Con una carriera alle spalle fatta di soli ruoli comici, tra cui vanno ricordati i due Ace Ventura, Scemo e più scemo e Bugiardo bugiardo, Jim Carrey viene messo alla prova con il suo personaggio drammatico. The Truman show, opera fra le più apprezzate dell’australiano Peter Weir, rappresenta un vero e proprio bivio per il cinema moderno ormai alle porte del nuovo millennio. Candidato a tre Premi Oscar e vincitore di tre Golden Globe, ha incassato ben 265 milioni dollari con una spesa di 60, ma oltre ad essere stato un grande successo commerciale, ha saputo rivalorizzare la carriera di Carrey (vincitore qui del Golden Globe) come attore poliedrico e suggellare la carriera di un grandissimo regista, già autore di capolavori come L’attimo fuggente (1989) e Picnic a Hanging Rock (1975). Nel cast vanno segnalate le presenza di Laura Linney, Noah Emmerich, Natascha McElhone e Ed Harris (Vincitore del Golden Globe e candidato a miglior attore non protagonista). La sceneggiatura è stata scritta da Andrew Niccol, già apprezzato per la creazione di Gattaca – La porta dell’universo (1997).
Truman Burbank è un trentenne apparentemente pieno di vita e sempre sorridente che non sa di essere l’attore protagonista di uno spettacolo televisivo, il Truman Show, un racconto sulla sua stessa vita, ripresa in diretta sin dalla nascita, quando fu prelevato da una gravidanza indesiderata e “adottato” da un network televisivo. Un servizio giornalistico spiega l’antefatto attraverso un’intervista a Christof, il regista-demiurgo dello spettacolo, che illustra il successo dello show ottenuto in tutto il mondo. Una serie di flashback sui ricordi di Truman, alternati con la visione di alcuni telespettatori del mondo reale mentre guardano, più o meno con interesse, il programma, illustra le fasi della vita di Truman. Sull’isolotto su cui abita, Seahaven[8], il giorno e la notte sono artificiali, così come il mare e tutti i fenomeni atmosferici; in realtà si tratta di un gigantesco studio televisivo dove nella cupola del finto cielo dirige lo show il regista Christof, una sorta di trascendente burattinaio. Tutte le persone che Truman incontra e con le quali si relaziona sono degli attori, compresi i genitori, l’amico Marlon e sua moglie Meryl, che hanno lo scopo di manipolare e pianificare, secondo le esigenze della produzione, la vita di Truman. Truman, che già percepisce un senso di estraniazione nella sua vita, che scorre in apparenza tranquilla e agiata, inizia a dubitare della realtà in cui vive quando incominciano ad accadere strani avvenimenti come la caduta dal cielo di un faro di proiezione, dovuta al fatto che, con il passare del tempo, il set si sta deteriorando. Truman comincia a vedere i suoi affetti più cari, genitori, moglie e amico del cuore, scolorare nei volti di perfetti estranei e cerca allora conferme alla sua vita reale riguardando le vecchie fotografie di famiglia che, però, non esauriscono i suoi dubbi e non calmano la sua crescente irrequietezza che si traduce in un desiderio di evadere verso un luogo lontano. Questa voglia di fuga, incompatibile con il programma televisivo, mette in difficoltà sempre maggiore gli sceneggiatori, che si vedono costretti a inventare nuove soluzioni per impedirgli di allontanarsi dall’isola. Alcuni inconvenienti tecnici, uniti alle gaffe di alcune comparse alle prese con un Truman sempre più ingestibile, trasformano presto i sospetti di Truman in certezza…
Ipnotico ed emozionante, The Truman show muove le sue fila seguendo uno schema ben collaudato che strizza l’occhio ad alcuni episodi della celebre serie Ai confini della realtà, ma deviando lo stile su un tracciato più poetico e realista. La scommessa di Weir su come potrebbe essere la nuova era tecnologica, in un futuro non ben identificato (probabilmente i giorni nostri) è perfino molto vicina a quella che viviamo oggi, dove il concetto di vouyerismo viene esaltato fino al ridicolo e dove alcuni dialoghi di forte impatto drammatico vengono interrotti da frasi inopportune per la promozione di sponsor durante la trasmissione. Nascosto nel buio, all’isaputa dell’inerme Truman (un grande Jim Carrey, comico ma non come sempre), il basco del potente Christof nel ruolo di Dio per la comunità di Seahaven e regista della più grande trasmissione televisiva di sempre. L’analogico e il digitale si trovano quindi ad affrontarsi, l’uomo o “superuomo” (?) combatte contro se stesso e la sua esistenza per trovare i perchè, il tutto all’insaputa dell’audience che sale vertiginosamente. Weir disegna una prima vignetta di fortissima satira sulla società drogata dalla voglia di osservare la vita del prossimo dal “buco della serratura”, di rompere il muro della privacy. La critica violenta di Weir esplode prima con le dichiarazioni del creatore Christof, che messo alle strette da un’ex attrice della trasmissione ribelle nei confronti del trattamento di Truman, si ostina a difendere la cuasa di una vita perfetta per l’ignaro protagonista, e poi con la cattura fisica del Truman fuggiasco, come se fosse un animale in uno zoo (frase chiave: “Non possiamo lasciarlo morire in diretta!” “Se è per questo è anche nato in diretta”). Lo scenario presentato dal regista, accompagnato da una straordinaria colonna sonora diretta da Philip Glass e Burkan von Dallwitz (vincitori del Golden Globe), mostra il pubblico affezionato a Truman ma disposto a qualsiasi cosa pur di essere emozionato dagli eventi.
Ottima la prova di tutto il cast, notevole quella di Laura Linney “costretta” ad interpretare un attrice che finge di essere una persona reale, ma che deve macchiare la sua purezza di moglie con trucco e atteggiamento falsissimo in stile pubblicità anni ’50 e con improvvisi cambi di tono per sponsorizzare il merchandising, il tutto davanti ad un sempre più sbigottito marito; monumentale la prova di Ed Harris, ingiustamente non premiato con l’Oscar; buonissimi anche Emmerich e McElhone.
The Truman show è uno di quei film capaci di vivere per sempre, di non invecchiare e di insegnare sempre qualcosa, forse oggi più di ieri.
Nel 1999 il regista Ron Howard portò sullo schermo il film Ed TV, la cui trama era simile a The Truman Show, ma a differenza di quest’ultimo, il protagonista era a conoscenza di tutto. A causa del quasi palese tentativo di emulazione, il film del famoso regista costato la bellezza di 80 milioni di dollari, fu un flop al botteghino.
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3 risposte a "The Truman Show (1998)"