Se qualcuno dovesse per caso tirare fuori il titolo The dream team, molti penseranno a quella formidabile formazione capitanata da sua maestà Michael Jordan alle olimpiadi di Barcellona del 1992, ma nel 1989 era il titolo di un film che vedeva protagonisti tre attori in forte ascesa: Michael Keaton, in attesa del suo storico Batman, Christopher Lloyd, nel bel mezzo della sua esperienza con la trilogia di Ritorno al futuro e reduce dal successo di Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988) e Lorraine Bracco, che a breve avrebbe ottenuto una giustificata candidatura agli Oscar per la sua interpretazione magistrale in Quei bravi ragazzi (1990). A loro si affiancano i caratteristi Peter Boyle, navigato attore comico capace di interpretare ruoli anche drammatici (Taxi driver, Frankenstein Junior, Il candidato), così come Stephen Furst, già apparso in Animal House e futuro regista e produttore.
Quattro pazzi in libertà, questo il titolo uscito in Italia, ha incassato 38 milioni di dollari a fronte di un budget di 15, rivelandosi quindi un buon successo per le tasche della Imagine entertainment.
Trenton, New Jersey. In una clinica per pazienti psichiatrici sono ricoverati Billy, scrittore bugiardo con episodi di violenza, Henry, padre di famiglia convinto di essere uno psicologo, Jack, ex-pubblicitario che ora si crede figlio di Dio, e Albert, praticamente muto e assente, la cui attenzione è attirata esclusivamente dal baseball. Lo psicologo che li segue, il dottor Weitzman, riesce a convincere suo superiore, Newald, a portare i ragazzi in gita a vedere una partita dei New York Yankees.
Arrivati a New York, i cinque effettuano una sosta poiché Albert deve andare in bagno. Accompagnato dal dottor Weitzman, i due entrano in un vicolo, dove il dottore assiste ad un omicidio da parte di due uomini, che lo colpiscono in testa e fuggono. Weizman viene portato via dall’ambulanza e Albert, che si era nascosto, torna nel suo gruppo, incapace però di raccontare cos’è accaduto. I quattro aspettano il dottore fino a sera. Billy si stufa e lascia gli altri, raggiungendo il ristorante in cui lavora Riley, la sua ex fidanzata. La donna ora vive con un altro uomo, e ricorda a Billy che è parte di un gruppo, e non dovrebbe abbandonarlo. L’uomo recupera gli amici, e quando Albert riesce a farsi capire, i quattro cercano Weizman tra i ricoverati in ospedale.
Trovato Weizman, quando entrano nella stanza dell’ospedale vedono quei due uomini che cercano di soffocarlo, ma riescono a fermarli. Scoprono allora che sono due poliziotti, gli agenti O’Malley e Gianelli, e l’uomo che hanno ucciso era un loro collega. I quattro vengono creduti colpevoli sia dell’assassinio, sia del tentato omicidio del dottore…
Sebbene la sceneggiatura di Jon Connolly e David Loucka possa apparire blanda e, in parte figlia adottiva di quel capolavoro di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) – dove Lloyd era nel cast, questo divertente film di Howard Zieff (il tale che ha traumatizzato una generazione intera con la comedy-drama Papà, ho trovato un amico) nasconde un’anima tragicomica e non se ne vergogna. Incredibile a dirsi, ma da questo fenomenale ed improbabile quartetto di attori nasce un’alchimia più unica che rara e, in certi momenti, si vive con loro anche la parte più triste della loro (dis)avventura. Inutile dire che non c’è un migliore in assoluto, perchè sarebbe offensivo sul lavoro svolto dal cast, ma Christopher Lloyd è semplicemente fenomenale. È un pò troppo messo da parte il ruolo della Bracco ma, in buona sostanza, va lasciato ampio respiro a questi scalmanati; un pò come accade per Aldo, Giovanni e Giacomo in Tre uomini e una gamba (1997) se si pensa al ruolo di Marina Massironi insomma.
L’intreccio thriller serve da volano alla messa in scena di gag e situazioni surreali dove, ogni tanto, è Peter Boyle a spiccare il volo con il suo Cristo.
Ovviamente, come succedeva spesso nella seconda metà degli anni ’80, Manhattan rappresenta un altro personaggio fondamentale: la città che non dorme mai è un elemento immancabile nelle disavventure made in USA di quel periodo così prolifico.
The dream team è una commedia a tinte thriller decisamente leggera e scanzonata che sa comportarsi in modo adulto pur presentandosi come un prodotto fruibile per tutta la famiglia.
★★★✬☆