Glass (2019)

GlassCrossover dei suoi due film precedenti, Unbreakable – Il predestinato (2000) e Split (2016), Glass chiude un cerchio lungo 19 anni che ha sicuramente dato una nuova forma al concetto di supereroe, anticipando con le sue cupe atmosfere il Batman di Nolan e accartocciando qualsiasi nome uscito dalla Marvel Cinematic Universe. Shyamalan, si sa, è molto restio a qualsiasi battuta disneyana che strappa la risata anche nel momento più drammatico e adora soffermarsi su scenari ben più profondi e intensi, capaci di catturare l’attenzione dello spettatore donando lui pochissimo in quanto a trama prima di lasciarsi scappare un pò di azione e dare fiato alle trombe prima di capovolgere l’intera faccenda con i suoi famosi colpi di scena. James McAvoy, Bruce Willis e Samuel L. Jackson si incontrano/scontrano in un luogo per la battaglia finale, ma come sempre ci ha insegnato il buon regista indo-americano, non tutto è come sembra. Accanto ai tre protagonisti troviamo la ormai consacrata Sarah Paulson e i tre co-protagonisti dei rispettivi film, Anya Taylor-Joy, Spencer Treat Clark e Charlayne Woodard. Uscito nelle sale il 17 gennaio 2019, Glass ha incassato 200 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di soli 20.

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Tre settimane dopo che Kevin Wendell Crumb si è guadagnato il soprannome de “L’Orda”, il vigilante David Dunn, coadiuvato dal figlio Joseph, ormai adulto e sempre al suo fianco nella lotta alla criminalità, si mette sulle sue tracce per salvare quattro cheerleaders che Crumb ha rapito. David incontra “Hedwig” e, dopo essersi sfiorato casualmente con lui, discerne la posizione delle cheerleaders usando i suoi poteri di percezione extrasensoriale. Libera tutte e quattro le ragazze e affronta Kevin nella personificazione dalla “Bestia”, ma dopo un acceso scontro alla pari, vengono catturati dalle autorità locali. I due vengono mandati in un’istituzione mentale in cui Elijah Price, il nemico giurato di David, noto come “L’uomo di vetro”, è già detenuto da anni. La dottoressa Ellie Staple, il capo medico dell’istituto psichiatrico, lavora con pazienti convinti di avere abilità speciali. Staple rivela che le sono stati dati tre giorni per convincere David, Kevin ed Elijah che semplicemente credono di avere dei superpoteri. Ellie sa che la presunta debolezza di David è l’acqua e ha una macchina che costringe l’Orda a cambiare identità, disarmando efficacemente così la Bestia. Elijah è invece pesantemente sedato.
Joseph, la signora Price e Casey Cooke (unica rilasciata dalla Bestia) si recano tutti in momenti diversi per tentare di aiutare i loro protetti, ma falliscono. La dottoressa Staple mette i tre superumani in una stanza per una valutazione e insinua in David e nell’Orda dubbi sulle loro abilità, accusando David di avere la stessa abilità dei maghi addestrati e Dennis (un personaggio dell’Orda) di copiare degli scalatori, nel piegamento delle sbarre metalliche e di essere sopravvissuto ai colpi di fucile solo perchè le cartucce erano difettose.

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La valutazione attira Elijah, portandolo a fare la sua mossa. Egli irrompe nella stanza dell’Orda per prepararlo al risveglio della Bestia, rivelandogli di non essere mai stato sotto sedativi in quanto li aveva sostituiti con delle normali aspirine. Viene catturato e sottoposto ad un intervento chirurgico, che si rivela inutile in quanto già sabotato in precedenza. Mr. Glass sfugge così alla prigionia uccidendo un inserviente, libera la Bestia e la convince a combattere contro David sulla torre più alta della città, che sarà inaugurata quella sera stessa, affinchè tutto il mondo possa conoscere l’Orda…

Quello che non si può negare è che Glass ha un suo fascino, intrigante, amaro, profondo, diverso. La musica di West Dylan Thordson lavora molto sulle dolci note di Unbreakable e sui vetri rotti di Split, poi forza la mano sulla nuova melodia di questo capitolo conclusivo; compito arduo ma superato brillantemente anche da una pimpante gamma di colori a pastello la fotografia di Mike Gioulakis, che si cimenta nel trasformare il background di molte scene statiche in vignette reali. Bene Samuel L. Jackson, il suo personaggio può godere di un pezzo di palco in più rispetto al suo film precedente; benissimo McAvoy che si supera in alcuni momenti consegnando una delle sue migliori performance con cambi repentini di personalità del suo Kevin in pochi secondi; lo stesso non si può dire di Bruce Willis, davvero troppo opaco il suo David Dunn, spento rispetto ad Unbreakable e apparentemente svogliato; nullmeglio Sarah Paulson che però non si sa bene se ha litigato con il truccatore oppure se i primi piani voluti dal regista sono sbagliati. Il guaio è la sceneggiatura: se il film ha uno strepitoso inizio (con tanto di battaglia tra l’Orda e Dunn) e un potente finale (che non accontenterà tutti però), il problema risiede nella parte centrale che soffre maledettamente la lenta analisi del trio. Proprio in questa fase è incentrato il cuore del film: lo straordinario è solo un ordinario che gioca ad illudere? Il superumano è davvero super o crede solo di esserlo? Proprio in quell’ora (30+60+30…circa) la storia deve porre le domande, ma il personaggio della Dottoressa Staple non incide come dovrebbe, non fa il croupier ma sfida i suoi pazienti a chi recita meglio la parte. In questo passaggio Glass stona, proprio come la troppa flemma di David Dunn e la troppo corta battaglia finale che non riesce a risollevare un film che poteva dare ben di più…L’idea è che Glass aveva tutte le potenzialità per lasciare il segno, ma gioca male le sue carte (tanto per rimanere al tavolo) e scivola più di una volta.

★★★☆☆

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