La mano sulla culla (1992)

La mano sulla culla_0Quando sentiamo la frase “le persone possono essere molto più terrificanti di qualsiasi mostro” ci fermiamo a riflettere. Si è vero, non c’è Freddy che tenga. Nel 1992 il bravo e compianto Curtis Hanson (The river wild, L.A. Confidential, 8 mile) porta in scena una bella sceneggiatura scritta da Amanda Silver basata sulla follia crescente di una donna apparentemente normale. Il volto della figura minacciosa è quello della splendida Rebecca De Mornay che si scontra con la coraggiosa protagonista Annabella Sciorra e il film è La mano sulla culla. Ho sempre pensato che nei primi anni ’90 alcuni thriller avevano la stoffa di spaventare più di un horror, perchè dotati di un alto tasso di tensione, crudeli al punto giusto e mai esagerati – L’innocenza del diavolo (1993) o Inserzione pericolosa (1992) ne sono un perfetto esempio. Nel cast troviamo la meteora Matt McCoy, una giovane Julianne Moore, Ernie Hudson e la giovanissima Madeline Zima. A fronte di un budget complessivo di 11 milioni di dollari, il film di Hanson ha incassato ben 90 milioni.

Claire e Michael Bartel sono una coppia tranquilla e felice che vive in una bella casa nella classica periferia americana. Hanno una bambina di sette anni, Emma, e aspettano il loro secondogenito. Un giorno, a seguito del pensionamento del suo ginecologo di fiducia, Claire viene indirizzata per un controllo medico dal dottor Mott, uno specialista famoso per la sua professionalità. Durante la visita, però, la donna viene molestata, cosa che la sconvolge e che, essendo asmatica, le provoca una crisi respiratoria. Rientrata a casa, ne parla con Michael, il quale la invita a rivolgersi alla polizia. Sulle prime, Claire è titubante di fronte al consiglio del marito, ma poi finisce per accettare. Il caso viene così portato davanti alla Commissione Medica, suscitando scalpore e indignazione. Quando, a seguito del gesto di Claire, altre quattro donne escono allo scoperto con la medesima accusa nei confronti del medico, egli, la-mano-sulla-culla_3.jpgtravolto da uno scandalo sempre più crescente, si uccide, lasciando completamente sola sua moglie Peyton, pure lei in attesa di un figlio. Un giorno, durante un incontro con i suoi legali, Peyton apprende che tutti i beni ed averi che condivideva con il marito sono stati congelati dallo Stato, inclusa la loro casa. Gli avvocati le consigliano perciò di trovarsi una nuova sistemazione ma, poco dopo, la donna accusa un malore e cade rovinosamente a terra. Trasportata in ospedale, perde il bambino. Sottoposta poi ad un’isterectomia urgente, rimane sterile. Alcuni giorni dopo, mentre è ancora ricoverata, apprende da un telegiornale che la prima ad accusare suo marito è stata Claire Bartel…

La pellicola di Hanson è un film di ansia, ansia vera. Un pericolo tangibile che può capitare (facciamo gli scongiuri) ad ognuno di noi. La disperazione che porta il singolo individuo a cercare vendetta può sconvolgere l’esistenza di una qualsiasi famiglia e scatenare la furia omicida, in questo caso una donna che ha perso tutto. Il personaggio di Peyton – probabilmente la migliore performance di Rebecca De Mornay – ha perso il suo passato (il marito) e il suo futuro (il bambino e la conseguente sterilità): le resta un presente in cui può solamente distruggere la vita a chi ha dato il “la” per distruggere la sua. La mano sulla culla_1Il risultato è una specie di Mary Poppins (assai più bella della Andrews) assalita dalla voglia di vendetta e pronta a tutto. Lo scontro con la sofferente Claire è in un crescendo di dettagli, poco a poco la verità viene a galla fino al drammatico scontro finale. Difficile quindi per lo spettatore la scelta per chi patteggiare, se stare dalla parte della donna fisicamente debole e molestata che ha il pieno diritto di denunciare l’accaduto o stare con colei che indirettamente è vittima delle tragiche conseguenze legali nei confronti di suo marito. La sceneggiatura della Silver è quindi un punto di forza, così come le interpretazioni delle due protagoniste. Oltre alla malinconica fotografia di Robert Elswit, prestate orecchio alle succulente sonorità di Graeme Revell e James Horner. La mano sulla culla ha forse il difetto di apparire un pò come un parente del più famoso Attrazione fatale (1987) ma, conti alla mano, ha molta più carne (di coniglio) al fuoco.

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