“Mi vorrebbe suo complice nel crimine estetico di abbinare un raffinato abito militare a quella atroce sciarpa fatta a maglia, chiaramente uno dei primi sforzi della sua fidanzata.” – “Oh come mi è mancato, Holmes!”.
A game of shadows, seconda avventura dell’investigatore di Baker Street firmato Guy Ritchie e prodotto dalla Silver Pictures e Village Roadshow, vede il ritorno dell’accoppiata Downey Jr. e Law alle prese con la nemesi per eccellenza delle avventure scritte da Conan Doyle. È il momento del Prof. James Moriarty, un sontuoso villain interpretato da Jared Harris. Oltre a questi tre personaggi ritroviamo la furbissima Irene Adler (Rachel McAdams) in una breve apparizione, la nomade francese Simza interpretata da Noomi Rapace, Stephen Fry nel ruolo di Mycroft Holmes e Kelly Reilly. Il film, uscito sotto le festività natalizie del 2011, ha ottenuto un enorme successo ai botteghini, superando anche se di poco il successo enorme del suo predecessore: l’incasso è stato di crica 545 milioni di dollari a fronte di un monster budget di 125 milioni. Recentemente è stata annunciata la data d’uscita del terzo film (25 dicembre 2020).
È il 1891 e quando Sherlock Holmes si impossessa di un pacco sottraendolo a Irene Adler, si rende conto che dietro alla sequenza di attentati anarchici che hanno insanguinato l’Europa negli ultimi mesi ci sarebbe il professor James Moriarty, la nemesi del celebre detective, che persegue un geniale e oscuro piano, di cui la stessa Irene è una pedina inconsapevole. La donna, che gode della massima stima da parte di Holmes, grazie alle sue capacità cognitive, sarà poco dopo assassinata proprio da Moriarty, che la giudica inaffidabile. All’addio al celibato di Watson, Holmes si imbatte nella bella e misteriosa zingara Simza, che si spaccia come cartomante con il nome di Madame Simsah. Il detective scopre che Rene, il fratello della donna, è stato molto probabilmente rapito dagli scagnozzi di Moriarty, che lo vuole usare per i suoi oscuri propositi. Un sicario è stato inviato ad uccidere la stessa Simza, ma Holmes le salva la vita. Dopo aver ricevuto alcune informazioni da suo fratello Mycroft (che è un alto funzionario dei servizi segreti britannici), Holmes incontra ufficialmente Moriarty. Dopo uno scambio di battute tra i due, Moriarty rivela a Holmes di essere stato lui ad assassinare Irene e di avere tutte le intenzioni di eliminare anche il Dottor Watson e sua moglie Mary, che sono appena partiti in luna di miele. Holmes, dopo avere salvato i due sposini da un attentato su un treno e aver lanciato in un fiume la moglie del dottore per farla recuperare da Mycroft, si reca col fido Watson a Parigi per trovare la zingara Simza. Costei racconta loro come suo fratello frequentasse da tempo un gruppo di anarchici, che negli ultimi tempi ha collaborato con Moriarty. Per un soffio Holmes non riesce a sventare l’attentato in un albergo di Parigi in cui si sta svolgendo una riunione d’affari tra industriali, che finiscono tutti vittime nell’esplosione, coprendo l’unico obiettivo a cui Moriarty era interessato: un ricco personaggio dell’industria bellica, proprietario di un’importante fabbrica di armi tedesca. Holmes, Watson e Simza raggiungono la fabbrica, dove scoprono che in un capannone è accatastata una riserva di armi da vendere alle maggiori potenze europee una volta scoppiata la guerra. Holmes intuisce la strategia di Moriarty:
conquistare il predominio sul mercato delle armi acquisendo le maggiori aziende europee e americane attraverso una serie di omicidi e speculazioni finanziarie, quindi provocare una guerra per vendere gli arsenali ai belligeranti. Holmes viene però catturato da Moriarty, che lo tortura con un arpione, ma grazie a Watson, che fa crollare il faro della fabbrica sul capannone dove sono Moriarty e Holmes, quest’ultimo riesce a fuggire. Nella fuga, dopo essere saliti su un treno, Simza si accorge che Holmes non respira più, ma Watson lo salva grazie ad un siero preparato da Holmes stesso e donatogli come regalo di nozze. I tre giungono a un castello presso le cascate di Reichenbach, dove si svolgerà la conferenza di pace tra Germania e Francia, alla quale sono invitati i rappresentanti delle maggiori potenze europee, il Primo Ministro Inglese, accompagnato da Mycroft, il quale non ha difficoltà a far entrare al ricevimento anche suo fratello, Watson e Simza. Qui Holmes, con la sua capacità deduttiva, scopre che…
Esattamente come per il primo film non si può certamente gridare al capolavoro, ma con il mixaggio di azione, comicità, suspance e dramma, Sherlock Holmes – Gioco di ombre non perde un solo punto rispetto al suo predecessore, mantenendo intatti sia la godibilità narrativa che l’intrattenimento visivo. Se nella precedente avventura i due avventurieri ci portavano in giro per una Londra vittoriana con retrogusti steampunk di matrice assai ritchiana, in questo caso i confini british vengono abbattuti e il tour diventa europeo: Francia, Germania e Svizzera sono i nuovi campi di battaglia. Con il rischio di perdere l’appeal per la non possibile reintroduzione dei personaggi principali, gli sceneggiatori Michele e Kieran Mulroney puntano a potenziarne tutte le caratteristiche compresa la cosiddetta “Holmes-O-Vision”. Al di là di rinnovare l’applauso per un binomio d’attori brillante, la pellicola di Ritchie è un palco di bravissimi comprimari (fatta eccezione per una fiacca Noomi Rapace) e di tecnica raffinata, sia per la cura per i dettagli (fotografia e scenografie sono impressionanti). La tensione che cresce anticipando l’atteso scontro fra le due menti sopraffine è probabilmente la caratteristica più cazzuta: Holmes e Moriarty non solo si affrontano ognuno con l’intenzione di terminare il proprio avversario, ma si rispettano ed entrambi giocano una partita mortale a scacchi, gioco che sarà più volte citato metaforicamente fino alla sfida finale. A fare da sfondo alle due menti illuminate, c’è un Europa in pieno subbuglio, un fondale creato appositamente per far subodorare i primi movimenti socio-politici dell’ombra della grande guerra. Holmes e Watson, in questo quadro di fine ottocento, si muovono coraggiosamente per impedire che un conflitto bellico di proporzioni enormi si scateni prima del dovuto: è una reinterpretazione del passato che si adatta ottimamente. A dare un tocco ancora più elegante c’è ovviamente lo score di Hans Zimmer, che sì riprende il tema del primo film, ma ne modella alcuni tratti e modifica alcuni aspetti per il nuovo concept. Se il primo Sherlock Holmes aveva entusiasmato per la complessa originalità e per le trovate assurde, questo seguito non solo accontenta lo spettatore più esigenti, ma rilancia con una posta in gioco molto più alta. Ora, di cosa parlerà la prossima avventura?
★★★★☆