Daylight – Trappola nel tunnel (1996)

DaylightEra l’alba del nuovo filone di film catastrofici dopo titoli come Terremoto o la saga di Airport avevano entusiasmato il pubblico (ma non sempre a critica) negli anni ’70. Gli anni novanta sono stati in effetti, per diverse questioni, una rivisitazione di quel periodo (costumi, trucco, temi musicali). Grazie a film come Independence day e Twister, il 1996 è il primo anno di un remunerativo quinquennio che rispolvera il genere caro al pubblico e che, grazie alla computer grafica, si rinnova ed affascina ulteriormente. Fra questi non si può non citare Daylight di Rob Cohen – sì proprio quello che aprirà la fortunatissima saga di Fast and furious nel 2001 e che fino ad allora aveva diretto gli interessanti Dragon – La leggenda di Bruce Lee (1992) e Dragonheart (1995).
Alla produzione esecutiva del progetto c’era Raffaella De Laurentiis (figlia di Dino) mentre a metterci i soldi furono John Davis e Joseph M. Singer. Nel cast un dimagrito e in ottima forma Sylvester Stallone, spalleggiato da diversi buoni attori come Amy Brenneman, Viggo Mortensen, Stan Shaw, Dan Hedaya, Jay O. Sanders, Claire Bloom, Barry Newman, Danielle Harris e un piccolo ruolo per Sage Stallone, nuovamente insieme a papà Sly dopo Rocky V (1990). Con un ingente costo di 76 milioni di dollari, Daylight portò alle casse della Universal ben 164 milioni.

Tassista, ex dipendente dei Servizi Medici di Emergenza, Kit Latura entra in azione quando, dopo un’esplosione di gas tossici, dovuti ad un incidente stradale causato da un gruppo di teppisti, un gruppo composto da dodici superstiti rimane imprigionato nel tunnel sottomarino del fiume Hudson che collega Manhattan al New Jersey.
Daylight_5Mentre la parte sud del tunnel è ancora in fase di evacuazione, Kit trova al lavoro i suoi ex colleghi e li convince a mandarlo nel tunnel, convinto che poi troverà una via di fuga. Passando per i condotti di aerazione di una stazione idrica, dopo aver bloccato temporaneamente le ventole, arriva fin sotto il tunnel sotterraneo e riesce a contare una dozzina di persone. Inizialmente la situazione pareva essere in mano a Roy Nord che muore durante il crollo di alcuni condotti, insieme ad un carcerato. Kit però viene solo rimproverato dai superstiti che gli rinfacciano una sua precedente missione nel Bronx finita male.
Subito dopo il tunnel cede e l’acqua del fiume vi penetra, allagando lentamente la galleria. Qui Kit usa degli esplosivi, rallentando il corso dell’acqua dove però vi rimane gravemente ferito il poliziotto George Tyrell che si rassegna alle sue condizioni e si lascia abbandonare in cambio che Kit restituisca alla fidanzata il braccialetto che le doveva regalare.
Kit riesce successivamente a trovare un passaggio e decide di provare ad uscire attraverso la stanza dove si riposavano gli operai durante la costruzione del tunnel…

Cohen aveva a disposizione meno di due ore per raccontarci questa storia e riesce in modo quasi perfetto a presentarci una dozzina di personaggi senza contare quello di Latura, l’unico che avrà modo di spiegarsi durante tutta la disavventura. Daylight_2In fin dei conti i film catastrofici sono godibili più per i personaggi ai quali ci si affeziona che per gli effetti speciali che lo caratterizzano (lo era per Inferno di cristallo, lo è anche per questo). Comunque sia le esplosioni e tutto il restante circo di effetti ricreati dal trio Kit West, Scott Farrar e Grant McCune, sono davvero impressionanti (non fate i criticoni se lo state riguardando ora, Daylight è un film che ha ben 25 anni!) e oltre alla disponibilità economica che Hollywood offre al cinema di cazzeggio vanno elogiati gli studios di Cinecittà che hanno aiutato non poco Cohen e la sua troupe. Stallone, oltre ad una forma davvero invidiabile per un 50enne lascia Rambo a casa e si emoziona, non c’è nulla di violento in Latura ma traspare una piacevole fragilità che rende onore al corpo dei pompieri. Molto gradita l’interpretazione di Stan Shaw, caratterista sottovalutato troppo spesso, come lo è quella della coppia Colin Fox e Claire Bloom (gli anziani del gruppo), un pò meno la Brenneman, decisamente mediocre la prova di un ancora troppo sconosciuto Viggo Mortensen. Se non c’è nulla da segnalare per ciò che riguarda la troppo blanda fotografia di David Egby, vanno invece segnalati alcuni ottimi momenti Daylight_4musicali offerti da Randy Edelman (è un ottimo score) così come lo sono il montaggio di Peter Amundson e lo staff della scenografia (molte parti del tunnel sono ricostruzioni fedelissime).
A conti fatti Daylight è un film drammatico ricco di suspence degno di quegli storici titoli degli anni settanta, dove l’uomo si trova a sopravvivere di fronte ad una sciagura causata da se stesso e dove la collettività porta la salvezza (o quasi sempre): quindi anche se già vista come sottotrama, la questione del gruppo che inizialmente litiga e poi trova la famosa unione che fa la forza è parte integrante di questa avventura. Da menzionare la scena dei ventilatori per l’accesso al tunnel, adrenalinica e originale.

★★★✬☆

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