The manchurian candidate (2004)

The manchurian candidatePresentato come film fuori concorso alla 61ª Mostra Internazionale cinematografica di Venezia, è un remake di un interessante thriller diretto dal maestro John Frankenheimer chiamato Va e uccidi del 1962. Qui alla regia troviamo invece Jonatham Demme, indimenticabile regista de Il silenzio degli innocenti (1991) e Philadelphia (1993). Con un cast eccellente capitanato da Denzel Washington, troviamo Meryl Streep, Liev Schreiber, John Voight, Vera Farmiga, Jeffrey Wright, Dean Stockwell e Miguel Ferrer. Grazie ad una rielaborazione in chiave moderna, la sceneggiatura di Daniel Pyne ha contribuito notevolmente alla decisione di Demme di lavoarci come regista. Nonostante abbia ricevuto critiche generalmente positive, il film non ha incassato quanto sperato: la spesa iniziale di 80 milioni di dollari è stata ricompensata da un successo globale per un totale di 100 milioni circa.

Il maggiore Bennett (“Ben”) Marco è un veterano di guerra che, dopo la sua esperienza nell’operazione militare denominata “Desert Storm”, continua a essere tormentato da allucinazioni e strani incubi, che scopre essere ricorrenti anche ad alcuni suoi ex commilitoni. Fra essi c’è anche il sergente Raymond Prentiss Shaw, figlio della potentissima senatrice Eleanor Shaw, che si è candidato per il ruolo di Vice Presidente degli Stati Uniti: la donna è una politica manipolatrice e oltremodo influente, legata da un rapporto morboso al figlio, al punto d’essere stata la causa principale della fine della sua relazione giovanile con Jocelyne, figlia del senatore Tom Jordan, suo acerrimo rivale in politica. Investigando su cos’è accaduto veramente The manchurian candidate_3in Kuwait a se stesso e al suo commando, Bennett Marco scopre di essere stato sottoposto a un elaborato lavaggio del cervello e a ripetuti esperimenti medici, compreso l’impianto di un microchip nascosto nel proprio corpo: questo è accaduto sia a lui, sia a Shaw, sia a tutti gli altri commilitoni, molti dei quali negli anni successivi si sono uccisi. Bennett Marco risale quindi alla Manchurian Global, onnipotente corporation con forti legami con la scena politica americana, e in particolare con la famiglia Shaw. Bennett Marco incontra una donna, Eugenie Rosie, che poi scopre essere un agente sotto copertura dell’FBI, già sulle tracce di ciò che si cela dietro la Manchurian Global. Marco tenta di rivelare come stanno le cose al senatore Tom Jordan, che crede solo parzialmente alle sue parole, ma ugualmente si confronta con la senatrice Shaw, che lo accusa di voler utilizzare le notizie per una campagna denigratoria nei confronti di suo figlio. A quel punto la senatrice “attiva” suo figlio, attraverso un comando vocale rendendolo un burattino nelle sue mani. Sotto gli ordini della madre, Raymond Shaw in “trance” uccide rimanendo freddo e impassibile il senatore e la figlia Jocelyne, donna che lui ha sempre amato. Quando Raymond Shaw si rende conto di ciò che è accaduto viene nuovamente manipolato dalla madre, affinché pensi che ciò che è accaduto era inevitabile e giusto. The manchurian candidate_2Senza più concorrenti, Raymond Shaw diventa il nuovo vicepresidente degli Stati Uniti. Intanto si rivela che il vero obiettivo della Manchurian Global e della senatrice non è la vicepresidenza ma la presidenza degli Stati Uniti: infatti, secondo i piani, la sera dell’elezione il nuovo presidente sarà ucciso, promuovendo contemporaneamente Presidente degli Stati Uniti d’America il Vicepresidente neoeletto Raymond Shaw. L’assassino designato sarà proprio Bennett Marco che, come Raymond Shaw, a causa degli esperimenti subiti in Kuwait può essere comandato come un robot: ad attivare Bennet Marco affinché diventi l’assassino del presidente degli Stati Uniti è proprio la senatrice Eleanor Shaw, ormai chiaramente collusa con la Manchurian Global per la scalata alla Casa Bianca…

È praticamente impossibile non considerare questo generoso remake un’interessante chiave di lettura di una fra le più inquietanti teorie riguardanti la cospirazione bellico-politica degli USA. Il romanzo di Condon, datato 1959 e che ha poi ispirato il film di Frankenheimer, sviluppava l’intrigante teoria del lavaggio del cervello di alcuni soldati nell’allora recente di Corea (1950-1953). La capacità di generare angoscia è un pregio che il film riesce a regalare grazie a dei momenti di violenza efferata con una regia distorta e con i colori acidi scelti da Fujimoto. Oscurità politica e le fitte trame di palazzo lasciano spiragli di risposta allo spettatore, il quale dovrà necessariamente unirsi al personaggio di Marco per andare sempre più in profondità. The manchurian candidate_4È una sceneggiatura forte, audace e complessa al punto giusto la vera arma di forza di questo bel thriller, magistralmente interpretato da un sempre sofferente Denzel Washington e dalla più brava di tutte le attrici viventi: il resto del cast, tra cui spiccano Liev Schreiber e Vera Farmiga, collabora impeccabilmente. Occhio alle musiche scelte da Rachel Portman, la colonna sonora si dimostra lodevole e piena di brio. Affascinante ed efficace, The Manchurian candidate gode di una potenza visiva notevole, caratterizzata da una tensione sempre più alta e dall’angoscia di non poter conoscere come stanno realmente i fatti: fino a che punto la teoria di Condon è esatta? Fino a che punto un governo può spingersi per pilotare delle elezioni presidenziali? Quanti scopi ha avuto realmente la guerra del Golfo?
Non è possibile non notare alcune similitudini con un altro piccolo grande psico-thriller, Allucinazione perversa (1990), sempre basato sulle sperimentazioni sui soldati in tempo di guerra.

★★★★☆

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