinazioni create da Stephen King e seguendo alla lettera la paura intrinseca di noi tutti quando c’è da salvare la pelle come nel miglior Edgar Allan Poe. Nelle ultime scene c’è un sensazionale colpo di scena, non riguardante la storia, ma che collega questa storia ansiogena con il personaggio di Unbreakable, David Dunn (Bruce Willis). La genesi di un altro supereroe, stavolta negativo, è stata appena sfornata per uno scontro finale? È una storia che scorre piacevolmente e, non essendo originalissima, si regge quasi tutta sulla bravura di McAvoy il quale sfoggia negli ultimi minuti dello scontro finale una discorso contorto dal suo disordine mentale da vero mattatore. Shyamalan ritrova se stesso on una storia low-budget ma piena di carica e torva una serie inquadrature da fermo davvero fenomenali (quella del lampione con la Bestia che si aggira nelle vie della città è da premiazione).

★★★☆☆

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